Quando ti innamori della musica
Non ho memoria esatta di quando mi sia innamorata della musica la prima volta; so che sono stata educata ad ascoltare un certo tipo di canzone piuttosto che un altro da mio fratello più grande di un me di un numero di anni sufficiente dall’essere lui a decidere cosa ascoltare e quando. Io mi divertivo a ripetere a mio modo quelle parole in inglese che mi sembravano così strane e buffe per il suono e per il modo in cui le pronunciavo. Poi, crescendo, ho iniziato ad associare una musica ad uno stato d’animo, ad un sentimento o ad un luogo in cui ero solita sdcoltare una canzone oppure ad un ricordo per fissarlo meglio nella memoria ed arricchirlo di pathos e coinvolgimento emotivo. Ricordo una cassetta degli U2 che mio fratello portava con sè ovunque quando si spostava da casa ed aveva una radio portatile per ascoltarla. La portava davvero ovunque, anche in estate con la nostra famiglia, perchè lui aveva tredici anni ed io cinque e si viaggiava tutti insieme. Ogni volta che ci si spostava con la nostra Fiat 127 gialla lui metteva la cassetta nella radio e quella era la colonna sonora di un viaggio da un paese all’altro della Calabria, quando d’estate negli anni 80 il sud era affollato di umili operai che facevano rientro nel paese di origine per unirsi ai parenti più cari. E’ da allora che ho iniziato a capire quanto sia fondamentale la musica per completare l’essenza di una persona che vive di affetti vicini e lontani, di ricordi antichi che risalgono all’infanzia e che rimangono con te per tutta la vita perchè la mente collabora con il cuore per salvaguardare quei momenti ed usarli nei momenti in cui si ha bisogno di un pò di conforto. Io ricordo che il quel breve viaggio che mi portava da una nonna all’altra, cantavo in inglese ridendo e scherzando con il ragazzino che mi sedeva accanto mentre respiravo l’odore del mare che arrivava dai finestrini tirati tutti giù perchè non esisteva l’aria condizionata in auto, ma nessuno di noi ne sentiva la necessita. Al contrario, per me era un gioco stare seduta sul sedile posteriore e sporgere la testa fuori per sentire l’aria che sapeva di salsedine sul mio viso. Ascoltavo Bobno senza sapere chi fosse quel personaggio dal nome buffo ma con una voce che mi coinvolgeva sebbene fossi solo un a bambina. Ma proprio perchè bambina ascotavo senza pregiudizi e senza contaminazione da altri generi musicali. Quando una canzone conquista un piccolo essere umano allora dev’essere di una purezza e bellezza senza pari. Guardavo dal finestrino un paesaggio sormontato da un sole che al tramonto si nascondeva dietro la Sicilia e che sembrava riuscissi a toccare se solo avessi allungato un meglio il braccio. Era tutto lì, racchiuso in quell’auto e in quel paesaggio che sembrava uscito da un quadro famoso: i miei genitori, mio fratello, il mare calmo al tramonto e la musica da colonna sonora per completare l’opera. Non mancava nulla per essere felice e per sentirsi protetta da un ambiente che mi coccolava con il suo affetto insieme alle parole cantate da una band che ho iniziato ad amare da allora e che ancora oggi fa parte della mia vita e di quella futura.
I sentimenti che provo sono confortati e rafforzati dalle persone a cui voglio bene e che so mi staranno vicino negli anni che verranno, ma spesso ho bisogno di mettere ordine in me, così torno alle origini grazie alla musica, ma non una qualsiasi. Solo Bono sembra capire cosa provo, e per ritrovare me stessa cerco lui e la sua band; cerco quattro amici, fedeli a se stessi, ai loro valori e ad ua passione per la musica che li ha fatti diventare gli “U2”, famosi e seguiti in tutto il mondo.
Tra le mie prime canzoni ricordo “Gloria” e “Sunday Bloody Sunday”; quest’ultima, in particolar modo, mi vedeva coinvolta per l’impegno contro la guerra, la violenza ed il sangue versato da giovani innocenti in nome della libertà e dell’attaccamento per il proprio paese. Valori in cui non smetterò mai di credere, come credo che chi incontra un certo genere di musica non può non avere un animo puro e sentimenti che nustrono il cuore con battiti nuovi.
“Un giovane racconta di essersi innamorato della musica degli U2 quando da ragazzino andava in giro con la propria bicicletta su cui aveva applicato una piccola radio per cantare, in calzoncini corti e ciabatte, le stesse parole di Bono. Certi incotri generano una passione viscerale, che può farti piangere di notte ascoltando una canzone come Pride, che non smette mai di sfiorare il cuore pur conoscendola a memoria.”
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