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U2 The Joshua Tree Tour 2019

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Looking For U2

Inserito da on dicembre 2 – 09:00 2 Commenti | 564 visite

Mi sono chiesta tante volte perchè il genere umano sia alla continua ricerca di un mito, un ideale in cui credere e da perseguire per tutta una vita; qualcosa o qualcuno in cui identificarsi per sentirsi migliori o per affidare i propri sentimenti a chi è più abile nell’esprimerli.

Immagino che molti, come me, siano andati alla ricerca degli U2, una volta che questi quattro “comuni” uomini d’Irlanda sono entrati nelle loro case, tra le loro cose ed hanno conquistato i loro cuori a suon di musica. Lo stesso Bono, in più occasioni, ha paragonato i nostri due popoli, italiano ed irlandese, per le gesta eroiche, per l’essersi battuti nei secoli per la propria patria e contro un nemico che portava solo distruzione e morte. Chissà quanti, come me, hanno intrapreso un viaggio verso l’Irlanda alla ricerca dei luoghi da cui provengono quei quattro musicisti, che quasi per caso si sono ritrovati a rispondere da adolescenti ad uno stesso annuncio sulla bacheca della scuola senza neanche poter minimamente immaginare il futuro che da lì a poco si sarebbe delineato e senza sapere quanti milioni di fan li avrebbero seguiti in capo al mondo pur di sentirli e vederli dal vivo, a caccia di un’emozione che nella vita di tutti i giorni è difficile provare. E così, quasi d’incanto, ci si trova tra le vie di Belfast davanti ai murales di Shankell Road, testimonianza di chi crede fortemente nei valori dell’unità popolare, nel folklore, nella propria lingua e tradizione. Poi si va a Dublino, tra sogno e realtà, alla ricerca degli studi di registrazione perchè ci si aspetta di incontrare Bono, Edge o Adam che passano da quelle parti per strappare loro un autografo, o, se si è davvero fortunati, per fare una foto da incorniciare a mo’ di poster o salvare tra gli archivi del pc sotto la voce “gli U2&me” a caratteri cubitali perchè così rimane più impresso e non lo si dimentica per il resto della vita. Ho camminato tra le strade della città nei giorni caldi di luglio immaginando che un certo Paul Hewson fosse lì, a girare come me tra negozi e locali, ed ho respirato quell’aria che sa di musica celtica, di antiche credenze, dove ancora si possono trovare tracce delle storie raccontate in canzoni che conosco a memoria e che ho fatto mie rapportandole alla mia realtà, alla mia storia, come se le parole di Bono avessero un senso universale e versatile a seconda dello stato d’animo di quel momento e del ricordo che fa affiorare. Sento ancora nelle orecchie quei suoni e quella voce così suadente di un giovane che canta “Running to Stand Still” per non dimenticare un quartiere disagiato della sua città e le sue torri, dove giorno dopo giorno il dramma della droga cambiava le sorti di ragazzi come lui, solo un pò meno fortunati. E di “rimbalzo” io penso ai primi anni ottanta in Italia, nella mia città, nel mio stesso quartiere, quando, ancora bambina, sentivo parlare di eroina senza sapere bene di cosa si trattasse, di ragazzi che si bucavano e di siringhe ritrovate in terra vicino alle auto di cui si conosceva il proprietario, ma nessuno osava farne il nome. Realtà comuni un pò ovunque, segno di una società che stava cambiando ma che, indipendentemente dalle origini o dalla localizzazione geografica si muoveva nella stessa direzione. E certe canzoni ne erano testimoni; merito di alcuni cantanti e di alcune band con una sensibilità superiore alla media, capaci di cogliere un dramma o un evento felice e di trasformarlo in pura poesia, con parole che nessuno sarebbe in grado di usare con uguale efficacia.

Ecco perchè girando per le vie di Dublino ho avuto la sensazione di esserci già stata, merito di trent’anni di musica fatta con passione a descrivere esperienze di vita e storie di un paese simili al nostro e non molto diverse dalle nostre stesse vicende personali. E’ come se gli U2 fossero stati con noi, nella nostra città, nel nostro quartiere a condividere gli stessi momenti di difficoltà o di gioia.

 

 

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