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Willie Williams parla dell’iNNOCENCE + eXPERIENCE Tour (PART 3)

Inserito da on giugno 16 – 22:20 | 128 visite

Intervista di Marian Sandberg

Vi riportiamo la terza parte della lunghissima intervista con Willie Williams, direttore creativo per lo #U2ieTour. Per chi si fosse perso la PART 1 (LINK) e la PART 2 (LINK) può clikkare per essere riportati agli articoli.

Live Design: Quali erano gli obiettivi per te nel processo di design?

Willie Williams: Credo che il più grande obiettivo è di non ripetersi mentre si lavora con le sorprendenti regole ferree del “combattimento”. I requisiti di backline, analisi monitor, e cosi via, sono tutt’altro che non importanti, e sarei stato un uomo coraggioso se avessi sbagliato il formato conosciuto. Per molto tempo, stavamo pensando di farla finita con i “contenitori” backline che riguardano la crew e l’equipaggiamento, ma ultimamente, tutto ciò ha reso le cose non belle. I requisiti tecnologici per una performance degli U2 sono molto concreti, e lo schema dei palchi è rimasto lo stesso per oltre 25 anni. Abbiamo “rimosso” le ombre piano piano tour dopo tour, ma lo schema di base del palco e il set up del “contenitore” è sempre lo stesso. Alla fine ho capito che non c’era soluzione nel provare a combattere con la cosa, cosi ho optato per un approccio tematico, con un palco che riecheggia il loro periodo della “Innocenza”. Il palco principale, infatti,  lo stesso del The Joshua Tree. E’ esattamente lo stesso, un punto cruciale che è stato notato e apprezzato da buona parte della comunità U2.

WW: Una delle cose più da rimarcare di questo show è che la quasi totalità delle idee è stata discussa fin dall’inizio, prima di essere poi applicate e adottate. Qualcuna di queste si è risolta in modalità diverse rispetto al pensiero originale che comunque è rimasto nella essenzialità, e lo trovo molto gratificante. La storia della lampadina, la camera da letto dell’ adolescente, la strada dove sei cresciuto, la violenza e l’idea di fuggire verso il mondo reale hanno avuto molti cambiamenti nel tempo, ma sono essenzialmente tutti presenti.

 

LD: Parlaci ora dell’impianto luci e attrezzature che avete scelto.

WW: L’impianto luci è veramente molto semplice e – non ridere- e veramente molto minimale nella maniera di diffusione attraverso tutta l’arena. A prima vista, il palco sembra piuttosto in modalità standard, con un palchetto “A” e uno “B” e una passerella nel mezzo. Le differenti parti del palco vengono utilizzate in differenti momenti e ogni area, inclusa la passerella e il “video schermo” sono settori dove vengono eseguite perfomances dedicate. La superficie prettamente essenziale di palco sicuramente mi consende di usare poche apparecchiature, che sono usate comunque con parsimonia

Conseguentemente, mi sono trovato a lavorare in un modo minimalista su una scala molto grande. Come spesso sembra che faccia, sono riuscito di nuovo a concepire un ambiente con limitate possibilità di allocazione per gli strumenti di luce. Quando è attivo lo schemo, taglia a metà lo spazio, rendendo veramente difficile dare luce alle aree del palco. Questa impostazione richiede altezze ampissime ed accurate per la visibilità quindi, quando è stato il momento, la piattaforma praticamente si era disegnata da sola attorno ai parametri dati.

Il disegno del palco (piattaforma) è molto semplice; ci sono tre supporti sopra il palco principale e supporti aggiungtivi che seguono il bordo del pavimento dell’arena. L’inclinazione (stile) del palco principale è orientata molto sul rock’n’roll. riecheggiando gli utlimi anni’70 e i primi anni’80, che riprende molto il tema di quella parte dello show. Abbiamo cercato di costruire un essenziale punk club, e ho voluto aggiungere quel tipo di atmosfera nell’ impiantistica.

A terra sono posizionate delle luci stroboscopiche vintage (Martin Professional) Atomic con degli scroller e dei veri DWE molefay per quella fantastica atmosfera marroncina soffusa. Che il LED vada a farsi benedire! Sono le imperfezioni di queste apparecchiature che mi piacciono di più.
Il tratto distintivo dell’impianto è una striscia fluorescente in gabbia, ispirato a qualcosa del genere che si potrebbe trovare in un sottopassaggio o in  bagni pubblici un po malfamati. In un primo momento, insistevo sull’uso di reali strisce fluorescenti, ma alla fine ho messo tutto in discussione discussione a causa di sopravvenuti incubi Rf. Alla fine, ho accettato di proseguire con facsimili LED freddi bianchi , ma solo a condizione che ciascuna unità era un circuito solo e che non erano in grado di cambiare colore.

My programmer/operators, Alex Murphy and Sparky Risk, have spent forever building manual chases to simulate random fluorescent tube flicker and non-linear strobe effects. Sparky has done me proud in his embracing of manual bump-button strobe hits that feel like lighting time travel. It all feels vastly more organic and human than anything you’d ever get out of an effects engine.

I miei programmatori/operatori, Alex Murphy e Sparky Risk, hanno impiegato tantissimo tempo per costruire delle sequenze manuali per simulare sfarfallii casuali nei tubi fluorescenti ed effetti stroboscopici non lineari. Sparky mi ha reso fiero per aver deciso di utilizzare luci stroboscopiche con interruttori manuali che creano una sensazione da viaggio nel tempo alla velocità della luce. Sembra tutto molto più organico ed umano rispetto a qualsiasi cosa tu abbia mai tirato fuori da una macchina per gli effetti

PRG Bad Boys e Best Boys, entrambi,  sono le unità di battaglia. Ho scelto questi principalmente per la loro produzione, date le distanze lanciate coinvolte e il mio desiderio di minimizzare il numero di attrezzature. Mi sta piacendo molto mantenere tutto coraggioso e semplice. I tre supporti sopra il palco principale sono solo 16 apparecchiature, che sono di meno di quelle che avevamo durante il War Tour nell’83!

I riflettori orientabili sono sempre stati motivo di discussione per questo concept di palco, dato che ” la parte frontale del palco” diventi un termine senza significato qui. Chris Conti della PRG mi ha mostrato il Bad Boy spot tempo fa, suscitando il mio interesse. L’idea di essere capace di illuminare l’arena con riflettori dall’alto che avrebbero sostituituito il compito di quelli centrali sembrava una buona soluzione, e la continuità di colore, zoom, riverbero, oscuramento e cosi via che avremmo avuto utlizzando i Bad Boys era molto affascinante. Ero nervoso di mettere tutte le mie idee insieme (uova nel paniere), perché se l’effetto non avesse rispettato le aspettative, mi sarei letteralmente maledetto.

Ho chiesto a Chris se c’erano delle altezze libere in termini di grandezza della lampadina, e mi disse che in effeti c’erano. Ho chiesto di nuovo a lui di sperimentare mettendo insieme lampadine di luminosità crescente in un Bad Boy Spot, e vedere che effetto ne sarebbe venuto fuori. E questo fece, presentandocela con una entità sorprendentemente modificata che Allen Branton, che aveva interrotto i rehearsals per aiutarci con la camera di luci, l’ha equiparata all’equivalente di una (Strong) Super Trouper.

Alex Murphy calls and runs the spots and, most ironically, the only issue we’ve had with them is that they’re too bright. In the main, we have been running them at around 40% output, but I haven’t yet had the heart to tell Chris Conti.

Alex Murphy coordina e comanda i riflettori, e ironicamene, l’unico problema che abbiamo è che sono troppo luminosi A dire il vero, li stiamo usando al 40%, ma non abbiamo il coraggio di dirlo a Chris Conti.

 

Per cortese autorizzazione di livedesignonline.com

Traduzione a cura di Angelo e Gaetano (@Noodles105 e @hesanobody)

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