Congetture e Confutazioni su POP
IN DREAMS BEGIN RESPONSIBILITIES
Di Andrea Morandi *
Critico musicale e autore di U2 – The Name Of Love (Arcana)
CONGETTURE E CONFUTAZIONI SU POP
Oltre War e The Joshua Tree, oltre Achtung Baby e The Unforgettable Fire. Come e perché rivalutare Pop
Amare dischi come Achtung Baby e The Joshua Tree è piuttosto facile. Stessa cosa si può dire di Rattle and Hum o War, perfino di The Unforgettable Fire. Amare Pop no, amare Pop è un’ammissione di fede, una dichiarazione d’intenti fatta a prescindere. E questo non perché Pop sia un brutto disco (non lo è affatto) o perché sia elettronica kitsch (come direbbe qualche illuminato), ma più semplicemente perché per capirlo ci si deve disfare di tutto, bisogna abbandonare punti di riferimento e teorie di presunta conoscenza e ascoltare con orecchie, cuore e cervello. Contemporaneamente. Come nel caso delle più riuscite e complesse opere d’arte, Pop non può essere giudicato solo partendo dalla musica, nemmeno unicamente dai testi. Va preso e analizzato per quello che è: un magma sonoro potente e senza forma definita e definitiva che arriva addosso all’ascoltatore in maniera talmente urgente da farlo ritrarre. Pop è la negazione degli U2, Pop è un calcio in faccia alla prevedibilità, Pop è un azzardo totale, un’alzata di spalle, un atto di coraggio, Pop è un dito medio alzato in fronte a tutto e tutti, tanto incosciente e folle quanto geniale: immaginate di arrivare a trentasei anni e di essere nella band più famosa del mondo. Immaginate di aver venduto cinquanta milioni di dischi e di avere in banca venti milioni di dollari. Immaginate il potere, la ricchezza, i fan e le recensioni a cinque stelle. Chiunque di voi vorrebbe probabilmente che durasse per sempre, a costo di risuonare sempre la stessa canzone, One, quella che ha fatto inginocchiare il mondo davanti a voi. Bono, e qui sta la grandezza dell’uomo prima che dell’artista, non solo con Pop ha scelto di non fare questo, ma ha scientemente deciso di voltare le spalle a tutti, fan compresi, e puntare su un cavallo che non poteva essere vincente. E lui lo sapeva bene. Come scriveva il grande filosofo viennese Karl Popper, tutti gli uomini sono filosofi, perché in un modo o nell’altro assumono un atteggiamento nei confronti della vita e della morte. Per questo Pop è la summa filosofica di Bono, per questo è analisi pura: Pop è un incontro di pugilato, un match senza esclusione di colpi, una confessione senza assoluzione, una seduta psicanalitica senza ritorno, un lutto mai rielaborato, la colonna sonora di un dolore talmente forte da mandarti sempre e comunque al tappeto, anche se sali sul palco con i guantoni e lo sguardo feroce. Perché? Perché non puoi prendere a pugni un dolore, nemmeno se sei Cassius Clay. Ma alla fine dell’incontro però, quando ancora sei sul ring con il labbro tumefatto e il fantasma di tua madre fisso in testa, hai fatto capire a tutti quanti una cosa: che gli U2 non sono un suono. Gli U2 sono un’idea.
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Tags: Andrea Morandi, Pop