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Paul McGuinness nuova carriera, tra musica e TV, ecco una lunga intervista all’ex-music manager degli U2

Inserito da on giugno 9 – 08:35 | 333 visite

Paul McGuinness si è dato alla TV, unendo le forze con John Banville e Neil Jordan per realizzare una serie crime basata sulla riviera francese.
Trentasette anni fa, quando Paul McGuinness mise sotto contratto una rock band di adolescenti sconosciuti chiamati U2, era anche interessato a fare film. Dopo aver abbandonato il Trinity College di Dublino, lavorò al classico di John Boornam Zardoz e realizzo alcune pubblicità per la televisione.
“Se ai tempi avevo un progetto per la mia carriera, era quello di diventare un produttore cinematografico o il manager di una gigantesca rock band,” ricorda McGuinness nell’assolato soggiorno della sua dimora a Notting Hill, circondato dalla sua collezione di dipinti irlandesi.
La vita non concede spesso l’occasione di tornare indietro e intraprendere anche l’altra via, così quando McGuinness si è ritirato da manager degli U2 nel Novembre 2013, ha abbracciato l’opportunità di produrre film. Ha realizzato che “questa è l’epoca d’oro dei serial televisivi,” e che le produzioni delle pay TV adesso attraggono i talenti e i finanziamenti. Ha reclutato il meglio: il regista Neil Jordan e lo sceneggiatore John Banville. Tutti e tre hanno lavorato nel corso dell’anno passato ad una serie di stampo crime per la pay TV, intitolato Riviera.
“Parla del business di una famiglia in parte francese ed in parte italiana,” spiega McGuinness. “Questo grande, apparentemente legittimo impero familiare, nasconde un’impresa criminale. Questa è la base di partenza della storia.
“Chiunque al mondo va nel Sud della Francia dopo aver fatto un po’ di soldi,” continua McGuinness. “Io e gli U2 abbiamo fatto lo stesso quando acquistammo lì alcune case 20 anni fa. Nessun posto in Europa dista più di due ore da lì. L’aereo del Tour sarebbe tornato a Nizza dopo il concerto e tu avresti dormito nel tuo letto.”
Lo scrittore britannico Somerset Maugham ha descritto Riviera come “un posto soleggiato per gente ombrosa”. (Come McGuinness fa notare, molti attribuiscono erroneamente la citazione a Graham Greene o a F Scott Fitzgerald). Durante il secolo scorso, la Costa Azzurra si è evoluta da località invernale per i reali europei a paradiso estivo di yacht e gioco d’azzardo per gente ricca e famosa. 
“Dal punto di vista del dramma e dello story-telling, è la perfezione,” dice McGuinness. “Puoi scritturare chiunque da qualsiasi parte del mondo e farlo muovere credibilmente nel sud della Francia. Puoi farlo comportare in maniera sbagliata, farlo innamorare, qualsiasi cosa.”
McGuinness ha ricevuto un responso entusiastico da potenziali investitori. Basandosi su House Of Cards di Netflix, si aspetta che la produzione possa venir a costare tra i 40 e i 50 milioni di dollari per ogni stagione da 10 o 12 episodi. Spera di veder trasmesso Riviera entro l’autunno 2016.
Jordan e Banville hanno passato settimane a lavorarci con McGuinness nella villa che condivide con la moglie, a Èze-sur-Mer. “Siamo ‘compagni di stanza’ ad Èze,” scherza McGuinness. “Sono il maggiordomo e l’autista.” Avendo scritto e diretto di recente 30 ore de I Borgia per Showtime, Jordan è lo “show runner”, colui che ha il controllo creativo del progetto. 
I tre irlandesi stanno consultando giornalisti e avvocati in Francia. Hanno fatto amicizia con David Chase, creatore de I Soprano, serie di grandissimo successo che ha dato il via al trend negli Stati Uniti.
Molte nazioni europee attraggono le produzioni con incentivi fiscali. La Francia sta per passare al 30% di fondi rimborsati, così da aiutare ad abbattere gli alti costi per girare nel suo territorio. McGuinness intende lavorare alla post-produzione principalmente in Irlanda, dove grazie all’articolo 481 del codice fiscale vi è un rimborso del 32% alle produzioni di film.
Portare a Dublino parte dell’operazione Riviera è coerente col percorso di McGuinness. Prima di McGuinness e degli U2, gli artisti irlandesi dovevano andare fuori dal proprio paese per avere successo, dice Bill Whelan, compositore di Riverdance e socio di McGuinness nella McGuinness Whelan Music Publishing. “Gli U2 hanno invertito il corso delle cose. La gente restava in Irlanda, veniva gestita in Irlanda e le compagnie discografiche a venire in Irlanda a cercare talenti.”
Se non fosse stato per i Windmill Lane Studios, McGuinness e gli U2, continua Whelan, “oggi non avremmo il fenomeno Hozier. Crearono una confidenza tale che infuse qualcosa di molto importante nel nostro spirito ai tempi. Paul fu parte integrante di questo.”
Quando incontrò gli U2, McGuinness stava facendo da manager ad una band chiamata Spud. “Avevano circa 25 anni, come me, avevano famiglie, bambini e responsabilità,” ricorda. “Non erano abbastanza ambiziosi da andare fino in fondo. Stavo cercando una band che fosse disposta ad andare fino in fondo alla cosa.”
Bill Graham, storico giornalista di Hot Press e amico di McGuinness dai tempi del Trinity, gli suggerì di buttare un occhio su un gruppo chiamato U2 al Project Arts Centre.
McGuinness trovò quello che stava cercando. Gli U2 diventarono una delle band di maggior successo della storia, vendendo 150 milioni di dischi e vincendo 22 Grammy Awards. Il 360 Tour, dal 2009 al 2011, è il più tour più remunerativo di tutti i tempi, totalizzando 653 milioni di euro. 
Adesso gli U2 sono nuovamente in giro per il mondo, senza McGuinness. Quando assisterà all’Innocence + Experience Tour, potrebbe essere un’esperienza agrodolce. Lui e gli U2 si sono separati amichevolmente a Novembre 2013. “Quando McGuinness cominciò ad essere il manager degli U2, erano degli adolescenti privi di esperienza,” dice Michael Ross, giornalista che a lungo ha seguito gli U2. “Quando li ha lasciati, erano star globali.”
McGuinness dice che le relazioni tra 5 uomini che lavorano insieme per 35 anni sono “complesse” per definizione, e che è più vicino a Bono e Adam Clayton. “Nel corso degli anni ho avuto tanti consigli da Bono quanti gliene abbia dati io. È quel tipo di relazione, basata sul rispetto, alimentata dal successo e dagli obiettivi raggiunti.”
Scegliendo le sue parole con attenzione, McGuinness continua: “Penso fosse abbastanza chiaro a tutti che era arrivato il momento di chiuderla lì… Stavamo arrivando all’inizio di un nuovo ciclo. Tendono a durare cinque anni dal lancio di un album alla fine del tour mondiale. È sembrato un buon momento per porre fine alla cosa. È sempre stato dato per scontato che mi sarei ritirato prima di loro, perché sono 10 anni più vecchio.”
McGuinness minimizza le voci che hanno portato al suo ritiro. “I giornali a Dublino hanno fame di storie su Bono,” dice.
La sua fedeltà agli U2 continua.
“Sono molto affezionato a loro, da diversi punti di vista. A volte mi mancano i miei clienti. Quello che non mi manca e non mi mancherà mai è avere clienti. Avevamo i nostri protocolli. C’era molta etichetta. Eravamo abbastanza formali nei nostri accordi.”
McGuinness compirà 64 anni il 16 Giugno – il Bloomsday, come fa notare. “Per molti anni ho avuto un programma per ogni giorno. C’era sempre cose da completare. Anche se ero a capo della mia stessa tabella di marcia, ce n’era sempre una. Adesso occasionalmente mi sveglio e dico, ‘Cosa devo fare oggi? Non c’è niente da fare.’ Mi piace, ma non sono in pensione.”
Quando gli U2 andarono per la prima volta in tour, erano stretti coi loro strumenti in un furgone. Sono passati ad un pullman ed infine a jet privati. “McGuinness si approcciò all’industria musicale come ad una specie di progetto darwiniano”, dice Michael Ross. “Per lui era la sopravvivenza del più adatto. Addestrò la band ad esserlo.” 
McGuinness ride quando gli chiedo del “progetto darwiniano”.
“C’è una storia molto lunga di artisti che prendono accordi sbagliati e vengono sfruttati per poi finire le loro vite e le loro carriere in povertà,” dice. “Non volevamo far parte di quello schema. Decidemmo di essere bravi negli affari tanto quanto lo saremmo stati nella musica. Era qualcosa sulla quale io e la band fummo d’accordo sin dal principio. Diventò qualcosa di naturale.”
Notoriamente McGuinness apprezza la buona compagnia, il cibo e il vino. “C’è un mito persistente su Paul McGuinness secondo il quale prenotavamo i tour attorno ai migliori ristoranti d’Europa,” ride. “Non è completamente vero, ma c’è un pizzico di verità… La band notava con stupore che molto spesso i concerti che suonavamo erano vicini a buoni ristoranti.”
McGuinness è cauto nella nostalgia. “Inevitabilmente addolcisci i tuoi ricordi,” dice. “Ricordo una discussione con la band dove qualcuno disse, ‘Questo è quello che è successo,’ e qualcun altro disse, ‘No, questo è solamente quello che abbiamo deciso di dire che è successo’.”
Durante i primi tempi, ammette, fu uno shock per lui che tre su quattro membri della band (Adam Clayton escluso) fossero Cristiani rinati e membri di un gruppo sulla Bibbia chiamato Shalom. “Credo tu possa capirlo dai testi,” dice. “Hanno credenze religiose che non ho mai condiviso particolarmente o condiviso affatto.”
McGuinness ricorda di aver assecondato i genitori degli U2 che non erano “tutti pazzi all’idea che non sarebbero andati al college. Entrambi Bono ed Edge erano materiale da università. È onesto ammettere che gli altri due non lo fossero. Tutti i loro genitori erano preoccupati dal fatto che facessero parte di una band punk… Dissi loro che non potevo garantire che la cosa sarebbe andata a buon fine, che era un business rischioso, ma che mi ci sarei addentrato sulle stesse basi e che avrei preso quei rischi coi loro figli. Fu una discussione da gente di ceto medio.”
McGuinness è “enormemente orgoglioso” di Alexandra e Max, i figli che ha avuto con Gifillan. Alexandra è adesso un produttrice cinematografica indipendente a Los Angeles, mentre Max, dottorando alla Columbia University, sta seguendo le orme di Samuel Beckett alla Normale di Parigi.
“La casa era sempre piena di libri e dischi e della gente che li aveva realizzati,” dice McGuinness. “È bello crescere in un ambiente dove tutto questo è dato per normale. Entrambi i nostri figli nutrono un amore profondo per la musica, la letteratura, i film, il teatro e nel caso di Max, anche la politica e l’economia.”
Uno dei momenti più alti accadde nell’estate del 1985, quando Bono e sua moglie, Ali, raggiunsero McGuinness e Gillifan in una casa che avevano affittato vicino Venezia. “Una giornata soleggiata, Bono scese vicino la piscina con la sua chitarra e suonò I Still Haven’t Found What I’m Looking For. Chiaramente era meravigliosa e sarebbe stata enorme.”
Nel 1987, quella canzone e With Or Without You proiettarono The Joshua Tree in cima alle classifiche mondiali. Sulla copertina del Time magazine gli U2 vennero definiti “Rock’s Hottest Ticket”. Ubriachi di champagne. Un invecchiato Frank Sinatra prese Bono dal pubblico durante un suo show a Las Vegas per elogiarlo. Più avanti registrarono insieme un duetto e Sinatra chiese a Bono di fare un discorso per lui alla consegna del Grammy alla carriera.
“Dopo la prima metà degli anni ’80, i dischi iniziarono ad andare in prima posizione in tutto il mondo, ogni volta… La sensazione non era tanto di celebrazione, quanto di sollievo,” dice McGuinness. “Era più una sensazione di, ‘Ok, questa sarebbe dovuta finire al numero uno. Sarebbe stato molto fastidioso non fosse successo’.”
Il rapporto degli U2 coi media irlandesi è cambiato, dice McGuinness. “Era un po’ come avere una nazionale di calcio che ogni quattro anni vinceva il mondiale. Dopo che lo hai già fatto quattro o cinque volte, la gente dice, ‘Certo, era ovvio che accadesse’. Diventò una routine. I media divennero impassibili.”
Lo status di Bono come artista impegnato fu criticato. “È un uomo dalle idee forti, sia politiche che religiose,” dice McGuinness. “Sono interconnesse per lui. È un impegnato, attivista cristiano.”
Bono ha vinto un’importantissima battaglia quando persuase l’amministrazione di George W Bush a cambiare la sua posizione sui finanziamenti ai farmaci anti-retrovirali per combattere l’AIDS in Africa. La destra cristiana li aveva bloccati, così Bono si ingraziò lo storico senatore del sud Jesse Helms.
“Feci da babysitter ad un concerto a Jesse Helms,” ricorda McGuinness. “Mi disse, ‘Quel giovanotto (Bono) certamente conosce le scritture’. Bono lo aveva steso. L’amministrazione Bush iniziò a spendere miliardi per i farmaci anti-retrovirali.”
Gli U2 presero posizione anche contro l’assedio di Sarajevo dal 1992 al 1996, durante il quale furono uccise quasi 14 mila persone. Dopo l’assedio furono i primi a suonare allo stadio olimpico che era stato utilizzato come cimitero.
Durante l’assedio, il volontario, regista e scrittore statunitense Bill Carter portò alcuni abitanti di Sarajevo in uno studio per realizzare dei collegamenti satellitari con i concerti degli U2.
“Fummo pesantemente criticati di avere sfruttato la miseria della gente,” dice McGuinness. “C’erano tre ragazze di Sarajevo sugli schermi nel mezzo di un concerto a Wembley e dicevano, ‘Questo tizio americano ci ha detto che voi siete tutti a Londra a passare dei bei momenti ad un concerto. Noi non stiamo passando dei bei momenti. Ci sono persone che ci sparano addosso.'”
“Ci fermammo dopo questo,” ricorda McGuinness.
McGuinness convinse la band a dividere in 5 parti uguali ogni cosa, anche se la sua parte fu ridotta in seguito. “All’inizio, dissi, ‘Guardate, non ci saranno molti soldi, quindi dividiamoli equamente per evitare problemi’.”
Gli U2 firmarono per la Island Records nel 1980. Il successo arrivò tre anni più tardi, con l’album War e i due singoli Sunday Bloody Sunday e New Year’s Day. The Unforgettable Fire seguì nel 1984, con Bad e Pride (In the Name of Love).
La Island Records non poteva pagare le royalties per The Unforgettable Fire. Piuttosto che denunciare e distruggere la compagnia, o portare il successivo album The Joshua Tree da un’altra parte ficcandosi in una brutta battaglia legale, McGuinness ebbe la pazienza e la lungimiranza di acquisire il 10% della Island per la band e sé stesso. Fu una delle sue mosse migliori. Come Gareth Murphy racconta in Cowboys and Indies: The Epic History of the Record Industry, la Island venne venduta qualche anno più tardi all PolyGram per 300 milioni di dollari.
Quando si sono separati nel 2013, gli U2 hanno pagato €30 milioni per la Principle Management di Paul McGuinness, in un accordo finanziato dal gigante dei concerti Live Nation. L’importo è a titolo informativo, dice McGuinness.
Il Sunday Times nella sua lista dei più ricchi del 2013 ha stimato che il patrimonio collettivo degli U2 ammonterebbe a €632,535,925. “Non ho idea di come riescano a fare questi calcoli,” ride McGuinness. “Non abbiamo mai confermato o smentito. Sono più o meno inventati.”
Nel corso di un pranzo a base di gravlax, spigola e vino Viognier al Chelsea Arts Club, chiedo a McGuinness come risponderebbe se io gli ponessi quella volgare domanda americana, “Quanto vali?”
“Non è una domanda alla quale risponderei,” risponde con senso dell’umorismo. “Non credo sia cortese, davvero, parlare di queste cose. È una questione di privacy. Non credo che qualcuno sia in diritto di saperlo.”
Ha investito gran parte della sua fortuna nelle case che ha acquistato con Gilfillan in Irlanda, Inghilterra e Francia.
McGuinness difende la controversa scelta degli U2 di spostare una delle loro compagnie nei Paesi Bassi nel 2006. I critici irlandesi hanno ritenuto che questa scelta fosse in conflitto con l’impegno sociale degli U2.
“Per prima cosa, non do agli U2 consigli sulle tasse. Non l’ho mai fatto,” dice McGuinness. Né la mossa è stata accelerata dalla decisione dell’Irlanda di abbassare la soglia di esenzione tasse per gli artisti. “Sarebbe successo comunque,” dice. “C’è una perizia in Olanda, una particolare prassi contabile utilizzata dai Rolling Stones, specializzata nella raccolta di royalties su base mondiale… Questa è la vera ragione.”
“Gli U2 pagano le tasse in ogni paese del mondo,” continua McGuinness. “Non puoi decidere di presentarti in Germania, suonare ad un concerto ed andartene coi soldi. Si parla di questi argomenti con molta superficialità.”
Le obiezioni sul fatto che gli U2 non paghino le tasse in Irlanda “non hanno senso”, dice McGuinness, perché “le loro entrate irlandesi sono tassate, ma devolvono anche altri soldi.” Per esempio, l’incasso di €5 milioni degli ultimi concerti degli U2 al Croke Park sono stati utilizzati per fondare il programma Music Generation per insegnare la musica nelle scuole irlandesi. 
Lo scorso settembre, gli U2 sono stati criticati per il lancio del loro album Songs of Innocence con la Apple, attraverso il download automatico in mezzo miliardo di account iTunes. C’è chi ha sostenuto che non avrebbero fatto questa mossa se McGuinness fosse stato ancora il loro manager.
“Chi lo sa?” dice. “Non sono stato coinvolto… Si sono scusati della cosa poco dopo, dicendo che era stata un’imposizione. Credo sia stata posta in maniera sbagliata. Se l’avesse to resa come ‘spunta questa casella e potrai ricevere l’album degli U2’, non avrebbe offeso nessuno. La gente è stata scontenta di ritrovarsi qualcosa che non avevano richiesto. Era abbastanza facile da cancellare… Ma credo che avrebbero dovuto gestirla diversamente.”
L’industria musicale che McGuinness ha lasciato nel 2013 era praticamente irriconoscibile. I download da internet ed i servizi streaming hanno distrutto le vendite dei CD, e i concerti live sono diventati virtualmente l’unica fonte di guadagno.
“L’industria discografica si è preparata male all’avvento dell’era digitale,” dice McGuinness. “Negli anni ’80 e ’90, c’è stato il boom dei CD. Gli artisti e le etichette discografiche guadagnarono tanti soldi e pensarono che avrebbero continuato a farli. Si sono preparati goffamente al digitale. C’era un sistema di codifica chiamato Secure Digital Music Initiative che avrebbe dovuto impedire le copie. Ovviamente non lo fece.”
McGuinness si sfoga contro i giganti di internet che hanno guadagnato miliardi a spese dei musicisti e le case discografiche non sono state ascoltate. Oggi, Spotify offre musica legalmente in streaming, dice, “ma le royalties sono così infinitesimali da non avere senso. Questo dibattito sta avendo luogo in tutto il music business.”
Bill Whelan specula che l’invasione delle corporazioni nella musica ha lasciato il suo amico McGuinness con la sensazione di essere “uno straniero in terra straniera”. Chiedendo se si sentirebbe a casa nell’industria musicale odierna, McGuinness replica, “Non credo. Sono curioso, ma non realmente coinvolto, tranne che come spettatore ed occasionalmente opinionista.”
McGuinness avrà pure abbandonato il music business per i drama televisivi, ma i suoi 35 anni da manager degli U2 hanno lasciato un’eredità indelebile. “È uno dei più grandi 5 manager di sempre,” dice Richard Griffiths, il manager della boy band One Direction. “E soprattutto, Paul McGuinness è un brav’uomo.”

Paul McGuinness sarà intervistato da David McWilliams al Dalkey Book Festival il 13 Giugno.
Fonte: Irish Times

Traduzione: Gaetano Chirico (Le Migliori Frasi degli U2)

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