Repubblica.it: Lo Zoo di Berlino
Nel 1990 gli U2 arrivano a Berlino, scrivono metà dell’album Achtung Baby, rischiano di separarsi, inventano One, tornano a Dublino, finiscono l’album e fanno la pace. Andando a ritroso e in ordine sparso. Lou Reed arriva a Berlino travolto da un fiume di eroina, riesce a stare a galla e scriveCaroline Says, anticipando Christiane F. Iggy Pop segue il consiglio del suo produttore David Bowie, dà una chance a Berlino e compone il suo debutto, The Idiot, tributo al mondo di utopia che crolla e che sarà l’ultima cosa che ascolterà Ian Curtis. David Bowie stesso sbarca a Berlino come l’alieno che è perché qualcosa lo guida laggiù. Tra il ’77 e il ’79 concepisce la Trilogia berlinese e la incide negli Hansa Studios, dove sono già passati o passeranno anche tutti gli altri.
Tutti a inseguire gli stessi fantasmi o a cacciare gli stessi demoni o, per dirla con Wim Wenders, a sperare di incontrare gli stessi angeli a seconda se si sia portati a guardare il cielo sopra Alexanderplatz o a viaggiare sotto terra sulla U-Bahn. L’elenco iniziale è il filo rosso che tiene insiemeBerlino Zoo Station di Massimo Palma. E’ la guida più difficile mai concepita sulla città più difficile della storia. Fatta più per impressioni che per indicazioni e più per scorribande che seguendo un tracciato. Hegel che stringe in pugno ubriaco la lettera della sorella Christiane (un’altra) che gli annuncia la morte del padre, Isherwood che non riesce ad andarsene, Grosz e la clique di intellettuali di un cabaret che sarà ben presto travolto insieme a Weimar e porterà orrore, Ss, bombe e poi un muro che isolerà più i cittadini dell’Ovest che quelli a est. La chimica che sostituisce l’oppio e la house che spazza via il rock o quello che è rimasto. I binari e le biciclette lungo la Sprea, la Raf e Libeskind, “tutto ciò che è reale è razionale”, “Ich bin ein Berliner”. Benvenuti allo Zoo di Berlino.
Twitter: daolivero
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