A difesa degli U2
Quando qualcuno con cui abbiamo modo di relazionarci ci tocca sul vivo, la prima reazione spontanea è il risentimento. Qualunque sia l’argomento in questione, se è qualcosa a cui teniamo o crediamo veramente il nostro istintivo comportamento è quello difensivo. Tempo fa mi è capitato di avere un colloquio con una persona, un professionista, a cui mi sono rivolta per chiedere un parere importante su un argomento di cui avrei voluto conoscere i miei diritti. Beh, inevitabilmente abbiamo parlato degli U2 e mi sono trovata davanti un muro. Il muro di chi dice a priori “non mi piace”. Ancora prima di conoscere il perché della sua presa di posizione sa che una band e un genere di musica non rientra tra le sue preferenze. E’ indiscutibile che ognuno di noi abbia un proprio gusto, terribile e noioso sarebbe questo mondo se fossimo tutti uguali, nell’aspetto e nelle passioni. Ma ciò che non condivido, quasi non accetto, è che si possa esprimere un parere senza neanche quasi sapere se è realmente così. Ho avuto la stessa sensazione che si può provare quando davanti a sé si ha un bambino che, senza sapere quale sia il sapore, decide di non voler mangiare un certo cibo. Il concetto è che bisognerebbe andare oltre alle apparenze ed ascoltare gli U2 con il cuore, a casa o in auto, in un ambiente circoscritto in cui la propria anima si mette a nudo mentre dallo stereo arrivano i suoni e le parole che non lasciano dubbi od incertezze circa la loro bellezza. Credo che molti a cui gli U2 non piacciono non li abbiano mai ascoltati veramente e per questo si siano privati dell’occasione di assistere ad un loro concerto. Beh, per quel che ne so, si sono persi ore di vita che avrebbero ricordato e raccontato negli anni futuri con il sorriso sulle labbra e con gli occhi che brillano di gioia. La musica è potere e convinzione che i nostri limiti possono essere superati con determinazione, fino al raggiungimento di un sogno. Gli U2 ne sono una testimonianza.
La persona con cui ho parlato continuava a pormi domande fuori luogo, e a darmi consigli che io non avevo chiesto. Purtroppo quasi mai il lavoro che si svolge per vivere coincide con ciò che vorremmo fare (eccezione fatta proprio per la nostra band), ma nessuno dovrebbe mai permettersi di dirci che un nostro sogno non ha valore perchè non ci dà un guadagno, nè tantomeno va abbandonato al primo ostacolo.
Così sono giunta alla conclusione che prima di dire “non mi piace” bisogna provare che sia realmente così e che l’abitudine dà sicurezza, ma la novità crea stimoli nuovi e che ciò che non si conosce è molto più affascinante di ciò che si sa a memoria.
La musica che amiamo non deve essere un’imposizione, ma una scelta che parte dalla voglia di ascoltare la voce di Bono e finisce nel non poter fare a meno di cercare nella propria vita frammenti di U2.