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Medium: ‘Campi solari, povertà sessista e un moderno Piano Marshall’, Bono

Inserito da on settembre 28 – 11:45 | 238 visite

Se siete allergici alla fanfara (clamore) fareste meglio a bullonare le vostre porte e a sigillare le vostre finestre il 25 settembre, perché quel giorno sarem nei pressi delle Nazioni Unite, quando i leader mondiali ratificheranno gli obiettivi globali per lo Sviluppo Sostenibile. Si tratta veramente di un grosso accordo, dalle larghe conseguenze riporre speranza soprattutto per le persone più povere del pianeta, ma sarà perdonato chi di voi starà già rotando gli occhi, o sbadigliando, o peggio.

In questo momento in cui l‘Europa e il resto del mondo si stanno agitando in risposta alla crisi massiccia dei rifugiati in Medio Oriente, questo sembra quasi un periodo di grandi impegni di qualsiasi tipo, a meno che non si tratti dell’impegno di smettere di inciampare sulle nostre gambe.

E’ una questione giusta e che ci interessa. Se non siamo in grado di gestire ciò che sta accadendo in Siria se non possiamo neanche avere il diritto di nomenclatura, insistendo a chiamare questi profughi disperati “migranti“, come se avessero appena imballato le valigie e si fossero trasferiti a nord per un cambio di scena come possiamo forse gestire le più croniche crisi umanitarie endemiche di estrema povertà e la fame e la malattia? Chi, esattamente, pensiamo di essere, lanciando un’altra campagna fantasiosa?

Ma mettiamo in pausa per un secondo prima di proiettare altro, e consideriamo che l’emergenza in Siria mostra esattamente il motivo per cui abbiamo bisogno di perseguire e ottenere questi obiettivi globali. La prova di ciò è tutto il Sahel, la banda che in tutto il nord d’Africa, dove tre estremi povertà estrema, clima estremo, ideologia estrema rappresentano una minaccia forte e costante. La mancanza di fare progressi potrebbe innescare una serie di crisi che farebbero impallidire quello che stiamo vedendo in Siria.

Boko Haram, nel nord della Nigeria, è ben noto ormai nel resto del mondo, in virtù del suo essere orribile e violento, ma non è certo l’unico gruppo di estremisti attivo nel Sahel; Al Shabaab, Esercito della Resistenza del Signore, e Al Qaeda nel Maghreb lo sono pure. Analisti della CIA – che non sono tipi con la rugiada sugli occhi – hanno esaminato il nord della Nigeria e hanno detto che il modo migliore per fermare i militanti per un lungo periodo è quello porre fine alla povertà estrema nella zona e creare anche una migliore sistema di istruzione, quello per cui i musulmani ritengono di avere diritto. Quando la CIA e gli attivisti contro la povertà sono d’accordo, le cose devono essere o molto giuste o molto sbagliate!

Soprattutto quando i demografi si uniscono. Entro il 2050, ci è stato detto, l’Africa avrà 2,5 miliardi di persone, il doppio della popolazione della Cina, e più di un terzo dei giovani sulla terra sarà africano. Il che è una notizia entusiasmante per tutti noi che trovano in Africa, giù le mani, uno dei luoghi più energizzanti al mondo. Ma centinaia di milioni di disoccupati o sottoccupati giovani, se si tratta di questo, non saran una ricetta per la stabilità – o lì o qui, ovunque sia per voi.

Naturalmente gli Obiettivi globali (Global Goals) sono proprio questo: obiettivi, aspirazioni. Non progetti o piani di battaglia. Come Amina Mohammed, l’impressionante nigeriano Assistente del Segretario Generale alle Nazioni Unite che mette la pastorizia tra gli obiettivi, sarebbe sicuramente d’accordo, sono il cosa, non il come. Allora qual è il modo?

Ci sarebbero un sacco di modi, naturalmente. Ma uno di loro, una grande idea, potrebbe essere quello che sentiamo dai leader africani nel mondo degli affari, della società civile, e di governo: un moderno Piano Marshall, ispirato se non addirittura in base a ciò che l’America ha fatto in Europa dopo la Seconda Guerra Mondiale. Secondo Akin Adesina, il nuovo Presidente della Banca Africana dello Sviluppo:

“Il futuro di alimentare (sfamare) una previsione di 9 miliardi di persone nel mondo entro il 2050 dipende dall’Africa, che ha il 65% di tutta la terra arabile. L’Africa non può mangiare con il solo potenziale. Per cogliere questo potenziale richiede una partnership su scala globale, un moderno piano Marshall, ma guidato dall’Africa.

Allo stesso modo, Un approccio globale e  coordinato è ciò che Tony Elumelu, imprenditore e filantropo nigeriano, ha chiesto per un piano per il commercio, la trasparenza, l’occupazione, le infrastrutture tutti elementi di opportunità.

Ma cosa sarebbe un piano Marshall guardando ai nostri giorni? Non esattamente come il Piano del Segretario di Stato (e generale) George C. Marshall, che è stato brillantemente adattato al proprio tempo, meno al nostro. La seconda guerra mondiale ha lasciato non solo le città ma intere economie in macerie; il Piano Marshall ha aiutato a ricostruire. Un moderno Piano Marshall dovrebbe, al contrario, concentrarsi sui paesi che non sono stati industrializzati e che stanno per cominciare, e che tuttavia stanno lavorando duramente per costruire le fondamenta.

Per avere successo, esso dovrebbe impiegare un po’ di strumenti tutti in una volta coalizzarsi contro i problemi della povertà estrema e delle diseguali opportunità. L’Aiuto/soccorso è uno di quei mezzi una funzione indispensabile. Il nostro obiettivo finale è la fine del soccorso una crescente economia, una prosperità comune, l’autosufficienza. Ma il modo in cui abbiamo intenzione di arrivarci – se è possibile gestire la dissonanza cognitiva è in realtà aumentando gli aiuti, per ora, per i paesi che ne hanno più bisogno. I paesi più poveri ricevono solo una piccola quota, il 30% del contributo che il mondo offre. Investendo sui capitali esteri si possono utilizzare i fondi nazionali per migliorare i servizi sanitari di base e l‘istruzione per i cittadini più poveri, in particolare per le donne e le ragazze.

Poverty is sexist

La povertà è sessista: colpisce più duramente le donne e le ragazze, il che è doppiamente ironico, perché investire su di loro è il modo migliore per porre fine alla povertà.

Le persone sono più intelligenti dal 1940 più intelligenti, anche a partire dai primi anni del 2000 nel fare in modo che i bilanci degli aiuti vengano spesi su ciò che funziona e per ottenere risultati. Una generazione di factivists” (attivisti che si danno da fare) dalla mentalità tecno è in marcia, lottando contro la corruzione, facendo una campagna per la connettività e l’accesso alle informazioni e alle opportunità che fornisce e acutamente consapevoli da poter mobilitare le proprie risorse interne, presto non si avrà più bisogno della ricchezza dei propri partner per sbloccare la prosperità nel proprio quartiere.

Un piano Marshall del 21° secolo dovrebbe ottenere, inoltre, finanziamenti dal settore privato , non solo per gli aiuti esteri. Gli Stati Uniti nel 1940 hanno dato credito alle imprese in difficoltà, che è sempre una buona idea, ma questo non deve solo venire dai governi; ci sono aziende di successo in tutta l’Africa e in tutto il mondo che potrebbero fare investimenti in quelli che hanno bisogno di capitale. Il settore privato ha avuto tanto da guadagnare, come chiunque dall’aiutare le industrie arretrate a fiorire, aiutando le imprese gia’ in crescita a crescere ulteriormente, e in quelle in via di sviluppo a diventare quelle sviluppate. E il settore privato, per molti versi, ha una leva maggiore delle organizzazioni umanitarie multilaterali nel fare che si che questo accada. E si ottiene ancora più leva quando si lavora in collaborazione con quelle agenzie degli aiuti e con i governi nazionali e locali.

Ho visto il mese scorso alle porte di Kigali, in Rwanda, dove una combinazione di assistenza governativa, grazie all’iniziativa Power Africa del presidente Obama, e gli investimenti privati, attraverso Gigawatt Global, ha creato un campo solare futurista pazzesco che ha incrementato la capacità produttiva del Rwanda del 6% e mi ha praticamente fatto impazzire con le sue possibilità; questo deve essere visto. L‘Europa già è a bordo con l’idea di energia pulita e verde, promettendo di aiutare 500 milioni di persone che hanno accesso ad esso. Il mondo dovrebbe mettere il suo peso su ciò assumendosi dei rischi, come Gigawatt, e aiutare luoghi come la Nigeria settentrionale. Il sole splende anche lì.

Un moderno Piano George C. Marshall potrebbe persino attirare investimenti dai bilanci della difesa, in quanto i pianificatori militari stanno iniziando (appena iniziato) a pensare ad un piano di assicurazione sanitaria che paghi per la medicina preventiva, invece solo di aspettare di avere malati mortali. L’esercito fa amare le sue macchine, ma non sarebbe meglio mettere i propri esseri umani in luoghi in cui essi non rischino di farsi sparare o anche peggio. Sanno che il piano originale di Marshall non era solo un piano del dopoguerra, era un piano contro la guerra progettato per fermare l’espansionismo sovietico e mantenere la Guerra Fredda tale da non farla diventare calda in Europa.

La pace e la stabilità sono ovviamente una condizione essenziale per la costruzione di qualsiasi cosa che duri o niente affatto. C’è un motivo per cui il Piano Marshall sia cominciato solo dopo la guerra e non nel mezzo di esso. Chiaramente dobbiamo porre fine ai combattimenti in Siria prima che lo sviluppo sia possibile anche . Ma questo non dovrebbe – non può impedirci la prevenzione nelle regioni aride del mondo, piene di stoppa e illuminate con le scintille, dall’esplodere in fiamme.

Il Piano Marshall dovrebbe essere un modello ma non deve essere la nostra unica ispirazione. Vi è abbondanza in Africa, dai campi solari in Rwanda a contenuti tecnologici in Nigeria, Kenya e Tanzania. Ci sono storie di successo praticamente ovunque nel continente il brillante lavoro di una generazione crescente di imprenditori africani e attivisti e artisti e funzionari.

Partnership, non il paternalismo, è qui necessaria ed è stata la chiave del successo della precedente edizione dei Global Goals (obiettivi globali), gli obiettivi di sviluppo del Millennio (the Millennium Development Goals).

Si dovrebbe considerare il ruolo giocato dagli MDG (Obiettivi di sviluppo del millennio)  per aumentare il numero dei bambini nelle scuole e ridurre drasticamente la mortalità infantile, la mortalità materna e ogni degradante, debilitante tipo di povertà.

Ho combattuto con il mondo la maggior parte della mia vita, e ho imparato che il cambiamento avviene per lo più lentamente e in modo incrementale. Ma a volte, quando una situazione lo richiede, pensiamo in grande, agiamo audacemente, e facciamo le cose per bene – o almeno in parte giustamente, il che non è poco. Ora abbiamo bisogno di essere in una di quelle volte.Dobbiamo farlo bene, in questo momento, perché il disastro umanitario in Medio Oriente – e il brancolamento verso una risposta umanitaria in Europa e altrove – sono un calcio collettivo allo stomaco, un brutale richiamo di ciò che significhi sbagliare. La Siria non sarà l’ultimo incendio, ma quando pensiamo e rendiamo grandi i nostri obiettivi, abbiamo la possibilità di evitare il fuoco la prossima volta.

Fonte | Medium.com

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