Ligabue: “A sort of homecoming” era uno di quei pezzi che non riuscivo a togliermi dal cervello
In un’intervista riportata da Rockol.it, Luciano Ligabue parla degli U2 e di quanto anche la band dublinese abbia influenzato la sua musica. Ecco l’articolo:
Quando uscì, a metà degli anni Ottanta del secolo scorso, “The Unforgettable Fire” degli U2, “A sort of homecoming” era uno di quei pezzi che non riuscivo a togliermi dal cervello.
Un po’ era per quel suono nuovo firmato Lanois/Eno che avrebbe rivoluzionato il mondo della musica negli anni a venire, un po’ per il significato della canzone.
Il ritorno a casa. Anzi una specie di ritorno a casa.
Ma non è questo il punto.
Sì, perché il ribattere ipnotico dell’echo di The Edge faceva sperare anche noi, incapaci di fare gli assoli di chitarra, che un giorno avremmo potuto avere un futuro su e giù da un palco, per dire le molte cose che avevamo da dire.
E tenevamo sotto tiro quel quartetto di irlandesi come cecchini, perché loro erano quello che molti di noi speravano di poter diventare.
Qualche anno dopo, allo stadio di Modena nel 1987, gli U2 ci confermarono che erano la band più lucida e invulnerabile di tutto il pianeta. E i sogni di rocchenroll di molti emiliani come me, partirono da lì.
Fonte | Rockol.it
Segnalazione di Franco C.
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