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Songs of Innocence – considerazioni sul tredicesimo album degli U2

Inserito da on ottobre 18 – 08:00 Un commento | 482 visite

10420138_10152793777274036_784769853863880094_nFinalmente il tredicesimo album degli U2 è materialmente tra le mani di tutti (o quasi) i fans. Quella che sta per concludersi è stata una settimana ricca di emozioni, in primo luogo per chi è stato a Milano domenica scorsa ed ha coronato il sogno di vedere Bono ed Edge, tra fotografie, autografi e battute scherzose. Sapevo che erano persone “speciali” e le tante testimonianze di domenica lo hanno confermato. Mi sono emozionata per chi era lì, nel vedere le loro foto online e nel leggere i commenti..un po’ li ho invidiati, ma ho provato anche tutta la gioia che hanno trasmesso attraverso i loro volti ed i meravigliosi sorrisi.

Gli U2 sono davvero fantastici, cosa che mi inorgoglisce come fan, perché ho scelto ed amato proprio loro, non un’altra band famosa. La versione acustica di Every Breaking Wave mi ha commossa in un modo che solo la voce di Bono riesce a fare così bene..al cuore arrivano le emozioni di un uomo che ha vissuto intensamente la sua vita e non ha timore di raccontarla. Oltre ad essere un artista, lui come Edge, sono prima di tutto persone con un passato, un’adolescenza segnata da eventi tragici ed altri ricchi di gioia, come è accaduto ed accade anche a noi, che non siamo famosi, ma che ci sentiamo per certi versi simili a loro.

Gli anni ’70 ed ’80 ritornano prepotenti in questo album, attraverso i ricordi degli U2 ragazzi, tra la violenza di attacchi terroristici e la morte di Iris, la madre di Bono. Tra le strade di Dublino accadevano fatti non molto diversi da quelli che si verificavano in altre parti del mondo..fatti che hanno segnato le vite di chi di noi era bambino o adolescente negli anni ’80, tra violenti attentati, tra incidenti domestici e le morti per eroina. Gli U2 nascevano in Irlanda, dalla voglia di quattro studenti di fare musica, esprimendo i sogni e le ambizioni comuni alla generazione della stessa epoca. Sentire parlare Bono del suo passato mi ha riportato alla mente momenti vissuti da bambina, quando iniziava a sentirsi il peso e l’effetto disastroso dell’eroina; delle strade o nei parchi in cui si andava a giocare. Si conosceva poco, all’epoca, degli effetti devastanti che avrebbe provocato e di come le vite delle persone coinvolte non sarebbero mai più state le stesse. In fondo siamo il risultato delle nostre esperienze, delle scelte consapevolmente prese da noi e di quelle su cui abbiamo avuto meno potere decisionale. La memoria è una sorta di cassaforte, grande o piccola che sia, tiene dentro tutto, anche le cose messe in un angolo. Siamo noi che prendiamo i ricordi in esse contenute e ne decidiamo la sorte, se  e quando riportarle in vita, o lasciarle per sempre chiuse lì, perché il passato certamente non ritorna. Però i ricordi possono essere condivisi e trasformati in musica e parole; così come hanno fatto gli U2 con Son gs of Innocence. Gli adolescenti di allora hanno avuto il coraggio e la presunzione di voler diventare delle star e ci sono riusciti. Ora sono padri e star affermate, le cui radici sono rimaste nei luoghi in cui sono nati, nelle case e per le strade in sono cresciuti dando vita ad un sogno.

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