U2360pink: il mondo degli U2 visto al femminile
Quando mesi fa mi è stato chiesto di occuparmi dello spazio chiamato u2360pink, non avrei immaginato quanto diventasse importante per me e quanto potesse arrivare a coinvolgermi. Mi dicevo che prima o poi avrei esaurito gli argomenti su cui scrivere o che avrei perso l’ispirazione da qualche parte perchè gli U2 li conosciamo ormai a memoria. Sappiamo di loro tutto ciò che ci è concesso sapere: dove e quando sono nati, chi sono i loro genitori e parenti più stretti, ed alcuni di noi, i più fortunati sono anche riusciti ad incontrarli, a strinegere loro la mano e a scambiare qualche parola. Quando si incontra un idolo si crede di essere stato “miracolato” o che quell’incontro sia in grado in qualche modo di cambiare il corso della vita. Di Bono e degli altri conosciamo non solo l’aspetto legato alla musica, ma l’impegno sociale ha sempre viaggiato pari passo con le loro canzoni. Gli U2, più di ogni altra band, hanno arricchito le pagine della nostra storia narrando gli eventi con la voce del cuore.Sono convinta ch se esistesse ancora il “Pavarotti&Friends”, quest’anno sarebbe dedicato ai terremotati del nostro paese; come sono convinta che Bono e The Edge non sarebbero mancati a far sentire la loro voce. Sono uomini di grandi ideali, gli stessi che agli inizi della loro carriera hanno scritto e cantato “Sunday Bloody Sunday” per non dimenticare il sangue di innocenti morti sul suolo d’ Irlanda. Con grande rammarico ammetto che quel brano può essere adattato a mille altri eventi lontani dalla terra irlandese ma non meno tragici e violenti. E per noi fan ogni ascolto è come se fosse nuovo, come se per la prima volta ci lasciamo affascinare da quella voce, dal suono inconfondibile che nessun’altro è in grado di riprodurre allo stesso modo. Edge, Adam e Larry completano il lavoro di Bono esaltandone le capacità vocali e creando qualcosa di unico.
Loro quattro di capitoli della storia ne hanno descritti parecchi, sempre appassionandoci e coinvolgendoci in un crescendo di emozioni. In questo momento penso a “Mothers of The Disappeared”, ma anche “Miss Sarajevo”: gli U2 sono l’insieme delle voci e dei pensieri che rimangono intrappolati nella mente perchè non è facile esprimerli con uguale bravura pur avendoli ben chiari in testa. Ma anche perchè certi eventi ci hanno toccato dal vivo, lasciando spazio alla disperazione. Per fortuna a volte basta ascoltare una canzone per stare meglio, perchè ridà speranza in un futuro che sembra perduto. Ecco, questo è ciò che intendo per visione del mondo U2 con gli occhi di una donna: quell’insieme di sensazioni che nascono in modo del tutto spontaneo quando lascio che sia la voce di Bono ad iniziare o concludere la giornata. Di certo la mia è una visione poco tecnica nè teorica, ma basata su ciò che pancia e cuore comunicano in modo chiaro ed incondondibile. Gli U2 sono la mia parte emozionale, quella che si commuove quando guarda le scene di un loro concerto e sente la voce di Desmond Tutu anticipare “One” o vede Bono portare sul palco gigantesco del Pop Mart Tour le madri dei desaparecidos di Santiago. Eppure nessuno avrebbe mai pensato che un palco interamente ideato e costruito come emblema della musica pop avrebbe fatto da scenario per ricordare un dramma sociale; nessuno tranne gli U2.
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