Bono: un cuore a forma di Africa
Giusto questa mattina molto presto, un amico mi ha mandato un messaggio sul telefono che diceva più o meno così: “è uscito un nuovo articolo su Bono, te l’ho già messo da parte, ricordati di passare a prenderlo”. Non ero sicura se stessi ancora sognando o se quel messaggio fosse reale…era assolutamente reale! L’intervista è stata pubblicata sul “Il Giornale Style”(inserto de Il Giornale), otto pagine “piene” di Bono, del suo impegno per l’ Africa, dettato da un amore puro, viscerale e che porta avanti grazie a ONE e RED, le organizzazioni no profit da lui stesso fondate. Molti altri artisti, personaggi famosi si battono per la stessa causa o altre affini, ma forse mai nessuno ha dimostrato il suo impegno come Bono. L’intervista risale a qualche mese fa, durante la sua visita in Ghana. Bono parla di tutto; della difficoltà di portare avanti il suo impegno, soprattutto nei confronti dei personaggi politici, uno fra tanti Bush, con cui racconta di aver discusso fino alla lite.
Come fan apprezzo ciò che fa e come lo fa, senza togliere spazio alla musica, quella per cui è diventato il front man che noi tutti conosciamo.
Ad una domanda sulla sua popolarità, Bono risponde che è stata una questione di alti e bassi da quando aveva vent’anni. La band pensava che la “nave” sarebbe affondata già dieci anni prima. Avere a che fare con i politici e le aziende è una cosa molto impopolare. Ma Bono è convinto che il rapporto che si è creato tra loro e noi fan esiste a prescindere dei mezzi di comunicazione.
” Quando canti per vent’anni nelle orecchie della gente attraverso le cuffie, la gente capisce subito se stai facendo lo stronzo oppure no. Potrei ascoltare le cose buone e cattive che arrivano dalla stampa, ma in realtà non le leggo. E posso dire questo perché l’opinione pubblica non ha nessuna influenza sul pubblico degli U2″
Questo è Bono, l’uomo che abbiamo imparato a conoscere e che, per quel che mi riguarda, continuerò a stimare per molto, moltissimo tempo.