Bono e Guggi: un’amicizia fondata sull’arte, il punk rock, e Gesù
Derek Rowen, in arte Guggi, nelle scorse settimane, in occasione della sua mostra “My Cup Overflows” all’Arcane Space di Venice, in California (galleria d’arte gestita, tra gli altri, da Morleigh Steinberg, attuale moglie di The Edge), ha rilasciato un’interessante intervista a Cathleen Falsani per Religion News Service, sulla sua fraterna e duratura amicizia con Bono, leader degli U2.
Bono and Guggi: A friendship based on art, punk rock and Jesus
Vi proponiamo la nostra traduzione integrale
Alla fine degli anni’60, durante i Troubles che sconvolsero l’Irlanda, l’adolescente Paul Hewson conobbe Derek Rowen, ragazzo che abitava a pochi metri dalla sua abitazione, nel quartiere operaio di Finglas, nella zona nord di Dublino.
La famiglia Hewson viveva al n°10 di Cedarwood Road; i Rowen, tutti e dodici i componenti, al n°5. Più di cinquant’anni dopo, sebbene con due ben noti soprannomi in più, Hewson conosciuto come Bono degli U2, e Rowen, come l’artista contemporaneo Guggi, sono ancora grandissimi amici.
Da adolescenti, erano legati da un amore in comune per il punk rock, per Gesù, e da comportamenti turbolenti. Da adulti, hanno saputo convogliare i loro tumulti personali, spirituali e culturali, della loro gioventù, nelle arti. Per Bono, si è trasformato nella musica; per Guggi, nell’arte astratta.
“Io e Bono non eravamo come gli altri ragazzini della strada, e ne eravamo consapevoli; io ero considerato una persona strana, un freak,” afferma Guggi, che ha compiuto 60 anni a maggio, ed è più grande di Bono di 362 giorni. “Non sapevamo cosa dire quando ci chiedevano chi erano i nostri calciatori preferiti, perchè non li conoscevamo proprio. Potevamo essere picchiati solo perchè tifavamo la squadra sbagliata, o proprio perchè non supportavamo nessuno.”
Una cosa che avevano in comune era sviluppare la loro fede nel Cristianesimo.
I genitori di Bono rappresentavano una sorta di “matrimonio misto” dell’epoca, essendo suo padre Bob cattolico, e sua madre Iris protestante. Bono e suo fratello maggiore Norman frequentarono la Church of Ireland (l’iterazione irlandese dell’Episcopal Church).
Guggi crebbe nella predominante Repubblica Cattolica d’Irlanda, nato da una famiglia religiosa molto devota alla Christian Brethren Church (la cugina irlandese dell’americana Plymouth Brethren). E’ il secondo di dieci fratelli, sette maschi e tre femmine.
Guggi frequentò una chiesa Battista a Dublino:
“Era un caso che fosse una chiesa Battista, non sono interessato ai nomi di per sè; volevo solo il messaggio nella sua essenza come scritto nei Vangeli,” afferma.
Suo padre, Robbie, che compie 86 anni questo mese, era e rimane una sorta di fanatico.
Bono una volta mi disse che “Il capofamiglia dei Rowen sembrava uscito da un romanzo di Flannery O’Connor: era quasi come se il Profeta Geremia vivesse nella nostra strada.” “Mi ricordo sempre il colore del suo linguaggio di quando predicava a noi, e la convinzione delle parole che usava,” rivelò in un’intervista nel 2005.
Guggi descrive la sua educazione spirituale come “stretta, Puritana”, e afferma che suo padre educò la sua famiglia con il pugno di ferro. E aveva una fede genuina che ha accompagnato la sua generosità per tutta la vita.
“Bono è arrivato alla fede tramite suo padre. E io tramite il mio,” sostiene Guggi.
L’eccentrico capofamiglia Rowen è stato un virtuoso commesso, prima per le batterie elettriche Eveready e successivamente per le biciclette Raleigh e Peugeot, con una fede passionale, spesso prepotente. Gli piaceva anche collezionare motociclette, barche, qualsiasi cosa con le ruote, e, una volta, un gregge di pecore.
La madre di Bono, Iris, morì quando lui aveva quattordici anni. Dopo la sua morte, Bono trascorse molto tempo a casa dei Rowen, sentendosi uno di famiglia insieme ai dieci fratelli.
Guggi convinse Bono a partecipare a un ritiro sulla Bibbia, quando erano adolescenti:
“Mio padre voleva mandarci all’YMCA dove avevano qualcosa tipo “il dipartimento ragazzi”, frequentato solo da ragazzi, e non da ragazze, che si radunavano ogni anno,” afferma Guggi.
“Lo chiamavano campeggio, ma si trattava più di dormire in sacchi a pelo sul pavimento della sala giochi; abbiamo dormito nelle tende forse un paio di volte, ma era per lo più in aule scolastiche, o delle chiese, quel genere di cose, e sì io e Bono ci andavamo ogni estate,” prosegue Guggi.
Come il suo amico Bono, anche Guggi ha provato a fare musica. Da ragazzo, ha fondato una band, i Virgin Prunes, con Gavin Friday (altro amico di adolescenza di Bono), Dik Evans (fratello di The Edge), ed altri. La band, che si sciolse nel 1990 ma che mantiene tuttora un certo seguito in Europa, conteneva elementi di gotico, arte teatrale, e travestimenti durante i concerti.
Nel 1984 Guggi lasciò i Virgin Prunes, per dedicarsi a tempo pieno all’arte. Fu proprio in quel periodo, al funerale della nonna, che udì un messaggio che gli fece comprendere al meglio la sua figura di artista:
“Ho iniziato a disegnare e a dipingere fin da quando ero bambino, e quasi mi sentivo in colpa: cosa sto aggiungendo io a tutto questo? Cosa porto alla società di nuovo?”, ricorda Guggi. “Ma poi il prete al funerale di mia nonna disse: – se noi siamo creati a immagine di Dio, in qualche modo dobbiamo somigliare a lui. E se Dio è il creatore, in qualche modo dobbiamo essere creativi anche noi – Le sue parole toccarono le mie corde: l’arte non è una cosa da fare con sufficienza, è una cosa speciale. Mi sento incredibilmente privilegiato a saper dipingere, a disegnare, ed a fare sculture.”
Ora Guggi è uno degli artisti moderni più famosi d’Irlanda, conosciuto per rappresentare ciotole vuote, brocche, cucchiai, e altri oggetti quotidiani, nelle sue opere, sia ad olio, tecnica mista, e scultura.
Questi lavori includono una gigantesca ciotola di settemila tonnellate in bronzo, alta quindici piedi, intitolata “Calix Meus Inebrians“, che si erge tra le viti nel vigneto di Chateau La Coste a Aix-en-Provence, in Francia.
Un’altra opera in bronzo di quarantacinque chili, alta quasi due piedi, dal nome “Poculum ex Vinea” è contenuta nella nuova mostra di Guggi, insieme a una serie di dipinti su carta marrone, dal titolo “Broken“. Lo storico d’arte e poeta Kevin Grovier ha descritto i lavori in questo modo: “Recuperando la bellezza dall’angoscia, la passione dalla frammentazione, Guggi crea oggetti da un’altra dimensione.”
A Guggi non piace molto analizzare il suo lavoro:
“Non è un mezzo verbale,” ha affermato, aggiungendo: “gli artisti dovrebbero essere come i bambini Vittoriani: visti e non ascoltati”. Ma, ammette, esiste una connessione spirituale tra il focalizzarsi sui vasi, e trovare il sacro nell’ordinario: “Sono semplicemente un canale, proviene da me e sono disposto a servire in tal senso,” ha detto Guggi.
Ha iniziato facendo ritratti, inspirato dalle foto che aveva fatto a una particolare predicatrice di strada, una donna che faceva parte di una setta fondamentalista cattolica:
“Poteva avere un guanto da bambino in una mano, e dei libri o altro nell’altra mano, e lo avrebbe agitato; era piuttosto fuori di testa, ma aveva un gran viso.”
Ha realizzato innumerevoli ritratti ispirati dal viso della donna, fino a quando non ha capito che non stava disegnando le curve della sua faccia, ma una ciotola:
“Questo è quello che mi ha portato verso oggetti semplici, comuni, di tutti i giorni, che ci passiamo davanti ma che non notiamo, che non ci accorgiamo che sono funzionali. Ho iniziato a dipingere questi oggetti, e non mi sono più fermato,” ricorda Guggi.
Durante le registrazioni di The Joshua Tree, a fine 1985, Bono convocò Guggi e Gavin al pub dove usavano incontrarsi, noto come il The Gravediggers, chiedendo loro un favore:
“Disse: – ascoltatemi, voglio dipingere. Stiamo mettendo su quest’album, stiamo lavorando a questo disco, ma ho bisogno di evadere da tutto questo! – “, racconta Guggi. “Bono ha sempre amato dipingere, da quando eravamo adolescenti, e ragazzi.”
Bono si riservò una stanza in questa grande casa dove la band stava lavorando a The Joshua Tree, e chiese a Guggi di riempirla con materiali artistici, cosa che Guggi fece.
Al trio, composto da Bono, Guggi, e Gavin, si unì Charlie Whisker, che successivamente collaborò a dei video per gli U2 e Bob Dylan, tra gli altri; i quattro usavano riunirsi i mercoledì sera per creare arte. Un anno dopo la pubblicazione dell’album, gli amici tennero una mostra del loro lavoro, intitolata “Four Artists, Many Wednesdays“, in una galleria d’arte a Dublino.
La mostra incluse anche delle fotografie scattate da Bono durante il suo primo viaggio in Africa, in Etiopia, nel 1985.
Come accade per molti amici di lunga data, durante la loro vita si sono quasi modellati a vicenda. Ad esempio, entrambi sono padri, Bono ha quattro figli, Guggi ne ha cinque (tutti maschi), e due di loro hanno il nome Elijah. Il figlio maschio più grande di Bono si chiama Elijah Bob Patricius Guggi Q Hewson.
Quando i due amici parlano, a volte sembra che le parole di uno siano dell’altro.
“Sono un credente, al 100%”, sottolinea con convinzione Guggi quando si ritorna a parlare di fede, “non sono un vero e proprio modello, ma o ne sei dentro o ne sei fuori.”
Bono, i cui versi sono ricchi di immagini e termini spirituali e biblici, e che negli ultimi anni si è aperto molto sulla sua fede cristiana, ha notoriamente affermato: “Io non sono ciò che si direbbe una buona pubblicità per Dio.”
Nell’album forse più autobiografico degli U2 ad oggi, ossia Songs of Innocence del 2014, Bono ha dedicato a Guggi la canzone Cedarwood Road. Che contiene, tra gli altri, questi versi:
“I was running down the road / The fear was all i knew / I was looking for a soul that’s real / Then i ran into you… / Symbols clashing, bibles smashing / Paint the world you need to see.”
“Stavo correndo giù per la strada / La paura era tutto quello che conoscevo / Stavo cercando un’anima che fosse reale / E poi mi sono imbattutto in te… / Simboli si scontrano, bibbie si sfasciano / Dipingi il mondo che vuoi vedere.”
La mostra di Guggi, “My Cup Overflows“, si tiene fino alla fine di agosto, per appuntamento, all’Arcane Space.
Articolo originale Bono and Guggi: A friendship based on art, punk rock, and Jesus, di Cathleen Falsani per Religion News Service
Foto in evidenza © U2
Video © U2gigs
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