Songs of Innocence degli U2: la nostra recensione
“Leaving the invisible world.”
Gli U2 tornano a pubblicare un album dopo oltre cinque anni e lasciano il mondo dell’invisibilità come canta Bono in Invisible.
Songs of Innocence è davvero un album compatto che ti prende e ti scuote dopo ogni ascolto come dovrebbe fare sempre la buona musica.
E questo album è davvero genuino, sentimentale, emozionante, luminoso, profondo, sinuoso.
Sono gli U2 nella loro essenza ritrovata dopo anni a girovagare per il mondo, i quattro pellegrini irlandesi sono tornati davvero a casa stavolta.
Nella loro la casa. L’Irlanda. Dublino.
Gli U2 si guardano indietro perdendosi tra mille ricordi: l’infanzia, l’adolescenza in una Dublino molto povera, i primi amori, i primi grandi dolori, i primi sogni, l’amore per la musica, i Clash, i Ramones, la vita, la morte.
In Songs of Innocence c’è tutto l’universo degli U2 rivestito di un suond nuovo, limpido, fresco e giovanile ma contemporaneamente maturo.
Il lavoro è una vera e propria ricerca sonora e di identità che riporta gli U2 a quell’età dell’innocenza in cui sognavano di fare grande musica.
Per anni si è parlato di un ritorno alle origini ed è proprio dalle origini che i quattro partono per questo viaggio molto personale.
Andiamo con ordine.
– The Miracle (of Joey Ramone) | Prodotta da: Danger Mouse, Paul Epworth e Ryan Tedder
Dublino, fine anni ’70.
Quattro ragazzi suonano in una cantina cercando la loro identità sonora e cercando di scrivere musica.
Quale strada percorrere?
Le “indicazioni” arrivano da Joey Ramone, leader e voce dei Ramones, una delle più grandi punk-rock band di tutti i tempi.
The Miracle è un omaggio al cantate punk che è stato grande fonte di ispirazione per i giovani U2, quel Joey Ramone che è morto nel 2001 ascoltando proprio All That You Can’t Leave Behind all’epoca uscito da poco.
La potente chitarra di The Edge ci risveglia dal torpore così come la voce Joey Ramone risvegliò Bono un lontano giorno di tanti anni fa.
The Miracle è un tipico pezzo rock energico, fresco e con un coro potente al quale gli U2 hanno ricorso in alcuni casi in questi ultimi anni.
Bono ed Edge spiccano decisamente in questa traccia.
Everything I ever lost
Now has been returned
In the most beautiful sound I’d ever heard
– Every Breaking Wave | Prodotta da: Danger Mouse e Ryan Tedder
Personalmente sono molto felice che questa canzone sia stata ripresa per questo album visto che girava da 4 anni senza trovare una collocazione.
Gli U2 infatti la hanno suonata in versione acustica in una manciata di date del 360° Tour, ed inoltre ricordiamo che il brano sarebbe dovuto essere la canzone di apertura per No Line On The Horizon e, successivamente, avrebbe dovuto far parte dell’abbandonato Songs Of Ascent.
La canzone è stata riscritta quasi per intero modificando le strofe e creando un nuovo ritornello.
Oggi si presenta quindi come un inno in classico stile U2 con una melodia coinvolgente e fiera, nella quale Edge libera i cavalli selvaggi nella sua chitarra.
Il testo ha mantenuto comunque quel carattere meditativo, da perla di saggezza che la contraddistingueva dalla sua comparsa quattro anni fa.
La canzone può essere anche letta come un’analisi lucida e matura delle difficoltà che riguardano i rapporti di coppia o più in generale alcuni risvolti legati a certe situazioni amorose.
Sicuramente uno dei pezzi migliori dell’album. Da brividi.
If you go Baby, every dog on the street
If you go your way and I go mine Knows that we’re in love with defeat
Are we so? Are we ready to be swept off our feet?
Are we so helpless against the tide And stop chasing every breaking wave
– California (There Is No End To Love) | Prodotta da: Declan Gaffney, Paul Epworth e Danger Mouse
Un chiaro omaggio ai Beach Boys a partire dall’intro.
La canzone parla del primo viaggio in California della band ad inizio anni ’80 e musicalmente si presenta come un pezzo mid tempo in pieno stile U2, con una chitarra potente da parte di Edge e basso e batteria che rispondono prontamente alla chiamata. Il tutto è condito da un imponente synth che eleva il ritornello spingendolo su linee melodiche ampie, e dai colori carichi e luminosi.
California, at the dawn All I know
You thought would never come And all I need to know
But it did like it always does There is no end to love
– Song For Someone | Prodotta da: Ryan Tedder e Flood
La canzone è una dolce ballata che probabilmente parla del primo incontro tra Bono e la moglie Alison e del colpo di fulmine che ha sorpreso il nostro.
La canzone inizia con una delicata chitarra acustica ma tutto va sempre più verso un crescendo finale che strappa letteralmente il cuore.
Edge costruisce quei ponti armonici a cui ci ha abituato fino a che anche lui libera la sua chitarra nel finale insieme a Bono che canta ispirato più che mai. Adam e Larry provvedono ad un accompagnamento delicato e sinuoso.
Song for someone rappresenta uno dei punti più alti del disco.
/You got a face not spoiled by beauty You’re not afraid of anything you’ve seen
I have some scars from where I’ve been I was told that I would feel nothing the first time
You’ve got eyes that can see right through me I don’t know how these cuts heal…but in you I found a rhyme/
– Iris (Hold Me Close) | Prodotta da: Paul Epworth e Ryan Tedder
Iris rappresenta un altro punto molto alto di questo album.
Bono si confronta ancora una volta con la morte della madre che per la prima volta chiama per nome in una canzone.
Iris.
Un suono bellissimo. Un nome che suona come un sogno e come un incubo.
La canzone è scritta dal punto di vista di un uomo di mezza età che si perde tra i ricordi ed i sogni di quel tempo andato, si perde tra le lacrime di quel lutto che ha dato una forma ed una direzione alla sua vita.
Quel vuoto che ha riempito la sua vita musicale.
Iris è un pezzo sentito cantato col cuore in mano, ricco di cori e di sfumature, cantato come se per Bono fosse l’ultima notte sulla Terra.
Sono sicuro che ai più sensibili è scesa una lacrima ascoltando la canzone e leggendo il testo.
The universe is beautiful but cold The ache in my heart
You took me by the hand Is so much a part of who I am
I thought that I was leading you Something in your eyes
But it was you made me your man Took a thousand years to get here
– Volcano | Prodotta da: Declan Gaffney
Un’altra canzone sui traumi adolescenziali guidata questa volta dal basso di Adam, che fa la voce grossa nella canzone che si presenta come un onesto pezzo rock ‘n’ roll.
Il bridge del pezzo è ripreso direttamente da Glastonbury che gli U2 hanno suonato in qualche data del 360° Tour.
The world is spinning fast tonight
You can hurt yourself tryin’ to hold on
To what you used to be
I’m so glad the past is gone
– Raised By Wolves | Prodotta da: Declan Gaffney e Danger Mouse
Canzone dal sound intrigante e dal testo politico.
Disturbata. Palpitante. Cruda.
Il pezzo narra di un episodio realmente accaduto e delle conseguenze di esso, un attentato con un auto-bomba che esplose nelle strade di Dublino, in cui rimase coinvolto Andy Rowen, e a cui Bono, per una fortunata coincidenza, scampò.
Metal crash
I can’t tell what it is
But I take a look
And now I’m sorry I did
5:30 on a Friday night
33 good people cut down
– Cedarwood Road | Prodotto da: Danger Mouse e Paul Epworth
Bono dedica questa canzone autobiografica a due dei suoi migliori amici dai tempi dell’infanzia e dell’adolescenza: Guggi e Gavin Friday.
Il titolo ovviamente è più che esplicativo: Cedarwood Road è la via dove abitava Bono da ragazzo e la strada dove è cresciuto.
Il pezzo ha quel sound unico dolce-amaro che solo gli U2 riescono a creare che, mescolato insieme al testo, anche esso pieno di ricordi di tempi ormai andati, va a disegnare un affresco vivido di una Dublino che forse non c’è più.
Ascoltando la canzone sembra di passeggiare nella città a metà anni ’70, sembra di vedere Bono con i suoi amici crescere e fare le prime esperienze.
Musicalmente anche questa canzone presenta quel feeling da inno molto caro agli U2, con la chitarra di Edge e la batteria di Larry che proiettano davanti ai nostri occhi quelle immagini in bianco e nero di Cedarwood Road.
And a heart that is broken
Is a heart that is open
– Sleep Like A Baby Tonight | Prodotta da: Danger Mouse
Altro picco di bellezza dell’album.
Edge è veramente ispiratissimo in questa calda e dolce traccia. Sono quasi sicuro che Larry abbia lasciato le bacchette in favore dei suoi hot rods per questa traccia, contribuendo con il suo drumming avvolgente.
Sul finale è magnifica la parte di chitarra di Edge, che trova un effetto fantastico con cui far risuonare le sue note, mentre in sottofondo l’accompagnamento di tastiere e synth crea un’atmosfera romantica, come una stanza buia illuminata da sole candele.
Il testo presenta infatti molte immagini di scene casalinghe che, forse, riguardano il padre di Bono ed il cantante stesso, quasi soffocato dai suoi stessi sogni adolescenziali che trovavano però un ostacolo nella figura del padre Bob.
Interessante poi la chiave di lettura che ci da lo stesso Bono, il quale spiega che l’Irlanda degli anni ’70 era un posto in cui la vita di tutti i giorni era veramente dura e spesso e volentieri la Chiesa, invece di aiutare le persone bisognose, perpetrava abusi di ogni tipo.
Inquietante e agghiacciante quindi il riferimento che potrebbe essere fatto alle pedofilia, effettuato dagli uomini di Chiesa irlandesi.
Dreams
It’s a dirty business, dreaming
Where there is silence and not screaming
Where there’s no daylight
There’s no healing
– This Is Where You Can Reach Me Now | Prodotta da: Danger Mouse
La canzone è un omaggio a Joe Strummer e ai Clash, altra band che negli anni della formazione musicale degli U2 fu fondamentale per la loro ispirazione, specialmente dopo un concerto a Dublino nel 1977 al quale i giovani U2 assistettero.
Nell’arrangiamento della canzone si vede chiaramente la mano di Danger Mouse : una chitarra che spicca con un suono retrò, synth, basso e batteria in stile dance rock che contribuiscono a fare suonare ottimamente questo pezzo.
We come from an ancient place
Beyond what we can see
We’ve come to colonise your night
And steal your poetry
– The Troubles | Prodotta da: Danger Mouse
L’ultima traccia di Songs of Innocence vede la partecipazione ai cori della cantante Lykke Li.
All’inizio si pensava che The Troubles parlasse della situazione politica in Irlanda del Nord, ma non è da scartare una interpretazione del brano più personale: sembra quasi che si parli di demoni interiori, e di redenzione.
Gli archi, una bellissima parte di chitarra ed un ritmo lento contribuiscono all’atmosfera mistica ma non oscura della canzone, che è una classica conclusione in stile U2 per un album.
Bono ancora lotta con i fantasmi ma ha imparato forse a sconfiggerli.
/have a will for survival
So you can hurt me
And then hurt me some more
I can live with denial
But you’re not my troubles anymore
Songs of Innocence è il ritorno in grande stile degli U2, che con questo disco sembrano tutto meno che irrilevanti.
Stiamo parlando di un album solido, con un sound piacevole, che si lascia ascoltare, con undici tracce che potenzialmente potrebbero essere undici singoli.
Non ci resta che ascoltare con il cuore, con la mente e con le orecchie.
STAY TUNED!
Immagine in evidenza © U2.com
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