Gli U2 e la voce dei fantasmi
Innocenza ed Esperienza mettono in scena la danza della vita e della morte. Noi essere umani siamo semplici attori e danzatori.
Penso che gli U2 abbiano sempre avuto un rapporto speciale con gli spettri, Bono in particolare.
Viste le sue vicende personali credo che sia stato inevitabile convivere con alcuni spettri.
Niente di paranormale si intende. Il fantasma è l’esemplificazione perfetta di una lotta interiore, di un conflitto irrisolto, di un pensiero disturbante.
Tutto inizia con la morte.
Non mi soffermerò troppo sui primi anni della band perché la lotta interiore dentro Bono è esplosa definitivamente solo qualche anno fa.
Ci arriveremo tra poco.
I Will Follow e A Day Without Me sono due esempi perfetti. Le figure sfocate di Iris Rankin e Ian Curtis aleggiano su Boy.
Passando per l’inquieta Tomorrow arriviamo agli anni ’90. Per questa analisi ciò che succede dal 1983 al 1988 non ci è utile anche se è proprio in questi anni che in Bono inizia a sorgere un nuovo conflitto.
Tra le canzoni rimaste fuori da The Joshua Tree c’è la sperimentale Beautiful Ghost/Introduction To Songs Of Experience.
Già il titolo basterebbe da solo, abbiamo le parole “fantasma” ed “Esperienza”.
Anche qui ci arriveremo dopo.
Questa canzone non è altro che l’introduzione ai “Canti dell’Esperienza” di William Blake, che sono il proseguimento, ed altra faccia, dei “Canti dell’Innocenza“.
L’Esperienza fa una breve comparsa qui, proprio come un fantasma, per poi perdersi di nuovo nel tempo.
Durante gli anni ’90 appariranno di nuovo i fantasmi ma saranno apparizioni fugaci.
In Achtung Baby troviamo Ultraviolet (Light My Way).
I pensieri di Bono vivono tutti in una casa, la sua testa.
Ed è infestata dai fantasmi.
Iris e Bob appaiono come flash durante questa canzone, che ancora oggi si dimostra così incredibile da adattarsi a qualsiasi interpretazione.
Iris non è più in vita da tanti anni ma Bob c’è ancora. Si può leggere un contrasto tra queste due figure, come se stessero a simboleggiare due parti vicine ma avverse.
In questa canzone c’è tanta nostalgia, ci sono rimpianti e rimorsi con il tono che è prevalentemente notturno.
Bono si sente stretto tra due forze in conflitto. Una più oscura e una più luminosa.
Anni dopo sarà tutto più chiaro.
In Zooropa appare invece la figura del cowboy errante, io lo definisco un cowboy cibernetico.
È l’eremita del ventunesimo secolo.
Nell’ultima traccia di questo album il cowboy ha la voce ed il viso di Johnny Cash ma la mente è quella di Bono.
Invertendo la prospettiva di questa canzone, chi ci dice che questo cowboy errante non sia solo uno spirito che si aggira in un mondo che ormai non riconosce più?
Torneremo anche su questo punto.
In Pop troviamo Iris che fa un’apparizione in Mofo.
Fino al 2004 regna una calma apparente ma ora anche Bob ha lasciato questo mondo e Bono gli dedica Sometimes You Can’t Make It On Your Own.
Poi di nuovo calma apparente fino agli anni successivi a No Line On The Horizon.
È qui che succede qualcosa.
Gli anni passano e Bono e gli U2 invecchiano. Aumenta la saggezza ma aumentano anche i pensieri e le paure, mentre i fantasmi tornano a manifestarsi potenti.
In molte interviste Bono appare inquieto chiedendosi se gli U2 siano ancora rilevanti o no.
Ma dentro di lui succede qualcosa che viene percepito da tutta la band.
Essersi guardati alle spalle per intuire il futuro ha innescato una reazione.
Finalmente tutti i fili si riallacciano.
Songs Of Innocence e Songs Of Experience sono essi stessi i fantasmi.
Innocenza ed Esperienza ingaggiano una lotta feroce nella testa di Bono.
È la lotta più antica del mondo: quella tra luci ed ombre.
Every Breaking Wave, Iris (Hold Me Close), Cedarwood Road, Love Is All We Have Left, Lights Of Home, The Little Things That Give You Away e 13 (There Is A Light) sono l’esemplificazione di questa lotta.
Iris che ogni volta viene chiamata dal figlio durante l’intro della canzone omonima. Lei risponde con mille voci cariche di eco mentre Bono cerca di sfiorarla con la mano mentre lei corre sullo schermo.
Ma è solo un fantasma e lui non può toccarla.
Iris è la luce e Bob è l’ombra. Iris è le certezze e Bob è dubbi. Lei è la vita, e lo deve essere perché è la madre di Bono, e lui è la morte. Iris è l’Innocenza e Bob è l’Esperienza.
Bono li immagina ballare di nuovo insieme mentre canta The Crystal Ballroom con i giovani U2 si esibiscono sul palco.
Ma l’immagine idilliaca finisce presto. Iris e Bob sono solo altri due fantasmi nella danza della morte.
“We’re the ghosts of love and we haunt this place
We’re the ghosts of love in every face”
Bono ha capito che è un processo inevitabile.
In Out Of Control aveva avuto questa intuizione.
“One day I’ll die
The choice will not be mine
Will it be too late?
You can’t fight fate.”
Era ancora però un pensiero acerbo e dettato dalla rabbia della perdita della madre, che letto oggi in questa chiave dialettica tra le due forze assume un valore enorme.
Con gli anni l’Esperienza uccide l’Innocenza, addirittura l’Esperienza sembra sostituire Dio.
Essa interviene con mano invisibile nelle vite di noi essere umani.
Essa in ultima istanza assume quasi in carattere nietzschiano, divenendo Eterno Ritorno di sé stessa.
Ed ecco che ricompare quel cowboy cibernetico, lo avevamo lasciato con The Wanderer, ricordate?
In realtà si era visto di nuovo nel 2010 in North Star dove Bono cantava di essere un cowboy dello spazio in cerca di amore e logica nell’universo.
Sette anni dopo il cowboy dello spazio ricompare all’inizio di Songs Of Experience, la voce robotica in Love Is All We Have Left è la sua.
È lui il Bardo di Blake, colui che vede passato, presente e futuro.
Ci annuncia la morte dell’Innocenza ma dice anche un’altra cosa importante che ha capito vagando durante questi anni.
Ci dice che l’amore – in tutte le sue sfumature – è l’unica cosa che è rimasta, non parla più di logica.
È paradossale che una cosa irrazionale come l’amore appaia ora l’unica cosa ragionevole in questo mondo governato dall’Esperienza.
“We come and go
But stolen days you don’t give back
Stolen days are just enough”
(California – There Is No End To Love)
“O Earth, O Earth, return
Arise from out the dewy grass
Night is worn
And the morn
Rises from the slumbrous mass”
(William Blake – Introduction To Songs Of Experience)
Foto in evidenza | © Patrick Brocklebank [1979, Trinity College]
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