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LaStampa.it: “Nel mio liceo sono nati gli U2 ma io ero il leader dell’altro gruppo”

Inserito da on settembre 14 – 16:29 0 Commenti | 153 visite

Riportato un’interessante articolo de LaStampa.it di Piero Negri in cui parla lo scrittore Neil McCormick che dichiara: «Essere un perdente è il mio grande successo. Ma averli sempre seguiti è uno dei privilegi della mia vita». A voi l’articolo!

PIERO NEGRI
«Tutto sembra possibile quando sei un teenager – dice Neil McCormick – ma che il gruppo del tuo liceo diventi la rock band più amata al mondo è un po’ difficile da immaginare anche per l’adolescente più sognatore». Anche per uno come lui, che progettava di tenere il primo concerto sulla Luna: «E invece una sorta di beffa cosmica ha voluto che io fallissi in ogni avventura musicale, mentre i miei compagni di scuola, un passo alla volta, diventavano gli U2. La beffa continua: ora io sono per tutti “quello che conosceva gli U2 prima che diventassero famosi”, ora essere un perdente è il mio grande successo».

Ora Neil McCormick fa il critico musicale per il quotidiano conservatore britannico «Daily Telegraph». Si è deciso a raccontare il rock dopo aver provato con una certa insistenza a farlo in prima persona. È nato a Dublino nel 1961, un anno dopo Bono, il leader degli U2, e come Bono (e Edge, e Adam Clayton e Larry Mullen, cioè tutti gli altri U2) ha frequentato il liceo Mount Temple, una scuola che, riflette oggi, «favoriva l’individualismo e l’espressione di sé» e che dunque «ti faceva pensare che era ok essere un sognatore: senza quella follia, i Beatles non sarebbero mai esistiti. E noi in fondo volevamo essere i nuovi Beatles».

Neil ha fondato i Frankie Corpse & The Undertakers (1978) – e poi i Modulators (1978-79), gli Yeah!Yeah! (1980-83) e i Shook Up! (1984-89) -, proprio mentre, due classi più in là, quattro ragazzini, irlandesi come lui, sognatori come lui, passavano in pochi mesi dai Feedback, a The Hype e infine a U2 (il nome è rimasto lo stesso da più di trent’anni). Lui era – ed è ancora – ateo, nichilista, esistenzialista, i suoi amici erano – e sono ancora – credenti e pericolosamente (almeno, così dice lui) inclini al misticismo. «Le nostre discussioni, anche aspre – ricorda – erano quelle che si facevano un po’ ovunque in quel tempo in Irlanda. Dio c’è o non c’è? Chi decide il nostro destino? Cosa c’è dopo la morte? Ora capisco che la loro natura di credenti spiega in una certa misura il loro successo, ma credo che comunque sia stato importante porsi quelle domande: solo gli stupidi non se le fanno. Le mie risposte e quelle di Bono andavano in direzione opposta, tutto lì».

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Fonte | LaStampa.it

Segnalazione: Franco

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