“Speciale” Fine 2014: Streets of Innocence
Streets of Innocence.
Roma. Le strade dell’innocenza: fantasmi.
/Sono uscito fuori
Come non avessi mai visto la notte in vita mia
Guardando le stelle
Che non sono mai sembrate così splendenti come adesso
Questo cuore stravolto
Non si è mai sentito così leggero
Un uomo nuovo di zecca
Sì, lo sono/
Mancano pochi giorni a Natale ed è una sera piuttosto fresca.
Cammino per le strade della mia città, Roma. Una città che mi sembra sempre di conoscere bene e che invece ogni volta mostra un volto totalmente nuovo.
Sono vicino al centro storico della città ed è pieno di locali e pub da cui esce molta musica.
Spesso e volentieri più che musica purtroppo sembra solo rumore, gradevole sì, ma solo rumore.
La mia attenzione viene catturata da una canzone in particolare: batteria e basso martellanti, una chitarra distorta che suona come se fosse infuocata ed una voce che canta come se fosse la fine del mondo.
Mi affaccio appena in questo locale per vedere chi è che suona e vedo questi quattro musicisti, quattro ragazzi molto giovani e con una gran voglia di far vedere di che pasta sono fatti.
Mi ricordano molto degli amici di mia conoscenza. La cosa che accomuna tutti è quella voglia di uscire dal mondo dell’invisibilità, di urlare “voi non ci vedete ma siamo qui, non siamo invisibili!”.
Vederli su quel palco è stato come un vulcano. Come un miracolo. Vederli suonare e dire “qui è dove potete raggiungerci da ora in poi” è stata una delle cose più potenti che abbia mai visto.
—
Dal Tevere tira un vento freddo ed umido che mi taglia il viso.
Alcuni gabbiani volano in circolo e mi ricordano il mare vicino la città e mi ricordano in particolare una spiaggia ed un piccolo porto dove andavo sempre con i miei genitori quando ero piccolo.
Così decido di andare proprio lì dove mi portavano sempre molti anni fa, a pochi chilometri da Roma.
Il mare d’inverno ha un fascino molto particolare e le onde che si infrangono sulla riva creano un’atmosfera molto rilassate e meditativa, l’orizzonte del mare e del cielo si perde all’infinito senza una linea.
Mi siedo, dunque, vicino ad alcuni scogli e mi lascio trasportare dal rumore del mare perdendomi nei pensieri più disparati.
Quando venivo qui ero molto piccolo e nel pieno della mia “età dell’innocenza”.
E’ la prima volta che vengo qui da solo ed è la prima volta che ci vengo da dieci anni a questa parte e molte cose sono cambiate.
/Ogni onda che si infrange sulla riva
Dice alla prossima che ce ne sarà un’altra/
La spiaggia si è ridotta di molto cedendo il passo sempre più al mare ed ora che è inverno il piccolo stabilimento con i suoi ombrelloni tutti accatastati sembra abbandonato.
Il piccolo porto invece abbandonato lo è davvero.
Il contesto è un po’ desolante ma al tempo stesso è riappacificante.
A Lei sarebbe piaciuto molto questo posto ma non può essere qui con me per vederlo e un po’ mi dispiace ma anche essere qui da solo non è poi così male.
/Anche ogni cane in strada
Sa che abbiamo un desiderio da nutrire
E tra la notte ed il bisogno
Inseguiamo ogni onda che si infrange/
Sospinto dalla fredda brezza marina invernale mi faccio due passi sul lungomare dove da piccolo passeggiavo spesso con mio padre.
Anche i miei genitori venivano qui da giovani quando non ero ancora nato.
Li immagino camminare qui, una giovane coppia, nel pieno sole estivo di venticinque – trenta anni fa.
Grazie a loro ho imparato una cosa:
/Non c’è fine al dolore
Ecco quello che so
Ed è per questo che devo sapere che non c’è fine all’amore/
—
Piazza del Popolo è un concentrato di luci scintillanti in questo periodo, è un crogiolo di rumori e luci.
Decido di salire le numerosi scale che portano “al Pincio”, come si dice sempre da queste parti, per godere della grandiosa vista sulla piazza e sui quartieri circostanti.
Due ragazzi con chitarra e percussioni stanno cantando una canzone e molta gente sta assistendo creando un momento molto intimo.
Mentre ascolto la musica e le parole mi godo la vista della città, le cui luci sembrano quasi ondeggiare accompagnando la canzone.
/C’è una luce che non si riesce sempre a vedere
C’è un mondo dove non possiamo sempre esistere
Se c’è un bacio è perché l’ho rubato dalle tue labbra
E c’è una luce, non farla spegnere/
Mi rimetto a camminare e arrivo nei pressi del Vaticano.
Non abito più da queste parti ma qui è dove sono cresciuto.
Piazza del Risorgimento è piena di bancarelle e molte persone camminano di negozio in negozio cercando probabilmente gli ultimi regali.
Questa piazza mi ha visto crescere.
Dalle finestre della mia scuola materna ed elementare si vedeva la piazza e spesso da piccolo rimanevo per lunghi attimi a fissare la vita che scorreva nelle strade mentre io ero a scuola.
Da qui si vede anche casa dei miei nonni con i quali ho trascorso molto tempo negli anni passati.
Mi scappa un sorriso.
/Stringimi forte
E’ l’oscurità a farci vedere chi siamo
Ho la tua vita dentro di me/
—
Altri 10 minuti di camminata mi portano invece a passare vicino alla mia vecchia casa e vicino a quello che è il liceo che ho frequentato, sempre nello stesso quartiere.
Quello che dovrebbe essere il posto dove si impara ad essere chi sarai in futuro spesso è tutto il contrario. Le scuole dovrebbero essere fucine di talenti.
E’ proprio in quella scuola che ho imparato che a volte bisogna essere più forti della paura stessa, proprio come un lupo.
/Cresciuti dai lupi
Più forti della paura
Se apro gli occhi
Tu scompari/
Nonostante le difficoltà posso comunque ricordare alcuni anni molto belli tra quelli del liceo.
L’adolescenza è una zona di transito in cui spesso si cerca di capire se si possono cambiare il mondo ed il mondo dentro di noi.
Si cerca di capire se si vogliono cambiare prima di decidere se si possono cambiare.
L’adolescenza è quella zona d’ombra e di transito che porta dall’innocenza all’esperienza (la quale arriva molto più tardi di quanto si possa immaginare) e molto spesso è una zona di guerra.
Guerra fisica, guerra figurata, guerra invisibile. In modi diversi ma sempre di guerra si tratta e come se ne esce spesso deciderà che persone saremo nell’età dell’esperienza.
/Se la porta è aperta non c’è furto
Non puoi tornare da dove non sei mai andato via
I petali che cadono da un albero
Ci coprono
Simboli che si scontrano, bibbie si frantumano
Dipingi tu il mondo che vuoi vedere
Perché a volte la paura
E’ l’unico posto che riusciamo a chiamare “casa”
Un cuore spezzato
E’ un cuore aperto/
—
E’ quasi Natale ed è una sera piuttosto fresca.
Sono a casa mia, non abito più in città da vari anni.
Se il vento è favorevole spesso si riesce a sentire l’odore del mare da qui.
Camminando questi giorni per Roma ho capito una cosa: questa città è piena di fantasmi.
Alcuni fantasmi sono buoni, altri non lo sono.
Alcuni toccano questa città con le loro mani luciferine.
Altri invece sono fantasmi buoni che illuminano le vie ed i vicoli di questa città.
Dormirò come un bambino stanotte anche se domani l’alba porterà comunque con sé i suoi demoni.
/Siamo i fantasmi dell’amore
Ed infestiamo questo posto
Siamo i fantasmi dell’amore
In ogni viso/
Tanti auguri di Buon Feste e di un felice Anno Nuovo da U2360GRADI.it !
(Ringrazio gli U2, come sempre, per l’ispirazione di questi piccoli racconti di a metà tra fantasia e realtà pieni di citazioni delle loro canzoni.)
I testi citati sono nell’ordine:
– The troubles (alternate version)
– Invisible
– This is where you can reach me now
– Every breaking wave (alternate version e versione ufficiale)
– California (There is no end to love)
– Song for someone
– Iris (Hold me close)
– Raised by wolves
– Cedarwood Road
– The Crystal Ballroom
Tags: Songs of innocence, U2