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Chiedi chi sono gli U2

Inserito da on maggio 4 – 09:00 | 1.084 visite

“Chi mai saranno questi U2, che da più di trent’anni fanno musica ed invadono gli stadi delle nostre belle città creando confusione, rumore e un afflusso esagerato di gente?”

A questa domanda, solo pochissime persone, forse, non saprebbero dare risposta. I miei nonni di certo non sanno chi sono, ma loro sono poco interessati alla musica, se non a quella italiana melodica e popolare. Il resto delle persone che incontriamo per strada al mattino presto o la sera tardi, giovani o non, tutti sanno attribuire agli U2 una canzone di cui conoscono il ritornello o sanno dire che il cantante del gruppo è uno che indossa sempre un paio di occhiali da sole, che ogni tanto si fa vedere in televisione accanto ad un leader politico e che, anni fa, ha rischiato di vincere il Premio Nobel per la Pace. Ebbene sì, gli U2 sono famosi, anche se non sono italiani e parlano inglese. Ma c’è ben altro: gli U2 sono uno stato mentale e dell’anima. Una volta che ti innamori della loro musica sei letteralmente “fregato”, non ne esci più e te li porti con te per il resto dei tuoi giorni. Ti innamori, ti arrabbi, piangi, ridi, ma sehai gli U2 nelle vene, troverai sempre un riferimento a loro nella tua vita o ti aggrapperai ad un loro brano per non pensare a cosa c’è di peggio al mondo o cosa di bello potrebbe ancora accadere quando meno te l’aspetti.

Potere della musica, ancora una volta. Sicuramente, ma non solo. Realtà spiegate e narrate in musica in modo talmente perfetto da non riuscire a trovarne difetti se non per il puro gust di dire qualcosa che sia diverso dal conseso generale.

Gli Uanno parte della vita di noi fan, dei nostri sogni e delle nostre speranze; sono motivo di aggregazione, di convisione di momeni che venteranno ricordi da portare nel cuore e da tramandare alle generazioni future. C’èli ha stampati sulla pelle sottoforma di tatuaggio, chi si alza al mattino e, quasi come gesto scaramantico, pubblica un video nella rete; chi si chiama “fratello” o “sorella” perchè sa di avere nel suo DNA lo stesso identico gene che  che va sotto il nome “U2”.

L’altro giorno in un ipermercato ho sentito passare alla radio “Pride, in The Name of Love” ed ho iniziato a cantare seguendo la voce di Bono. Mentre giravo per le corsie a fare la spesa, mi sono accorta che anche la persona accanto a me stava cantando, così come il commesso del reparto verdure e la cassiera seduta a pochi metri di distanza. Potere della musica: niente di più semplice e popolare. Una canzone facile da ricordare, che personalmente associo all’impegno civile e al sacrificio di Marthin Luther King e che considero quasi un urlo in  difesa dell’uguaglianza tra i popoli. Ma se in un piccolo supermercato italiano, una canzone irlandese è stata cantata da così tante persone, come sarebbe stato se la stessa fosse passata alla radio di un negozio di Dublino? Beh, credo che sarebbe sembrato di sentire l’inno della nazione stessa. Per un attimo ho immaginato quanto si sarebbero sentiti  fieri una donna o un uomo irlandese a sapere a memoria le parole di un brano passato alla storia e nato dalla mente, dalla mano e dal cuore di uno di loro. Gli U2 sono la bandiera di una nazione.

Se qualcuno dovesse mai chiedermi chi sono gli U2, risponderei che sono anima e cuore, sono uno stato mentale a cui non puoi fare a meno di rivolgerti qualunque sia il momento che ti trovi a vivere. Sono una fede, un credo che ripeti a te stesso tutte le mattine e che rispetti per essere sempre coerente con te stesso. Gli U2 sono anche la mia parte irrazionale che crede ancora sogno possa realizzarsi e che un uomo di cinquant’anni famoso e ricco ed amato da tutti possa ancora desiderare di stare in mezzo ai suoi fan, di conoscerli e di parlargli per sapere quale sia la visione di Bono secondo ognuno di loro.

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