Nel cuore degli U2
Nel cuore degli U2 batte una città di nome Dublino. Ne prendo coscienza guardando con curiosità la cartina che ho ricevuto insieme al libro “North Side Story”, rinnovando la mia iscrizione ad U2.com. Trovo divertente curiosare nella vita di Bono, Larry, Adam ed Edge da quando erano ragazzi, dalle origini del gruppo ad oggi, che sono i protagonisti indiscussi del mio patrimonio musicale. Gli U2 ci raccontano passo dopo passo come sono diventati famosi, ci parlano delle persone che hanno contribuito al loro successo, nel bene e nel male. Solo sfogliando le pagine del libro ed ammirando le foto, noto che sono cambiati nell’aspetto, sono cresciuti e maturati..ma nel mio immaginario, gli U2 rimangono quei ragazzi dalle facce pulite, dalla voglia di emergere e di dire la loro attraverso la musica. Non hanno mai rinnegato le origini, né tantomeno la città da cui sono partiti, in cui tutt’ora ritrovano gli amici di un tempo nei locali che fanno parte della loro storia personale. Dublino è nelle loro vene come lo è nelle corde degli strumenti che suonano, nei loro occhi e nelle esperienze che ci raccontano di album in album. Camminare per la città è per un fan un’esperienza da cui difficilmente ci si sottrae e che, una volta fatta, rimane impressa nella pelle, come un tatuaggio..cosi come è tatuata sulla pelle di ogni singolo componente della band. Tra le strade di Dublino si immagina di trovare il negozio di apparecchi acustici da cui Paul ha preso il suo nome d’arte, oppure la scuola da cui tutto ebbe inizio o ancora, la casa messa a disposizione di Larry per formare la band. Si fantastica su come potevano essere i loro primi strumenti, dalla batteria di Larry alla chitarra puramente artigianale con cui Edge ha iniziato a suonare..ed allora ci si chiede quanta bravura aveva già quel ragazzo che nel giro di una decina di anni avrebbe suonato le note di Where The Streets Have No Name..cammini ed immagini come poteva essere la vita negli anni ’80, negli anni di Running To Stand Still, quando anche da noi si vedevano gli effetti dell’eroina tra i ragazzi. Pensare agli U2 ora, nel 2014, vuol dire avere consapevolezza di ciò che sono stati alle origini e della strada che hanno fatto per arrivare a noi, delle montagne e dei grattacieli che hanno scalato per arrivare oggi sul tetto del mondo delle star, quando nel cantare “Invisible” si mostrano nel pieno della forza, in ottima forma fisica ed artistica.E’ bello sapere che sono tornati, ma è ancora più bello sapere che non sono mai andati via e che, seppur cresciuti, hanno ancora nel cuore una Dublino intrisa della loro musica.
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