Gli ultimi gentiluomini
Non so come la pensiate voi, ma tutte le volte che guardo un video degli U2, ascolto una loro canzone o vado ad un loro concerto, non vedo solo quattro rockstar affermate ed arricchite, ma uomini “speciali”, che hanno fatto della loro musica il mezzo per comunicare messaggi di pace, di fratellanza, di collaborazione tra popoli, tipici di chi ha la mente rivolta agli interessi del mondo, non solo ai propri. Certo, la fama permette loro di concedersi qualsiasi cosa, da un capriccio personale all’ultima frontiera in campo informatico o all’acquisto di un mega attico nella città più glamour del mondo; ma la cosa affascinante, e che mi dà da pensare, è che gli U2 hanno sempre preso una posizione sui principali temi del pianeta, anche quando il loro pensiero non arrivava lontano perchè non erano così famosi come oggi e quando suonavano in piccoli locali senza sapere che nel giro di un decennio o poco più sarebbero arrivati a riempire interi stadi e a far muovere decine di migliaia di fan in giro per l’Europa. Sono gli eterni gentiluomini; quelli che lottano sempre per la causa giusta, per la libertà di parola e di espressione; quelli che da quando hanno conosciuto l’Africa e visto le persone morire di AIDS non hanno mai smesso di raccogliere fondi per guarire dal male del secolo; da una malattia che si trasmette attraverso ciò che dovrebbe essere un puro atto d’amore, ma spesso e soprattutto in Africa non lo è mai stato. Li guardo mentre suonano e vedo passione, forza e sentimento e mi ripeto che sono davvero bravi dietro quelle facce di ragazzi un pò cresciuti, nelle loro magliette personalizzate o dietro agli occhiali da sole a dirmi che l’amore è la legge suprema e che certi valori vanno curati di continuo perchè alimentano i nostri sogni e le nostre speranze. Non so se al loro posto, una volta raggiunto il successo, avrei continuato a sostenere certe cause, o avrei dato spazio al mio egoismo pensando esclusivamente a fare i miei interessi. Molto probabilmente no; avrei cercato di seguire la mia natura usando i mezzi dati dalla fama per aiutare chi non aveva avuto la mia stessa fortuna. Un pò come hanno fatto Bono, Edge, Larry ed Adam ed è anche per questo che li ammiro; non solo per la bravura ed il genio musicale indiscutibile, ma per tutte le cause che ancora oggi sostengono, con lo stesso impegno del primo giorno e che continueranno a sostenere fino a quando avranno fiato in gola e sangue nelle vene. Penso a Marthin Luther King, ad Aung San Suu Kyi e a tutti gli uomini e le donne per cui gli U2 hanno scritto una canzone e poi ce l’ hanno fatta cantare a squarciagola negli stadi, con un accendino in mano o la luce del telefonino in segno di partecipazione alla causa. Penso alla mia voce rauca alla fine di ogni concerto, alle orecchie ovattate, quasi stordite dai suoni che il giorno dopo sarebbero diventati momenti da raccontare ed esperienze da portare nel cuore. Se non ci fossero stati gli U2, forse ora starei a scrivere di un’altra band, altrettanto virtuosa, ma sono sicura che mai nessun’altra avrebbe rappresentato un modello da perseguire per gli ideali, per la bellezza e la profondità dei messaggi con cui riescono ad arrivare a tutti indipendentemente da ogni genere di diversità. Penso a loro ed ancora una volta mi ripeto che gli U2 sono una fede, una famiglia, una passione, ma, più concretamente sono quattro gentiluomini irlandesi d’altri tempi.