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Intervista integrale a Bono e The Edge di Rolling Stone

Inserito da on maggio 22 – 21:33 | 350 visite
Siamo a 25 ore dall’inizio dell’Innocence + Experience Tour degli U2 alla Rogers Arena di Vancouver e Bono è seduto accanto ad Edge su un divano felpato in un salotto dietro le quinte. Sta smanettando con un portatile mentre guarda un CD registrato durante le recenti prove per il tour. Appena fuori dalla porta, il personale addetto al tour corre freneticamente munito di walkie-talkie mentre si prepara alla grande serata, ma Bono sembra completamente rilassato. Adam Clayton entra, gli porge una tazza di té e poi sparisce. Ci viene chiesto di sederci fra Bono ed Edge, sapendo quanto i loro tempi siano ristretti e che hanno solo 20 minuti per parlare.
Abbiamo preparato 21 domande, ma siccome Bono non è celebre per essere un uomo di poche parole, riusciamo a fargliene solo otto. Ma la band tenta di coprire numerosi argomenti – anche se non riusciamo a discutere sullo stato dei lavori per Songs Of Experience o scoprire se hanno finalmente intenzione di esplorare e suonare super rarità come “Acrobat” e “Drowning Man” ad un certo punto durante il tour.
Quando avete iniziato ad abbozzare idee per questo tour, quali erano i vostri obiettivi? A cosa volevate arrivare?
The Edge: Penso sia stato deciso abbastanza presto che avremmo voluto cominciare dai palazzetti e vedere cosa avremmo provato. A quel punto era solo una questione di, “Se andremo nei palazzetti e faremo qualcosa in contrasto con lo scorso tour negli stadi, come sarà?” La location è stata la prima cosa da considerare. Cosa possiamo fare che sia unico per quel palazzetto?
Bono, per te?
Bono: Come una sorta di sfida per noi stessi, abbiamo avuto questa idea che avremmo dovuto suonare le prime canzoni solo con una lampadina sopra la nostra testa. Quella è stata una regola sin dall’inizio. Non ci atteniamo al senso letterale adesso, ma è simbolico. L’abbiamo adottato come simbolo nel corso dello spettacolo. La lampadina è un simbolo di intimità nella vita di ognuno. La vita nelle proprie camere da letto. Le vite nelle proprie cucine. Le vite lontane dai riflettori. Il 10 di Cedarwood Road aveva una lampadina senza copertura perché pensavo fosse figo ai tempi. Quel posto è l’incubatrice delle ambizioni iniziali di seguire le donne a casa da scuola e pianificare di vederle nel fine settimana.
Chiunque si forma in quegli spazi. Per anni ho detto alla gente che la megalomania non è stata necessariamente innata con me. E’ stata sussurata al mio orecchio da John Lennon, Bob Dylan, Joe Strummer. L’idea che le tue idee potrebbero avere un valore per gli altri, alla sua base, è arrogante. E’ lì che è cominciata per me, sotto quella lampadina.
Immagino che la sfida quando si crea un tour come questo sia di fare qualcosa di differente. Deve essere difficile pensare a qualcosa di nuovo e fresco.
The Edge: Nuovo, fresco e conveniente era quello che volevamo provare a fare. Nel corso di alcuni incontri iniziali volevamo davvero spingere i limiti del possibile. Avevamo ipotizzato tutte le possibili stanze gonfiabili fluttuare in giro per l’arena, idee folli. E’ divertente quanto sembri sempre funzionare per noi quando permettiamo a noi stessi di pensare senza limitazioni, e lentamente durante il processo di rendere tutto più pratico, più conciso, finisci per ritrovarti con alcune delle stesse idee. Per esempio, la camera da letto è ancora lì. Non è una stanza fluttuante. Adesso è parte dello schermo divisore che utilizziamo.
La prima cosa era permettere all’immaginazione di correre selvaggia e a quel punto cominciare a rimetterla sui giusti binari. A quel punto iniziano a sorgere le questioni pratiche come, “Quanto peso può sostenere il soffitto di un palazzetto?” Teniamo sospeso tutto l’impianto audio, teniamo sospeso questo schermo enorme. Stiamo toccando il grado massimo di quello che è possibile.
Appendendo gli speaker uniformemente lungo l’arena, si ottiene un suono molto superiore a tutto quello che ho mai ascoltato.
The Edge: Ci stiamo praticamente chiedendo perché non sia mai stato fatto prima. E’ un modo grandioso di occuparsi del suono in una venue. Chiunque fino ad oggi, noi compresi, ha sempre posizionato gli speaker ad un’estremità, vicino al palco, e sparato tutto il suono lungo l’arena. Quello che stiamo facendo con questo spettacolo è seguire il contorno della circonferenza dell’edificio e mettere gli speaker sopra la gente. Quindi ti siedi non più lontano di 15 metri circa da un set di speaker. Tutto trasmette il suono allo simultaneamente, quindi non hai alcun problema di allineamento di altri speaker.
Bono: Non è coinvolto qualche algoritmo per il suono?
The Edge: No. Non ce n’è bisogno.
Bono: Sei sicuro?
The Edge: Certo!
Bono: Alcune persone pensano che suoni il 20% meglio di ogni altri sistema audio in un arena.  Se stiamo suonando di merda, non importerà. Ascolterete la merda più chiaramente.
The Edge: E’ proprio perché gli speaker sono così vicini a te che non hai bisogno di allineamento del tempo. Praticamente manda a tutti il suono nello stesso momento.
Potete parlare un po’ riguardo la divisione in due dell’arena con gli schermi LED e la filosofia che ci sta dietro?
Bono: E’ un esperimento che vedremo davvero per la prima volta solo domani. Ma vedi, mi dicono che siamo una band molto divisiva, anche se uno dei più grandi critici musicali, Robert Hulburn, disse, “La cosa grandiosa di un concerto dei Rolling Stones è che avrai la sensazione di essere grande. La cosa grandiosa di un concerto degli U2 è che ti sentirai bene per chi hai accanto.”
Abbiamo qualcosa che ci unifica all’interno del nostro pubblico, ma fuori dal Madison Square Garden può essere dura essere un fan degli U2, perché siamo in giro da così tanto tempo. Suscitiamo sensazioni forti alla gente. Le persone ci amano o ci odiano. Nell’ultimo album [prima di Songs Of Innocence], No Line On The Horizon, in una canzone chiamata “Cedars Of Lebanon”, c’è un verso che dice, “Pick your enemies carefully because they will define you. Make them interesting.” (Scegli i tuoi nemici attentamente perché ti renderanno chi sei. Rendili interessanti.) Questo perché staranno con te per tutta la vita. L’idea alla base dell’Innocence + Experience Tour è la transizione da “them and us” (loro e noi) a “there is no them, only us” (non c’è un loro, solo noi).
Quando eravamo più giovani i nostri nemici erano chiaramente definiti, molto visibili a noi. Erano molto reali, non erano immaginari. E ci siamo organizzati contro di loro, fosse con Amnesty International o con i gruppi anti-apartheid. Quando cresci, inizi a scoprire che il più grande nemico che incontrerai nel corso della tua vita sarà spesso te stesso. Sei il più grande ostacolo sulla tua strada. Improvvisamente a quel punto il panorama cambia. Non so chi ha scritto la frase, “I have met my enemy and it’s partly right” (Ho incontrato il mio nemico ed in parte ha ragione), ma è una grande frase. E’ il titolo di un libro. Quando non c’è un “noi” ed un “loro” chiaramente definito, il mondo cambia forma. E’ più difficile negoziare. E’ davvero la tua ipocrisia sotto tiro. Abbiamo cominciato quel viaggio con Achtung Baby e lo Zoo TV. Continua oggi, ma quello che è successo di recente è che ho personalmente rivisitato i monocromatici giorni in bianco e nero, perché ho nostalgia di quella persona.
Ti darò dei versi da Songs Of Experience [il prossimo album degli U2]. “I was living a lie. I was calling it compromise. I was making bad deals in front of everyone’s eyes. Deals now everyone denies. I was giving evidence in the court of the hearts desire, falsifying documents, virtue thrown in the fire. Sometimes I wish that I was stupid and you were not so smart.  Overcome the head will always overcome the heart.” (Stavo vivendo una bugia. La stavo chiamando compromesso. Stavo facendo cattivi affari davanti agli occhi di tutti. Affari che adesso tutti negano. Stavo portando prove nel tribunale del desiderio dei cuori, falsificando documenti, una virtù gettata nel fuoco. A volte vorrei essere stato stupido e che tu non fossi stato così intelligente. Sopraffare la mente sopraffarà sempre il cuore.) Il ritornello fa’, “Lead me in the way I should go. I’m running out of chances to blow. That’s what you told me and you should know. Lead me in the way I should be. Unravel the mystery of the heart and its defense. The morning after innocence.” (Guidami lungo la via che dovrei seguire. Sono a corto di possibilità da sprecare. Questo è quello che mi hai detto e che dovresti sapere. Guidami lungo la via dove dovrei essere. Scopri il mistero del cuore e le sue difese. Il mattino dopo l’innocenza.) La canzone si chiama “The Morning After Innocence.”
Poi continua, “I that your fountain pen? Navy with a nib of gold. Could you write your name again and do anything you were told in 10 Cedarwood Road. I’m your older self, the song of experience. I’ve come to ask for help from your song of innocence. Lead me in the way I should go. I’m running out of chances to blow. That’s what you told me and you should know.” (E’ quella la tua penna stilografica? Blu con una punta dorata. Potresti scrivere di nuovo il tuo nome e fare tutto quello che ti era stato detto al 10 di Cedarwood Road. Sono te stesso più vecchio, la canzone dell’esperienza. Sono venuto a chiedere aiuto alla tua canzone dell’innocenza. Guidami lungo la via che dovrei seguire. Sono a corto di possibilità da sprecare. Questo è quello che mi hai detto e che dovresti sapere.)
Quindi, il sé più grande arriva e chiede speranza al più giovane. E’ interessante. E’ un ribaltamento. Questo accade nello show. Quello che accade in questo show è il sé più giovane che arringa, tormenta il sé più vecchio. E’ quello che stavamo provando provando poco fa a capire in “Bullet The Blue Sky”. Il tipo che era solito stare sopra le barricate in bianco e nero arriva al tipo che sta dall’altra parte delle barricate e dice, “Cosa ci fai qui?” Lui risponde, “Prende tutti. I depressi. Quelli pieni di vita. I me. I te.” Comincia questa invettiva. Questa è la dialettica nel cuore del tour dal punto di vista lirico.
Mentre sotto l’aspetto visivo, hai l’analogico contro il visivo.  Alcuni disegni sono fatti a mano, stampe, contrapposti a immagini rovinate, elaborate. Musicalmente, hai la semplicità dei tre strumenti, la rock band, e poi hai la parte più elettronica nell’Experience. Perdonami. Probabilmente ti sei pentito di aver fatto questa domanda.
Puoi parlarmi del processo di stesura della scaletta e come scegliete l’ordine delle canzoni?
The Edge: E’ una domanda molto complicata, in maniera particolare per quello che stiamo facendo qui. C’è molta riflessione dietro. Lui voleva una lampadina sopra il palco per le prime canzoni, che rappresentano gli U2 minimali nel momento dell’innocenza della band, facendo riferimento a quei primi anni dove abbiamo formato la band e siamo stati influenzati dalla musica di fine anni ’70 ed inizio ’80, la musica post-punk e quella punk. Quello è stato il nostro punto di partenza, da dove saremmo partiti per aprire lo show. A quel punto ci siamo detti, “OK, dove andiamo partendo da qui?” E’ stato un processo che ci ha portato a provare ad andare avanti, oltre quella prima fase dello spettacolo e portarlo ad una conclusione che ci potesse soddisfare e alla quale credere. Abbiamo molte canzoni dalle varie “ere”. E’ divertente quando prendi una vecchia canzone, ma mettendola in una diversa parte della scaletta, immediatamente ha un nuovo significato.
I fan in qualche modo hanno messo le mani su una sorta di scaletta delle prove e pare suonerete “I Will Follow” e “Out of Control” all’inizio. Immagino sia questo l’inizio del vostro show con gli inizi della band.
The Edge: Questa è l’idea. Funziona. E’ un ottimo modo di cominciare, come alcuni dei nostri primissimi concerti nei club di Dublino. Uno nel quale suonammo si chiamava McGonagle’s, quindi diciamo che questo è il momento McGonagle’s dello show. Ovviamente, tutto questo non potrebbe essere più facile da mettere in scena. Dopo di che sfruttiamo questi incredibili pezzi di hardware che abbiamo costruito per lo show. Diventa tutto molto figo e abbastanza psichedelico e surreale, e poi andiamo di nuovo da tutt’altra parte. In realtà ci sono quattro fasi differenti all’interno dello show, quattro sensazioni abbastanza differenti. Dopo di che proviamo ad unire il tutto. Far funzionare l’arco emotivo dello spettacolo è la vera sfida.
Bono: Guardando all’hardware, la sua grandezza sta nel suo non essere intrusivo quando è spento. Puoi vederci attraverso. Puoi essere perdonato per aver pensato, “Tutto questo è molto distante dal punk rock.” Ma quello che era il cuore del punk rock per noi era il desiderio di comunicare su basi di uguaglianza con il nostro pubblico, significando che non c’è divisione tra te e la gente che viene a vederti. Infatti, siamo finiti fra il nostro pubblico parecchie volte. Siamo finiti a dormire a casa della gente e loro nelle nostre. C’era questa democrazia.
Iggy Pop è sempre stato il performer definitivo per me. Quel tizio non era soddisfatto, affatto, dall’essere sul palco e basta. L’abbattimento della quarta parete è stato il tema di tutti i concerti degli U2. Questo mi porta indietro a quel pubblico di Los Angeles con una bandiera bianca e, in maniera piuttosto bizzarra, alla rissa in cui siamo finiti, in mezzo al nostro pubblico, con la bandiera della non-violenza. Finì per perdere la testa. Fu patetico. Ma fummo i primi a sviluppare il B-Stage, il palco satellite, una volta che gli in-ear monitor furono inventati e fu possibile. Dopo di che invece che guardare semplicemente ai rinforzi video, con i quali ancora una volta eravamo in anticipo, li trasformammo in nuove tele con lo Zoo TV, e le portammo al livello successivo con il Popmart. Tutte queste innovazioni nacquero dal pensiero, sin dal 1979, “There’s no them, only us.” Far diventare gli ultimi posti della sala i migliori posti è tuo dovere di performer.
Il fatto di essere impossibilitato a suonare la chitarra cambia qualcosa? E’ difficile suonare “One” adesso visto che è una canzone dove hai sempre suonato?
Bono: Sai, ho sempre pensato di togliergli qualcosa quando ci suonavo. So che ci ridiamo su sul atto che alla band non sembra mancare molto il fatto che io non suoni, ma non manca molto anche a me sul palco. Mi manca fuori dal palco. Mi manca adesso. Mi manca nella sala costume. Mi manca quando vuoi scrivere qualcosa e non puoi sentire quello che hai nella tua testa. Abbiamo anche Terry World. Terry [Lawless] è lì giù a suonare le tastiere o farà qualcosa per riempire, o altro, renderemo le cose più minimali. Ieri abbiamo spogliato dell’arrangiamento “Mysterious Ways” fino a suonarla solo con una chitarra acustica. E’ molto divertente. Funziona.
Ho visto una lista di 43 canzoni che avete provato. Quanto cambierà lo show dalla prima alla seconda serata nella stessa città?
Edge: Dobbiamo trovare uno show del quale siamo soddisfatti, dopo di che capiremo.
Quanto pensate che lo show sarà differente a qualche settimana o mese da oggi?
Bono: Stavo pensando oggi durante il soundcheck che non abbiamo una sezione propriamente acustica. Mi piacerebbe durante una seconda serata considerare di fare 30 minuti acustici, perché no? Quindi, possiamo suonarlo. Quante canzoni hai detto che abbiamo provato?
Ho visto una lista di 43.
Bono: Edge, diresti che è vero?
The Edge: Ho preparato 60 canzoni per il tour. Non le ho suonate tutte con la band. Ne ho 60. Le ho contate. Per quanto riguarda lui che suona la chitarra, mi manca. Mi manca in particolare quando devo eseguire un assolo e non c’è Bono lì a farmi da sostegno. Penso, “Oh cazzo. E’ abbastanza differente così.”
Bono: Se ascolti molti dei gruppi negli anni ’70, Edge, non hanno molto sostegno. Anche gli Who. Mette più enfasi sul basso, ma grazie per averlo detto. Lo apprezzo molto.
Fonte: Rolling Stone
Traduzione: Gaetano Chirico (Le Migliori Frasi degli U2)

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