Servire semplicemente due volte la stessa pietanza non è il modo di fare degli U2. Una volta accolti dalla Rogers Arena per la seconda volta nel loro iNNOCENCE + eXPERIENCE Tour, e l’ultima a Vancouver, è stato presto evidente che gli ingredienti sarebbero stati sostanzialmente diversi da 24 ore prima, ma il risultato sarebbe stato lo stesso: approvazione totale del pubblico.
Sui visi di coloro che vivevano per la prima volta l’eccezionale spettacolo tecnologico del nuovo show della band, c’era la stessa espressione di stupore che avevano in moltissimi durante la notte di apertura. Per quelli che erano presenti anche la notte prima, c’è stata l’occasione di vivere nuovamente una produzione che ha già fatto storia, questa volta con una setlist notevolmente rinnovata. “Ieri sera è stato veramente grandioso”, ha detto Bono. “Stasera sarà migliore.”
I brani di due dischi dei Ramones hanno confermato che “The Miracle (Of Joey Ramone)” ha mantenuto la sua posizione in apertura. Il coraggio di tornare alla ribalta nei concerti con una nuova canzone è stato premiato da un’ulteriore conferma che questo brano possiede il potenziale per unirsi alla lunga lista di canzoni U2 preferite dal pubblico. E’ già evidente quanto la folla ami urlare in coro il ritornello, e solo dopo due live.
“Vertigo” è salita al secondo posto, seguita da un’altra new-entry dal nuovo album che non ha fatto la sua apparizione la scorsa notte “California (There is no end to love)”. La grezza e creativa “I Will Follow” è rimasta in questa sequenza d’apertura, in cui la tematica dell’innocenza è stata ritratta con una scaletta cruda e senza fronzoli, illuminata, soprattutto, da una singola lampadina gigante che oscilla dall’arena come un pendolo.
L’intimo passaggio dall’innocenza all’esperienza tracciata dal nuovo album, ha assunto nuovamente significato nei live per la nascita del cosidetto “divider”. Esso è una struttura/schermo-gigante, con una passerella/corridoio nel mezzo, su cui appaiono drammatiche e sorprendenti immagini, siano esse animazioni, filmati o riprese dal vivo.
In sua presenza, gli U2 hanno un’arma segreta. Può trasmettere le sorprendenti immagini che illustrano il viaggio di ritorno del cantante alla “Cedarwood Road”; oppure può diffondere gli avvenimenti di forte impatto che spiegano “Raised by wolves”, con le immagini di coloro che sono morti negli attentati terroristici in Irlanda nel 1974. “Giustizia per i dimenticati”, esige la dicitura finale.
Allo stesso tempo, il “divider” sollevato permette alla band di camminare lungo la passerella a tempo di marcia, al ritmo del singolo tamburo di Larry Mullen, per la versione acustica di “Sunday Bloody Sunday”. L’assolo di The Edge riesce comunque ad infiammare, anche su una chitarra acustica. Più tardi, sul piccolo palco secondario all’altra estremità della passerella, The Edge suona il delicato pianoforte per dirigere dolcemente Bono su “Every Breaking Wave”.
E’ testimonianza della grande ricchezza del catalogo della band il fatto che le canzoni possano andare e venire da una notte all’altra senza alcun senso di perdita o privazione. La canzone di chiusura della notte scorsa, “I still haven’t found what I’m looking for”, non è apparsa, e neanche “Desire”.
Ma dominano le sostituzioni, ad esempio “Angel of Harlem” e un tributo che in molti si erano augurati avvenisse. La triste notizia della scomparsa di B.B. King, che irruppe subito dopo la fine del primo show, ha prodotto il ritorno, necessario e gratificante, di “When love comes to town” [eseguita] sul palco secondario. “Il brivido non andrà mai via” ha osservato adeguatamente Bono. [qui fa un gioco di parole con il titolo di un brano di B.B. King intitolato “The thrill is gone” ndr.]
Il frontman ha spontaneamente inserito in “Beautiful Day” dei versi di “Sgt. Pepper” (“da dove proviene?!”, si chiede), e abbiamo raggiunto l’apice del set principale con “With or without you” associata ad altre due ballate. Il ritorno di “Miracle Drug” e di “Bad” hanno iniziato una serie di bis che i fans hanno cantato in coro in occasione di “Where the streets have no name”.
La canzone di chiusura della serata, però, è stata un’elegante e tenue “One”, e mentre Bono ringraziava il pubblico per aver concesso la città di Vancouver alla band per le cinque settimane di preparazione e due spettacoli straordinari, c’è stata una forte sensazione che questa città vivrà a lungo nella memoria degli U2, e viceversa.
Fonte: U2.com | Traduzione: Gabriel Cillepi | Segnalato da: @U2NT
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