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Joan Baez racconta l’esibizione degli U2 al Live Aid del 1985

Inserito da on luglio 13 – 19:02 | 752 visite

La cantante Joan Baez scrisse le proprie impressioni sulla partecipazione degli U2 al Live Aid del 1985 nella sua Autobiografia “And a Voice to Sing With: A Memoir”, pubblicata nel 1987.

“Vedo un volto che non riconosco sullo schermo. Deve venire dall’Inghilterra, perché il pubblico è costellato da bandiere del Regno Unito. Il cantante è vestito di nero, e ha lunghi capelli castani, un pò confuso. E’ sudato, e parte dei suoi capelli attaccati alle guance, formano strade che vorrei pettinare. La canzone è cosmica, celeste, ritmica e persistente. Il cantante salta in aria e con lui, i suoi stivali pesanti. Non tiene il microfono nel modo in cui le rock star fanno quando si rendono conto che la tecnologia ha reso possibile per loro di espandere il loro ego sopra una folla. No, questo giovane è molto serio, e si esprime con tanta tenerezza che è sufficiente per rompere il mio cuore. Infiamma quello del pubblico. Essi gli restituiscono il saluto. Canta piccoli pezzi di canzoni degli anni cinquanta e sessanta, tutto nel suo suono è completamente unico, e tutti cantano. Egli sta dirigendo un coro. Essi sono il coro, e sono trasportati. Sta facendo tutto questo? È possibile. Il nome del gruppo appare vicino al simbolo di Live Aid sovrapposto sulla sua danza mistica. U2, Live From Wembley Stadium. Questo è il gruppo che dicono sia politico, perfino pacifista.

Il cantante andando verso il basso, verso la folla, salta su una stretta zona di legno a pochi metri sotto lo scenario. Fa un gesto al pubblico, richiamando qualcuno verso lui. Va verso l’orchestra, e continua il suo invito. Finalmente, una giovane si alza, e passa lo steccato che la separa dalla folla. Atterra sui suoi piedi e resta nel suo abbraccio, ed egli balla con lei. Lei, probabilmente, in stato di shock, inclina dolcemente la testa, e viene cullata mentre ballano.

Non ricordo di aver visto mai niente di simile nella mia vita. È un momento privato, accettato da settanta mille persone. Il ballo è breve, sensuale, struggente e tenero. Egli si separa da lei e trova un’altra ragazza, balla allo stesso modo con lei. Tutto questo mentre la batteria ed una chitarra ipnotica continuano senza riposo. Il cantante si muove di nuovo nello scenario, e, ancora sudato, continua con la canzone. La sua voce non è niente speciale. È instabile e si rompe. Ma è convincente, perché egli è convincente.

Le stelle del rock possono provare ad essere serie, ma in generale guardano a loro stesse con una visione esagerata di se. Ma questo ragazzo irlandese comunica qualcosa più che questo atto d’ingrandimento.

Ovviamente, il suo ego è ben intatto, ed è un eccellente showman, ma c’è qualcosa in gioco. E mi piacerebbe sapere cosa. Mi piacerebbe stare avvolta nella sua braccio come la ragazza inglese.

Dopo il Live Aid che vidi alla fine del giorno, il punto più alto fu dato dalla magia degli U2. Mi commossero come nessun’altra cosa. Mi commossero con la loro novità, la loro gioventù e la loro tenerezza.

Finisco la birra calda di qualcuno e chiudo gli occhi. Lo vedo, vedo i capelli incollati al viso del cantante irlandese degli U2 come quelli di un Cristo giovanile.”

 

Fonte |  news.u2fanlife

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