Su RollingStone Bono parla del Joshua Tree Tour 2017, di Trump, di SOE… ed altro ancora!
Bono poco prima dei concerti di Los Angeles ha rilasciato un’interessante intervista telefonica a Andy Greene di Rolling Stone.
Spaziando su vari temi possiamo riassumerne i punti più importanti in questo articolo.
Prima che gli U2 lanciassero il loro nuovo tour di The Joshua Tree 2017 al BC Place Stadium di Vancouver il 12 maggio, onestamente nessuno poteva essere sicuro che il concetto potesse funzionare. Il risultato di uno spettacolo costruito intorno ad un album uscito negli ultimi anni dell’amministrazione di Ronald Reagan da una band che ha trascorso tutta la sua carriera a rifiutarsi di fare soldi sul proprio passato non era così certo. Bono al riguardo dice
“Non sapevamo come tirar fuori un tour che onorasse The Joshua Tree senza essere nostalgici. È un ossimoro”
ed aggiunge di essere felice delle recensioni dei concerti ad oggi, perchè sono tutte entusiaste del fatto che gli U2 stiano suonando l’album come se fosse stato pubblicato da poco e di come la gente stia parlando della sua rilevanza ancora attuale.
Il frontman ha parlato delle sue iniziali difficoltà tecniche con i monitor auricolari a cui teneva difficilmente il passo. Quando dal concerto di Seattle è riuscito a risolvere questi problemi e godersi allo stesso tempo lo spettacolo, per il resto della band è stato semplicemente fantastico e lui stesso si è detto davvero contento della risposta corale della folla che semplicemente ascolta quello che suonano senza distrarsi.
Per combattere la nostalgia la band sta usando l’aspetto high-tech (high-def 8) usando immagini tridimensionali.
Bono dice :
“Non posso credere che l’albero di Joshua non sia lì. Puoi toccarlo. Volevamo usare alta tecnologia. Poi abbiamo ad commissionato Anton [Corbijn] di farlo. La band entra nella tecnologia stessa in “Bullet the Blue Sky”, e questo è molto emozionante.”
Lo spettacolo del The Joshua Tree Tour 2017 si può dividere in 3 ‘atti’ secondo il cantante irlandese: un primo atto riguardo le “canzoni che hanno portato a The Joshua Tree“; un secondo atto, parte centrale dello show, con The Joshua Tree eseguito con tutti i suoi brani in successione; un terzo atto in cui ci si chiede come sarà il futuro.
Per Bono il futuro si chiama “Donna” e questo terzo atto dello show è appunto un’Ode alle donne!
Ci ricorda che lo spirito femminista è fondamentale in momenti in cui l’egemonia maschile sta causando il caos. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, persone come John Lennon, Bob Dylan, Joni Mitchell, Marvin Gaye avevano uno spirito femminista. Gli anni ’60 avevano uno spirito femminista nato dalle macerie della seconda guerra mondiale.
I grandi salti di coscienza hanno uno spirito femminista. Oggi la sua One Campaign conduce la campagna “Poverty is Sexist” che viene gestita principalmente da donne.
Da qui sono partite le domande della band:
“Come sarebbe conoscere donne che non sono benvenute in America? Come sono le donne che il Presidente Trump non vuole in America?”
Bono si è convinto di volere “fare incontrare al pubblico” una immigrata che vuole “allontanarsi dalla riva”. Ha quindi commissionato all’artista francese J.R. di trovare una ragazza così!
J.R. ha trovato una ragazza a Zaatari, un campo profughi in Giordania, visitato dallo stesso cantante con figlia e moglie un anno fa.
Trova lo spirito incredibile di Omaima che parla di America come di un paesaggio. Chiude gli occhi e J.R. le chiede in un altro segmento del documentario che non viene trasmesso sugli schermi del concerto: “Cosa vedi quando pensi all’America?” Lei risponde “Oh, è un paese civilizzato e sono una buona gente”. Bono commenta ciò dicendo:
“Tutto questo è straziante. Abbiamo messo qualche cosa nello spettacolo ma solo per un “calcio nelle palle”, uno scossone vellutato. A volte, quando stiamo suonando, devo allontanarmi dallo schermo. Non posso cantare quando guardiamo il filmato. È molto toccante. È così dignitosa e così autorevole quella ragazza. C’è qualcosa da futuro leader in lei.”
La stessa ragazza che sogna di arrivare in un’America civilizzata si scontrerebbe con l’attuale situazione politica attuale, con un Presidente che vuole chiudere le frontiere e alzare muri.
Al presidente Trump è dedicata Exit e su questa canzone fa la sua comparsa il nuovo alterego di Bono, Shadow Man.
Bono confessa di avere avuto molti danni nel corso degli anni suonando quella canzone e di essere stato molto contento di non averla suonata per molti anni. Aveva rotto una spalla, era entrato in luoghi molto bui quando la eseguiva sul palco. Preferiva non tornare in quella canzone, ma ha trovato un modo per uscirne incolume. Bono è voluto tornare a leggere i libri che lo avevano ispirato a quel tempo per capire la sua nascita. L’influenza reale venne molto probabilmente da Flannery O’Connor e dalle sue letture ha creato ora questo personaggio chiamato “l’Uomo delle Ombre” a cui sta facendo interpretare la canzone. Bono dice di usare alcune frasi dal libro di O’Connor intitolato “Wise Blood” e di fare anche “Eeny, meeny, miny, moe”, la filastrocca totalmente razzista con cui la sua generazione è cresciuta in Europa.
Il pezzo estratto da Wise Blood è:
“Where you come from is gone, where you thought you were going is never there.
Where you are is no good unless you can get away from it.”
(“Da dove sei venuto sei tornato, dove hai pensato di stare andando non è mai lì.
Dove sei, non è un bene se non puoi scappare da esso”.)
(Leggi altro su Exit qui U2 Breathe “il ritorno di Exit tra cinema d’autore e Donald Trump”).
Continuando a parlare della situazione attuale con il governo Trump, Bono arriva a parlare anche di Bullet The Blue Sky e di come i fan si aspettassero da lui un discorso simile a quello fatto allo spettacolo Dreamforce dello scorso anno.
Bono pensa che parlando di pace sia il modo migliore per riportare il discorso all’opposizione verso il nuovo presidente americano. Crede che sia molto importante che le persone che hanno votato per Donald Trump si sentano i benvenuti nel nuovo spettacolo degli U2. Bono crede che abbiano sbagliato ma capisce e non respinge i motivi per cui abbiano votato per lui.
Lo stesso ragionamento per parlare della Brexit, secondo lui la gente è come se stia autoinfliggendosi delle pene.
Bono ha cominciato a pensare che ci sia stata la perdita dell’innocenza di queste persone. Si è attivisti da quando si è nati ed il mondo stava migliorando ogni giorno. C’erano ragioni per essere ottimisti. Il muro Berlino caduto, Mandela liberato, la One Campaign sta risolvendo molti problemi di milioni di persone in Africa. Il mondo si muoveva nella giusta direzione ora e lo spirito umano si stava evolvendo. Ma ora si scopre che non è vero. Ci sono carte bianche in giro per la Casa Bianca con tagli del 47% per quanto riguarda gli aiuti ai programmi che tengono in vita i bambini e per quanto riguarda le vaccinazioni.
Bono nel mezzo dello spettacolo è come se volesse dire :
“Ok, stavamo sognando, forse è il momento di svegliarsi!”.
Secondo lui è arrivato il momento di rendere il mondo un posto migliore, sarà un duro compito ma con la sua ingegnosità l’uomo può farcela.
Tra gli altri argomenti Bono ha affermato che sta ricominciando a suonare la chitarra grazie all’incoraggiamento di Dallas Schoo, di come abbia riiniziato a suonarla a casa ma anche di come non sia poi così necessaria all’interno della band.
Per quanto riguarda Songs of Experience, Bono dice chiaramente che desidera suonare nuove canzoni in questo tour
“L’unico modo per fare questo tour era suonare una nuova canzone. I tempi erano giusti per fare questo tour. Era l’album giusto e lo abbiamo fatto, ma alla fine non potevo andare avanti senza suonare una nuova canzone. Volevo iniziare a suonare più canzoni nuove, è quello che voglio”.
Aggiunge poi di sperare di riuscire a pubblicare Songs of Experience entro la fine dell’anno, quindi prima del 2018. La band dispone di 15 canzoni pronte ma vuole inserirne solo 12 nell’album, per non rendere l’ascolto troppo lungo; l’elenco dei brani effettivi non è ancora stato impostato, ma ci sono alcune canzoni corrette più volte. Little Things That Give You Away è una di queste.
Parla di Steve Lillywhite e di come sia stato fondamentale per risuonare le canzoni che andranno a comporre Soe negli scorsi mesi.
Secondo Bono Songs Of Innocence pur avendo brani molto speciali non suonava molto innocente come ci si aspetterebbe leggendo il titolo e non volendo commettere lo stesso ‘errore’ per il nuovo album sono andati in studio e hanno riprodotto l’interamente affidandosi a Lillywhite…
“il miglior ragazzo che abbia mai registrato la band mentre suona live in studio”.
Inoltre aggiunge che il nuovo prossimo tour che sarà a supporto di SOE avrà le stesse basi dell’Innocence and Experience Tour del 2015 con molte cose invertite ed alcune nuove idee per quanto riguarda la sceneggiatura, ma sostanzialmente avrà lo stesso concept.
Alla domanda del giornalista se ci sia qualche possibilità di un tour celebrativo per Achtung Baby nel 2021 il nostro Bono risponde ridendo di non averci ancora pensato ma che se qualcuno 5 anni fa gli avesse fatto la stessa domanda su The Joshua Tree gli si sarebbe messo a ridere in faccia. E aggiunge “Quello per Achtung Baby potremmo ribattezzarlo Zoo.com”.
Fonte | Rolling Stone
(Bono Talks ‘Joshua Tree’ Tour, Trump, Status of U2’s Next Album) by Andy Greene
Articolo e traduzione a cura di Daniela @daniDpVox
Video via U2gigs.com
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