Un aquilone che danza in un uragano
“A volte tratteniamo a volte lasciamo andare” ha detto Bono introducendo Bad a Roma la notte del 15 luglio 2017. Era l’estate di tre anni fa.
Parto da Bad perché la tematica del “lasciar andare” inizia proprio in questa canzone ci porta dritti a Kite e altri due ricordi di altre due estati diverse.
Da qualche parte verso Killiney in Irlanda, durante l’estate del 1999 o forse del 2000, Bono osservava un aquilone schiantarsi a terra e nella sua testa nasceva l’idea che avrebbe portato al nucleo originario di Kite, idea ricondotta alla fragilità della vita e di suo padre Bob Hewson prossimo alla morte e al futuro dei suoi giovani figli.
Venti anni dopo è l’estate del 2020 e siamo nel mezzo di una pandemia che non sappiamo quando finirà.
Pensavo già che vivere una vita su questo pianeta fosse un evento tanto straordinario e sorprendente quanto tremendamente doloroso e noioso. Questo evento ha cambiato e cambierà le nostre vite per sempre e il mondo adesso mi appare anche molto più strano di come era prima.
Un giorno dell’estate appena trascorsa stavo osservando un bambino che giocava in spiaggia col suo aquilone appena comprato.
Lo strumento volteggiava fiero nel cielo azzurro di luglio, proprio come fanno le promesse che si scambiano gli amanti d’estate. Dopo poco tempo l’aquilone si è schiantato a terra e ho iniziato a chiedermi di chi fosse la colpa e mi sono detto che la cosa più importante, se l’errore è stato di chi stava governando l’aquilone, sia capire quando è il momento giusto di trattenere e quando è il momento giusto per lasciar andare… e mi sono accorto di non avere la risposta.
Me ne sono accorto perché di colpo mi è parso abbastanza chiaro che al posto di quel bambino con quell’aquilone, a turno, ci siamo tutti durante le nostre vite. Quando è il momento di trattenere e quando è il momento di lasciar andare? Veniamo a questo mondo che non abbiamo idea di cosa sia una parola o un’idea e non credo che ne andremo conoscendo la risposta alla mia domanda. L’esperienza aiuta ma non garantisce efficienza.
Un aquilone che danza in un uragano la trovo una bella metafora della condizione umana.
“Chi può dire dove ti porterà il vento?
Chi può dire cosa sarà a spezzarti
Non so da che parte soffierà il vento
Chi può dire quando è giunta l’ora?
Non ti voglio vedere piangere
Perché so che questo non è un addio” canta Bono.
Mi trovo a chiedermi se devo trattenere o lasciar andare, me lo chiedo sempre in qualsiasi ambito della vita.
Per fortuna non parlo di morte ma del suo contrario. Parlo di vita che esplode.
Le persone sagge direbbero che si inizia realmente a vivere quando si inizia a lasciar andare, perché la vita farà comunque il suo corso. Ho dovuto già farlo nella mia vita ma il problema è che forse, per svariati motivi, non ci sono più abituato.O forse sono assuefatto. La sensazione è molto simile.
È difficile accettare che non ci siano risposte per un tipo risoluto come me o che l’unica risposta sia quella di vivere e basta.
Quindi continuerò ad osservare il cielo e a cercare le correnti che mi sembrano migliori prendendomi cura del filo che mi lega al mio aquilone.
Articolo a cura di Jacopo D’Ipolito
Foto in evidenza © Anton Corbijn
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