40 anni di “Boy” degli U2: l’inizio del mito
Il 20 ottobre 2020 è un grande giorno per gli U2, e per tutti noi fan: Boy compie 40 anni. Pubblicato in Europa, Africa, e Australia il 20 ottobre 1980, il primo album della band irlandese venne invece rilasciato nel Nord America il 3 marzo 1981, con una copertina differente rispetto a quella del 1980, dove appariva il giovanissimo Peter Rowen, fratello di Guggi, amico d’infanzia di Bono.
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Prima di Boy la band irlandese aveva rilasciato l’EP Three, nel settembre 1979, e i singoli Another Day e 11 O’Clock Tick Tock, nei primi mesi del 1980, con due differenti produttori: Chas de Whalley i primi due, e Martin Hannett il terzo, Proprio lo storico produttore dei Joy Division era stato scelto dagli U2, freschi del contratto firmato con la Island Records nei primi mesi del 1980. Ma il suicidio di Ian Curtis causò un passo indietro da parte di Hannett, e la band irlandese scelse Steve Lillywhite, già noto produttore per l’epoca. Lylliwhite produsse gran parte degli album successivi della band di Dublino, fino al loro ultimo del 2017, Songs of Experience. La realtà stava già trasformandosi in mito, ma i quattro ragazzi di Dublino non potevano saperlo ancora.
Le registrazioni dell’album ebbero inizio nel luglio 1980, per poi terminare a settembre, e si tennero nei prestigiosi Windmill Lane Studios di Dublino. Mai scelta poteva rivelarsi profetica per la band irlandese, la prima tra gli artisti rock d’Irlanda a registrare in quei studi, che vennero poi scelti dagli U2 per registrare, in tutto o in parte, i successivi album, fino agli anni ’90. Da qualche anno quegli studi, e il famoso murales che li circondava, meta di pellegrinaggio di fan da tutto il mondo, non esistono più. Furono demoliti pochi anni fa, da molti anni prima la sede dei Windmill Lane fu spostata in una struttura più moderna e tecnologica, ma la leggenda di quegli studi resta viva ancora oggi. E il mito di Boy la contiene, eterna.
La pubblicazione di Boy fu preceduta dal singolo A Day Without Me, scritta da Bono in reazione al suicidio di Ian Curtis:
Pochi giorni dopo la pubblicazione di Boy la band irlandese pubblicò il singolo di I Will Follow. Qui il mito prende ancora più forma: Meiert Avis ne dirige il video, il primo degli U2, e il brano a tutt’oggi è in assoluto il più eseguito live dalla band irlandese, seguito poi da Pride (In The Name of Love). Bono nel brano parla di sua madre, Iris, morta 6 anni prima: la tematica di sua madre accompagnerà tutta la carriera e la discografia della band di Dublino.
Poco prima della pubblicazione di Boy, e del primo contratto con la Island Records, gli U2 fecero una serie di concerti in Inghilterra, nel 1979: la storia vuole che il viaggio, e parte delle spese, furono finanziate dai genitori dei quattro ragazzi di Dublino, desiderosi di trovare una nuova casa discografica dopo la CBS Records, per scritturarli per il primo album. Tale storia venne ricordata più volte da Bono durante gli show degli anni successivi, tra cui la memorabile serata allo Slane Castle del primo settembre 2001, durante Out of Control. Proprio la quinta traccia di Boy, scritta da Bono nel giorno del suo diciottesimo compleanno, è tra i brani più amati dai fan,e spesso riproposto dal vivo nei tour successivi. Il mito di Boy diventa ancora più forte con questo brano.
La sesta traccia di Boy, presente in Three come la precedente Out of Control (entrambe le versioni differenti da quelle dell’album), è Stories For Boys, brano che venne filmato per quella che fu una delle primissime apparizioni degli U2 in TV, e più precisamente al Late Late Show della RTE, il 5 gennaio 1980. La realtà stava trasformandosi in mito, nessuno poteva saperlo nè immaginarlo:
Altro brano contenuto in Boy che rafforza il mito del primo album degli U2 è The Electric Co., altro cavallo di battaglia dal vivo della band irlandese. Nel War Tour Bono eseguiva delle performance che contribuirono allo status degli U2 come band impegnata attivamente in politica, accompagnata dal messaggio di pace e di rifiuto di ogni guerra. Il leader della band irlandese, difatti, usava arrampicarsi sui tralicci del palco, per poi sventolare la bandiera bianca.
Gli altri brani contenuti in Boy non sono da meno nel contribuire alla creazione del mito del primo album degli U2. Twilight racconta, tra le righe, di abusi sessuali e di pedofilia, An Cat Dubh, secondo alcuni, sarebbe il ricordo di un presunto tradimento del giovane Bono alla sua allora compagna Alison Stewart, divenuta poi sua moglie nel 1982, e madre dei suoi quattro figli. Into The Heart è l’omaggio all’innocenza che vivevano i quattro ragazzi di Dublino all’epoca. Proprio la stessa innocenza che venne poi raccontata nell’album Songs of Innocence, del 2014. The Ocean è ispirata a Dorian Gray, Another Time Another Place racconta di lacrime, e sogni, tipicamente adolescenziali. L’album si conclude con Shadows And Tall Trees, uno tra i brani incisi per la prima volta dagli U2, nel 1978, a seguito delle registrazioni vinte nel Contest per la CBS Records di Limerick, proprio lo stesso giorno in cui decisero di abbandonare il nome The Hype, e chiamarsi U2.
Ci sono ancora dubbi di quanto mito contenga Boy?
Pop goes @U2 at 'exact moment' during Limerick contest in Stella Ballroom in 1978 https://t.co/RMnHS58rMV
— Limerick Leader (@Limerick_Leader) March 18, 2018
Nel 2008 viene pubblicata un’edizione rimasterizzata di Boy, contenente brani inediti, demo, e versioni delle canzoni presenti nell’album con mix differenti. Il 27 novembre, in occasione del Black Friday, verrà rilasciato un vinile bianco, in edizione limitata:
Gli U2 pubblicano “Boy” in edizione limitata per il Black Friday 2020
Concludiamo il nostro omaggio a Boy con una riflessione: la maggioranza dei fan attuali degli U2, come chi scrive, ha conosciuto la band irlandese alla fine degli anni ’80, o negli anni ’90, o negli anni ’00. Tutti abbiamo acquistato o ascoltato Boy, precedentemente o successivamente agli altri dischi degli U2, in un processo di scoperta, e conoscenza, della band irlandese. La forza di Boy è quella che, in qualunque età lo abbiamo ascoltato, per la prima volta e anche oggi, magari per festeggiare i suoi primi 40 anni, ci fa tornare adolescenti, o ragazzi, coetanei di quei quattro ragazzi di Dublino, chiusi nei Windmill Lane Studios. Loro non sapevano sarebbero diventati gli U2,o chissà se già lo sapevano, non ci è dato conoscerlo oggi. Avevano i loro sogni, i loro dubbi, i loro problemi adolescenziali, figli di quell’Irlanda violenta e rude degli anni ’70. Mentre Steve Lillywhite li dirigeva, erano in piena età dell’innocenza, pronti a diventare grandi. La forza di Boy, il suo mito che si trascina da quarant’anni è che, con un senso di magia quasi, riascoltandolo torniamo tutti noi adolescenti e sognatori. Siamo tutti lì fuori, ai Windmill Lane Studios, ad ascoltare quei quattro ragazzi mentre registrano Boy. Siamo tutti a Dublino, con la band che avrebbe accompagnato e reso migliore la nostra vita, fuori quegli studi che oggi non ci sono più. Ad ascoltare, occhi chiusi e sogni al vento, quei quattro ragazzi suonare, pronti a diventare leggenda. Tanti auguri Boy, mito vivente!
Foto in evidenza © U2
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