Es Devlin parla dell’I+E Tour [Parte 2]
Continuiamo la traduzione dell’articolo di LiveDesign ad Es Devil. La prima parte la trovate QUI.
di Marian Sandberg
Il palco dell’iNNOCENCE + eXPERIENCE Tour è ridimensionato [rispetto] al progetto del 360° Tour, ma ciò non dice molto, considerando la grande portata di questo tour. “Ridimensionato” è [un termine] relativo. Questa volta, [con sede] nelle arene e non negli stadi, il tour presenta un enorme schermo che domina la scena, una passerella, e un palco B – [con] ancora moltissimo da vedere.
La progettista creativa del palco Es Devlin, che ha lavorato sul set fianco a fianco con Ric Lipson, di Stufish Entertainment Architects, e con il direttore creativo degli U2, Willie Williams – sottolinea come la scenografia è venuta fuori dai primi incontri [del team], riguardanti la storia dello show, il suo significato e il suo messaggio. “Abbiamo focalizzato i nostri incontri su cosa volevamo che il pubblico provasse e su cosa volevamo comunicargli, e una volta che avevamo elaborato la maggior parte dell’arco narrativo dello show, da quel punto di vista, le strutture dei palchi si sono evolute per adattarsi alla storia” dice Devlin.
L’ultimo lavoro degli U2, osserva Devlin, è stato concepito come un dittico: “Songs of Innocence” e “Songs of Experience”; il primo è il titolo dell’ultimo album della band, il secondo è l’album attualmente in fase di scrittura. Per inciso, William Blake pubblicò una collezione illustrata di poesie con lo stesso titolo nel tardo 1700. “Le composizioni del palco riflettono quell’opera: La casa e il mondo, il rettangolo e il disco, basate sulle idee della band,” dice Devlin. “Ric ha progettato la grafica per il logo del tour, e la ‘I’ di Innocence si materializza sul palco rettangolare mentre la ‘E’ di Experience è impressa sul palco circolare. Così sono diventati noti come i palchi ‘I’ ed ‘E’, che è [una dicitura] molto più appropriata – specialmente in questo caso – invece [di nominarli] ‘palco principale’ e ‘palco B’ poichè la band trascorre un tempo praticamente uguale in ognuno dei tre palchi”.
Il terzo palco è il “divide” [la struttura ibrida dello schermo ndr.], in quanto divide letteralmente a metà la maggior parte delle arene. “La band ha apprezzato l’idea di suonare con il “divide”, [vedendolo] come una metafora di ciò che alcune azioni della band tendono a fare al loro pubblico: lo divide” dice Devlin. “Ed è veramente utilizzato come un palco per buona parte dello show. La band ha davvero accolto [l’idea] di questo luogo d’esecuzione all’interno ‘divide’ centrale, e Larry, in particolare, ha trovato il modo di suonare la batteria mentre guarda davanti e indietro, utilizzando un kit [apposito] che si adatta al ‘divide’.”
Tutti i membri della band sfruttano completamente lo stage durante il concerto. “C’è buona parte dello show in cui tutti e quattro i membri della band coprono tutta la lunghezza dell’arena, permettendo – ad ogni settore di quest’ultima – di sentirsi contemporaneamente molto vicini alla band, soprattutto per via dell’innovativo sistema audio di Joe O’Herlihy che sortisce lo stesso effetto: diffondersi, contemporaneamente, a tutte le sezioni del pubblico”, aggiunge Devlin.
Il grande “Divider”
Uno schermo a LED “PRG Nocturne V-Thru” – che Devlin chiama “un’altra barriera” – passa sopra il “divide” e lavora per unire e dividere il pubblico. “Mentre si trova in aria, in posizione centrale, si comporta come un gigantesco cartellone pubblicitario, predicando verso il pubblico, ed offrendo una visibilità piuttosto democratica, e senza ostacoli, a tutta l’arena” dice. “Abbiamo la sensazione che sia (davanti) la nostra faccia.” Le immagini sono sviluppate da vari schermi di produzione tramite due server multimediali 4×4 equipaggiati della tecnologia D3.
Quando lo schermo si abbassa e si adagia sul palco, divide il pubblico in piedi [sul parterre]. “Loro non possono vedersi, gli uni con gli altri, da una parte all’altra di questo divisore oramai estruso”, dice Devlin. “I biglietti del parterre sono venduti come ‘North Side e South Side,’ [lo stesso] modo in cui tante città sono divise lungo linee tribali, e la metafora di una barriera divisoria nel centro di questo show per molte persone non è perduta.”
Devlin – che chiama Williams “uno dei maestri dell’arte dell’illuminazione del concerto e, soprattutto, un maestro nell’arte della moderazione” – sottolinea che l’impianto di illuminazione è molto più piccolo in questo tour. “Lui fa i miracoli con quella ristretta gamma di colori, insieme al suo [collaboratore] Alex Murphy e Sparky Risk, un genio della sincornizzazione.” Aggiunge che il video è limitato in alcuni aspetti. “La band voleva limitare la gamma dei contenuti video a soli due artisti: uno per [la fase] ‘Innocence’ e l’altro per la fase ‘Experience'”, dice. “Oliver Jeffers da Belfast, un amico della band, è uno straordinario artista raffinato che fa bellissimi libri per i bambini, è stato l’artista ideale per tracciare i disegni a gessetto e i collage che parlano dell’innocenza; mentre Willie e Sam Pattinson, responsabili del Treatment – il produttore di contenuti per il tour – hanno trovato Jeff Frost, dello Utah, un artista video specializzato nella ripresa digitale temporizzata, che ha creato gran parte del contenuto dedicato all’esperienza”.
Uno degli aspetti più importanti del tour è quanto esso abbia mantenuto il progetto originario dei primi incontri. “E’ straordinario, ma in questo show, più che in molti altri, lo spettacolo ha davvero un aspetto molto simile a come è stato pensato su carta”, dice Devlin. “Tutte le idee si sono evolute durante le prove, e il contenuto video è stato molto affinato durante le settimane di prove generali a Vancouver, e continua ancora ad evolversi man mano che il tour va avanti. E’ ancora molto ‘vivo’.”
Devlin richiama alla mente uno specifico momento dello spettacolo. “I tubi fluorescenti volano a formare una costellazione di linee orizzontali e verticali,” dice. “Se cercate, è possibile notare delle croci accidentali. Questo elemento del progetto è un omaggio al compianto e grandissimo Mark Fisher, che ha lavorato a stretto contatto con noi all’inizio della progettazione e che ha condiviso con noi moltissima conoscenza. Durante uno degli incontri finali, in cui Mark ha partecipato tramite Skype, eravamo in un vicolo cieco, e nel tentativo di riavviare il nostro progetto ci siamo chiesti ‘Se potessimo mettere un oggetto, qualsiasi oggetto, qualsiasi simbolo, nel mezzo di questo modellino d’arena vuota – messo sul tavolo di fronte a noi – che dovrebbe incarnare tutto il lavoro di questa band – la sua opera ed il suo manifesto – che cosa sarebbe?’ Silenzio, e poi una voce su Skype, la voce inconfondibile di Mark Fisher: ‘una fottuta croce.'”
Anche Devlin cita espressamente i membri del team che rendono tutto ciò possibile: “lo straordinario e immensamente talentuoso Jake Berry [direttore di produzione] – che ha un potere sovrumano con i numeri e un acuto senso di spettacolarità -, lo splendido, e tanto rimpianto, tour manager Dennis Sheehan, gli altri membri della ‘flotta’ di U2Creative: Gavin Friday – direttore esecutivo dello show – un artista straordinario sia solista che con i Virgin Prunes, e parte molto importante del processo creativo degli U2; insieme a Morleigh Steinberg, altro elemento importante del progetto, che lavora alla regia e alla coreografia; Sharon Blankson, che ha una grande influenza sull’arco narrativo e sul concetto dello show così come sulla creazione di tutti gli stili della band; e come ho detto prima, il geniale sound designer Joe O’Herlihy, che ancora una volta, [è riuscito] a spostare il paradigma del ‘suono dal vivo’ con questo sistema audio. Il segno della straordinaria generosità di spirito di queste incredibili e talentuose anime creative, è che sono state molto ospitali con me e Ric, in quanto nuovi membri del team, e nell’aver fatto parte della loro squadra per un periodo di tempo così prolungato.”
Fonte: livedesignonline.com/ | Traduzione: Angelo @Noodles105 & Daniela @DaniDpVox | Revisione: Gabriel @gabrielcillepi
Tags: es Devil, Intervista, U2ieTour