Una sorta di ritorno a casa: le due notti magiche degli U2 a Roma
“Eccoci qui di nuovo nella Città Eterna, in modo così strano ci sentiamo a casa.” (Bono introducendo A Sort of Homecoming domenica 16/7/2017)
Finalmente il Joshua Tree Tour 2017 degli U2 è arrivato in Italia, nella Capitale, lo scorso fine settimana.
Per due notti magiche la band irlandese ha incantato e ha fatto sognare lo Stadio Olimpico, dopo ben sette anni di assenza dalla città di Roma.
Si è già parlato a lungo delle tematiche di questo tour, che è un viaggio in cui gli U2 ci prendono per mano e ci raccontano quell’America, quell’idea di America, che li ha ispirati trent’anni fa.
Bono durante le due serate ha parlato molte volte di come alcune cose siano cambiate in questi trent’anni.
È cambiato il mondo, sono cambiate le persone, è cambiata la politica, sono cambiati gli U2… eppure The Joshua Tree è ancora tremendamente attuale, sia per le tematiche spirituali, sia per le tematiche politiche e sociali.
Introducendo In God’s Country e One Tree Hill il frontman è andato ancora più nello specifico: riguardo alla prima ha detto “Questa è una canzone che parla di come cambia il paesaggio, cambia il paesaggio dentro le persone, di come cambia il mondo.” e a proposito della seconda “Se c’è una cosa di cui ti rende consapevole la Città Eterna è il passare del tempo, del cambiamento delle cose, delle persone che non ci sono più. Le canzoni servono a ricordare anche queste persone.”
A livello emotivo questo tour non ha assolutamente nulla da invidiare al recente Innocence + Experience Tour.
Ai fan di vecchia data, che magari hanno assistito ai concerti del 1987, sono state restituite emozioni di un passato che sembrava non poter tornare mai più.
Lo schermo illuminato di rosso prima di Where The Streets Have No Name è l’immagine di un sogno ad occhi aperti, la violenza di Bullet The Blue Sky, l’atmosfera malinconica di Running To Stand Still, Red Hill Mining Town che finalmente dopo tre decenni trova una sua dimensione dal vivo, Exit che ritorna in setlist dopo tanti anni ancora così dark e brutale.
Tutto il set dedicato a The Joshua Tree è un’unica grande emozione divisa in 11 parti.
Come sempre poi, in una setlist della band irlandese, c’è spazio per le tematiche sociali, di attivismo politico e diritti umani.
In questa chiave la band ripropone una Miss Sarajevo tirata a lucido per l’occasione, e la bellezza della canzone risalta ancora di più in contrasto con le immagini di distruzione e desolazione che passano sullo schermo, e che sfumano poi nei bellissimi occhi di Omaima, la ragazza siriana protagonista del video.
In tal senso si parla già affettuosamente di “Miss Syria”.
Il leader degli U2 ha ringraziato più volte la Guardia Costiera italiana, per tutte le vite salvate, e l’Italia per il mantenimento delle promesse a proposito della questione dei migranti.
Dedicata poi alle donne “who resisted, insisted and persisted for their rights” in questo tour stiamo assistendo ad una Ultraviolet (Light My Way) emotivamente devastante e più bella che mai, accompagnata da One e dal discorso di Bono a proposito di ONE Campaign.
La parte più criticata di questo tour è proprio in questa parte della setlist dove troviamo Beautiful Day (con una nuova intro elettronica a mio parere molto bella), Elevation, con Larry protagonista di un simpatico siparietto, e Vertigo.
Sicuramente questa parte della scaletta poteva essere gestita diversamente, magari alternando qualche altra canzone. Contemporaneamente però bisogna dire che la band sta spingendo queste tre canzoni al massimo in questo tour, con alcune performance veramente ottime.
Tanti anche i momenti di commozione.
Ognuno di noi ha la “sua” canzone, quella che lo/la farà piangere sempre, ma vedere lo stesso Bono commosso fa un altro effetto.
Lui non ha mai avuto paura di mostrare i suoi sentimenti e le sue emozioni e lo dimostra ogni volta.
Alla fine di Mothers Of The Disappeared la band saluta il pubblico, prima della breve pausa che conduce lo spettacolo verso i cosiddetti “encores”, e il cantante, con gli occhi lucidi, ha ringraziato tutti i fan dicendo in italiano: “Grazie per averci dato questa vita. Grazie per esserci stati vicini. Le nostre canzoni sono diventate vostre.”
Questa frase riassume tutta la storia degli U2. Una storia di profonda umiltà e grande sentimento. Una storia di amore e amicizia.
“Siamo tutti una grande famiglia” ha detto ancora Bono.
David Bowie è stato omaggiato più volte durante il concerto con gli snippet di Rebel Rebel, Starman, Where Are We Now e sopratutto Heroes.
E qui arriviamo alle menzioni speciali e ai momenti più toccanti.
– L’entrata in scena della band con Larry che attacca Sunday Bloody Sunday alla batteria è adrenalina pura, seguita da una New Year’s Day energica e vitale come non si sentiva da anni.
– La prima sera Bad, che rappresenta da sempre lo spirito irrequieto e mai domo degli U2, ha emozionato e ha commosso.
Dedicata a tutti i “poeti morti e agli eroi” come ha detto il frontman. che poi ha cantato, come dicevamo prima, uno snippet di Heroes che strappa il cuore dal petto.
Basta sentire con quale trasporto canta Bono, e trattenere le lacrime diventa difficilissimo quando urla (senza perdere una nota) “I, I remember / Standing, by the wall / And the guns, shot above our heads.”
– Lo schermo illuminato di rosso prima di Where The Streets Have No Name riesce far provare vecchie emozioni anche a chi non ha vissuto i concerti del 1987.
Il discorso comunque vale per tutto il set di canzoni dedicato a The Joshua Tree.
– Ultraviolet (Light My Way) rappresenta sicuramente uno dei momenti più belli di questi concerti, con una Mysterious Ways apparsa poche volte fino ad ora ma che sembra splendere di una nuova luce.
– The Little Things That Give You Away migliora sempre di più, e posizionata come ultima canzone di questi concerti apre la strada, simbolicamente, al futuro della band verso il prossimo album (quel Songs Of Experience promesso dagli stessi U2 al lancio di Songs Of Innocence).
– A Sort Of Homecoming, bellissima e inaspettata, è stata la vera sorpresa di queste due notti romane. Una canzone che va a coronare quel grande amore che lega la band irlandese ai fansì italiani.
Una sorta di ritorno a casa. È stato proprio così.
Con un po’ di nostalgia, inevitabile in un tour del genere, la band inizia a guardare verso il futuro, e verso Songs Of Experience.
Al momento l’ultima data del Joshua Tree Tour 2017 è fissata per il 22 ottobre a San Paolo in Brasile.
Sulla scia del successo che stanno riscuotendo questi show, la band potrebbe pensare in futuro di omaggiare un altro capolavoro, visto che il 2021 andrà a segnare trent’anni dall’uscita di Achtung Baby.
“Grazie per averci dato questa vita. Grazie per esserci stati vicini. Le nostre canzoni sono diventate vostre.” ha detto Bono.
Questo è tutto quello che conta alla fine perché la grandezza di questa band, al di là del puro gusto personale, è sotto gli occhi di tutti.
Dopo quarant’anni di carriera gli U2 riescono ancora ad emozionare milioni di fan (di tutte le età) in tutto il mondo, ma è ancora l’umiltà di questa band l’elemento che risalta, insieme all’amore sincero e al rispetto che i quattro irlandesi nutrono per chi li ama.
“When I go there
I go there with you
It’s all I can do.”
Foto in evidenza | via U2
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