Bono: “Nove cose che abbiamo imparato sugli U2 dopo Invisible”
articolo di RollingStoneMagazine del 4 febbraio 2014
Di Jason Newman
Anche se il disco degli U2 non è ancora finito – un attimo e ci arriviamo – l’anticipazione benefica Invisible è stata la scusa per far parlare di Bono dell’album e del presente stato d’animo della formazione durante un’intervista telefonica con Zane Lowe alla BBC Radio 1 ieri notte. Ne è seguita una franca chiacchierata sul passato, presente e futuro del gruppo, ed ecco quello che abbiamo appreso:
1 Un album degli U2 non è finito… Finché non è finito
“Finché non finisce online o alla radio non è una cosa vera”, ha affermato Bono. “Nel caso degli U2 un album non è una cosa vera finché non è nei negozi. È difficile far arrivare al traguardo noi quattro ragazzi. Ma sono felicissimo di Invisible e sono felicisimmo che ci siano ancora persone lì fuori interessate a quanto abbiamo da dire. Siamo a circa due milioni e mezzo di download del brano e siamo arrivati al primo milione solo in un’ora, domenica. Non si può mai dire, insomma. Per tutti i cantanti, vale la regola che la miglior sicurezza è essere insicuri. È per quello che siamo dei buffoni che camminano in maniera strana. Ti chiedi di continuo “Chissà se alla gente interesso?”. Ma penso che la nostra band abbia qualcosa di valore, e che il pubblico sappia che non ci limitiamo a pubblicare album e basta. Penso sappiano che ci riflettiamo molto”.
2 Non c’è un titolo definitivo, ma qualche bruttissimo titolo provvisorio
Quando Lowe ha domandato quale sia stato il più stupido dei titoli di lavorazioni utilizzati nel corso delle registrazioni, Bono ha detto “Insecurity. Qualcuno aveva disegnato la figura di qualcuno durante una sommossa, qualcuno con un mullet in testa e una giacca sulla cui schiena invece di “Security” c’era scritto “Insecurity”. Era il titolo provvisorio ma non lo è più”.
3 Nel disco ci sarà sia punk che elettronica
Abbiamo ascoltato tanta musica straordinaria alla fine degli anni Settanta, e abbiamo iniziato a pensare a quel periodo e alle cose che hanno fatto di noi quelli che eravamo all’ora. Siamo tornati a pensare al motivo per il quale abbiamo voluto mettere su una band. Per me è stato come l’aprirsi di una valvola, la diga è venuta giù, per così dire. Quando noi abbiamo iniziato c’era il punk rock e la musica elettronica. Ascoltavamo i Ramones e i Kraftwerk e puoi sentire entrambe le cose su Invisible.
4 Per cantare Invisible Bono ha cercato il suo sé più giovane e in difficoltà
Mentre in alto potete vedere una spiegazione sulla nascita di Invisible, Bono ha spiegato alla BBC che “Mi sono messo a scrivere di quando ho lasciato casa mia, con solo la rabbia a farmi da carburante, e quello che sentivo quando sono arrivato a Londra, quando dormivo in stazione o quando vedevo intorno a me l’esplosione del punk rock”. E continua: “C’erano persone realmente vivide, straordinarie, mentre io mi sentivo profondamente non-straordinario. Mi sentivo invisibile e dentro urlavo per essere visto, avevo la mia band ed è lei la tua vita. Nella canzone c’è quell’idea, quell’abbandonare la tua casa”.
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