Lettera a Bono
IN DREAMS BEGIN RESPONSIBILITIES
Di Andrea Morandi *
Critico musicale e autore di U2 – The Name Of Love (Arcana)
LETTERA A BONO
Prima delle canzoni, prima della musica, prima degli U2, prima della voce, c’è l’uomo. Lettera aperta a Paul David Hewson
Caro Paul, perdonami se per questa volta evito di chiamarti Bono, ma nelle mie intenzioni vorrei scrivere all’uomo, prima che alla rockstar o all’icona che abbiamo imparato a amare in questi anni. Non c’è momento in cui ascolto la musica degli U2 senza che finisca per pensare e ripensare alla tua parabola umana, prima che a quella artistica, alle difficoltà che hai dovuto affrontare, al dolore, ai lutti e agli alibi che avresti potuto usare per fermarti da qualche parte a Dublino e, esattamente come voleva tuo padre, accontentarti di un impiego alla posta che ti garantisse sicurezza per il resto della vita. Non c’è momento in cui ascolti la tua voce che non ritorni, anche solo per un istante, a quel terribile giorno di settembre del 1974, quando avevi solo quattordici anni e hai visto tua madre cadere per non rialzarsi più. E poi seguirla fino all’ospedale, ascoltare i medici assieme a papà Bob e a tuo fratello Norman, sperare, pregare, inveire, ricordare e poi piangere, ancora una volta, quando ti hanno detto che non c’era più nulla da fare. Eri in ginocchio, ma sei risalito. Eri finito prima di cominciare, eppure ce l’hai fatta, anche se nell’amore non sapevi più sperare e quell’amore non sapevi più aspettare. Ma da lì sei tornato con un fuoco indimenticabile che ti ha portato fino alle nostre orecchie, ai nostri occhi e, soprattutto, ai nostri cuori. Non so se, come scrivi tu, ci sia davvero un ordine in tutto questo disordine, se Dio abbia davvero il telefono staccato o se sia momentaneamente distratto, ma so che tu e la musica che hai prodotto in questi anni ci avete insegnato molte cose, tra cui la pietà e l’empatia, l’ascolto del dolore di chi nemmeno conosciamo, l’attenzione verso gli altri, la capacità di sentire prima di conoscere, la potenza della musica che, come un fiume, sa trovare la via al mare. Ci hai insegnato a correre senza restare fermi, a continuare a cercare quello che non riusciamo a trovare, e anche che l’amore non va mai sottovalutato perché l’amore è una legge superiore. E quindi, se Jung scriveva che il sogno è il mito individuale e i miti sono sogni collettivi, allora tu sei il grande sogno che tutti noi condividiamo, ma non un sogno finto o inutilmente romanticizzato, ma un sogno ben piantato nelle radici della realtà, un sogno che ha dovuto calpestare terre di afflizione prima di riposarsi. Adesso devo lasciarti, porta un saluto ai tuoi quattro figli e chissà che un giorno non riuscirai a rivedere anche mamma Iris, sparita dentro quel maledetto giorno di settembre che, in fondo, non è mai passato. Vedrai, succederà prima o poi, perchè solo le montagne non si incontrano mai. Abbi cura di te, grazie di tutto.
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