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Bono: l’Europa è un’idea che ha bisogno di diventare un sentimento

Inserito da on agosto 29 – 08:50 | 504 visite

Bono, in questi giorni a Berlino dove gli U2 si esibiranno venerdi 31 agosto, e sabato primo settembre, per le prime date della leg europea dell’eXPERIENCE + iNNOCENCE Tour, ha scritto un articolo per il Frankfurter Allgemeine, pubblicato il 27 agosto, sulle tematiche attuali riguardanti l’Europa, la questione migranti, e le politiche nazionaliste di alcuni Stati europei, annunciando che nei prossimi concerti a Berlino la band porterà sul palco le bandiere blu simbolo dell’Unione Europea.

Bono, sia con gli U2 che come cofondatore di ONE, ha da diversi anni a cuore la questione europea, e quella dei migranti, a tal punto che sia nell’iNNOCENCE + eXPERIENCE Tour del 2015, che nel The Joshua Tree Tour 2017, una parte dello show, e della setlist, è stata orientata verso le predette tematiche.
Ecco la nostra traduzione integrale dell’articolo scritto da Bono e pubblicato dal Frankfurter Allgemeine:
L’Europa è un’idea che ha bisogno di diventare un sentimento
La parola patriottismo ci è stata rubata dai nazionalisti e dagli estremisti. I veri patrioti ricercano l’unità al di là dell’omonegenità. Possiamo mettere i nostri cuori dentro questa lotta?
Ho sempre pensato che un gruppo rock, per considerarsi tale, deve essere un po trasgressivo, come quando si spinge oltre i limiti del cosiddetto buon gusto, quando fa parlare di sè, quando sorprende. Bene, gli U2 inizieranno il tour questa settimana da Berlino, e noi abbiamo appena pensato di fare una provocazione: durante il concerto sventoleremo una grande, luminosa, bandiera blu dell’Unione Europea.
Potrei pensare che perfino per un pubblico rock, sventolare la bandiera dell’Unione Europea potrebbe essere un riferimento “kitsch” all’Eurovision Song Contest, ma per molti di noi è diventato un atto radicale. L’Europa, che per molto tempo è stata calma quasi da farci sbadigliare, oggi rappresenta un tavolo che urla guerra. L’Europa è il teatro di forze potenti, passionali e contrastanti, che configureranno il nostro futuro. E dico nostro futuro perchè non possiamo rinnegare che siamo tutti sulla stessa barca, in mari agitati sia da condizioni climatiche estreme, che da politiche di estremismi.
Essere europei  è durissimo in questo periodo

Non è facile essere europei in questo periodo. Anche se non c’è stato posto migliore dove nascere, se non in Europa, negli ultimi 50 anni. Nonostante dobbiamo continuare a lavorare ancora più duramente per distribuire i benefici della prosperità, gli Europei sono più educati ed istruiti, più al riparo dagli abusi delle multinazionali, e conducono una vita in generale migliore, più lunga, felice, con meno problemi di malattie, piu prospera rispetto alle popolazioni di altri continenti. Si gli Europei sono più felici. E sanno di esserlo, misurano queste cose.

L‘Irlanda è un Paese con un legame veramente speciale con l’Europa, e l’idea di Europa. Forse perchè l’Irlanda è un piccolo scoglio in un grande mare, desideroso di essere parte di un qualcosa più grande di noi. Forse è perchè siamo abituati a sentirci più vicini all’Europa, rispetto a quanto siamo stati abituati ad esserlo per qualcuno della popolazione sulla nostra isola.

Da quando facciamo parte dell’Europa siamo diventati una versione migliore, con più fiducia, rispetto al passato. Ci sentiamo più fieri tra amici. Inoltre, più il nord e il sud d’Irlanda si sono avvicinate all’Europa, più vicini siamo diventati noi stessi. La vicinanza ha superato i confini, e abbattuto le barriere.

Per qualche motivazione storica, noi non prendiamo la sovranità alla leggera. Se la definizione di sovranità è il potere di un Paese di governarsi autonomamente, l’Irlanda ha realizzato che collaborando con altre nazioni ci ha dato piu forza rispetto a quella che potevamo ottenere da soli, e una più protezione più grande contro le avversità.

Come europeo mi sento orgoglioso ripensando a quando la Germania ha accolto gli impauriti rifugiati Siriani (mi sentirei ancora più orgoglioso se altri Paesi avessero seguito l’esempio); mi sento orgoglioso della battaglia dell’Europa per combattere l’estrema povertà e i cambiamenti climatici; e si, mi sento estremamente orgoglioso del Good Friday Agreement, e come tanti Paesi hanno seguito l’esempio dell’Irlanda sulle problematiche dei confini, risvegliati dalla Brexit. Mi sento un privilegiato ad aver vissuto il più lungo periodo di pace e prosperità che si sia mai avuto nel continente europeo.

Ma tutti questi risultati raggiunti oggi sono minacciati, perchè si sta discutendo il rispetto della diversità, concetto che è stato fondamento dell’intero sistema europeo. Come il mio connazionale John Hume ha affermato” Tutto il conflitto è sul concetto della diversità, sia che sia differenza di razza, religione o nazionalità. Gli idealisti europei hanno stabilito che la diversità non è una minaccia. La diversità è l’essenza dell’umanità” e dovrebbe essere rispettata, celebrata, perfino coltivata.

Il gioco a somma zero è stato un patto suicida

Stiamo assistendo ad un’incredibile calo di fede in quell’idea. Alimentati dalle disparità della globalizzazione, e dal fallimento nella gestione della crisi dei migranti, i nazionalisti affermano che la diversità è un pericolo. Cercano sicurezze nell’ugliaglianza; cacciano via la diversità. La loro idea del futuro a me sembra ricalchi quella del passato: politiche di identità, di torti, di violenza. Il nazionalismo è una discriminante per le pari opportunità.

La generazione che ha subito le guerre mondiali ha pagato in termini di morte quel modo di pensare. Hanno intrapreso un percorso al di là delle macerie, oltre i muri e i fili spinati, per ritrarre la cortina di ferro disegnata sul cavalletto di Stalin, e hanno respinto l’idea che le diversità ci rappresentano per intero.

Hanno compreso che il concetto della somma zero era un patto suicida.

Io amo le nostre diversità: i nostri dialetti, le nostre tradizione, le nostre peculiarità, “l’essenza dell’umanità” come diceva Hume. E ritengo che possano lasciare spazio a quello che Churchill chiamava “il patriottismo allargato”: culti plurali, identità stratificate, per essere allo stesso tempo irlandese ed europeo, tedesco e europeo, non o/o. La parola patriottismo ci è stata portata via dai nazionalisti e dagli estremisti che rivendicano uniformità. Ma i veri patrioti cercano l’unità al di là dell’omogeneità. Riaffermare questo concetto è, per me, il vero progetto dell’Europa.

Possiamo mettere i nostri cuori dentro questa lotta? Ci potrebbe non essere del romanticismo all’interno di un “progetto” o sensualità nella burocrazia, ma come il grande Simone Veil ha affermato “l’Europa è il progetto nobile del 21esimo secolo”. I suoi valori e le sue aspirazioni la rendono molto più che solamente una geografia. Vanno dritti all’essenza di chi siamo come esseri umani, e di chi vogliamo essere. Quell’idea di Europa merita canzoni scritte al riguardo, e grandi bandiere blu luminose da sventolare.

Per prevalere in questi tempi difficili l’Europa è un’idea che ha bisogno di diventare un sentimento.

Fonte | Frankfurter Allgemeine

Foto in evidenza | © U2start

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