Una canzone che stona
Da fedele fan, non mi sono mai chiesta prima d’ora se ci fosse una canzone degli u2 che assolutamente non amo; quella che puntualmente non ascolto quando scelgo un loro album per accompagnare le mie giornate. Ho sempre pensato che l’intera produzione musicale della band fosse un’opera d’arte con una propria bellezza, una storia ed un’anima. E, che, anche se il suono di un brano non è quello che solitamente preferisco, ogni canzone ha un suo perchè, una sua caratteristica che la rende unica ed inconfondibile all’orecchio di chi l’ascolta. Credo che nessuno che si consideri realmente fan degli U2 mi dirà mai se c’è una canzone che detesta o che vorrebbe non avesse scritto Bono; perchè musica e parole nascono dal cuore, da un’esperienza vissuta, da un ideale in cui crede profondamente o i forma di protesta verso un atto di violenza, contro la fame e l’AIDS che devastano l’Africa. Seguire gli U2 vuol dire credere nelle loro campagne di solidarietà, condividere le loro scelte artistiche, che vanno dalle più azzardate come il fenomeno “Pop”, alle più geniali come “Achtung Baby” a quelle più riflessive e mature come “No Line On The Orizone”. Dietro a quelle facce da artisti affermati, si nascondono quattro uomini che hanno creduto in un sogno nell’età dell’adolescenza e non l’hanno abbandonato mai, fino a renderlo realtà e a raggiungere una fama capace di precedere il loro nome. E’ davvero impressionante osservare l’evoluzione dell’uomo Paul Hewson dai primissimi dischi a quelli più recenti; è come seguire la crescita di una persona che si ha costantemente sotto gli occhi e di cui non ci si accorge dei cambiamenti se non nel momento in cui lo si guarda con lo stesso distacco di uno sconosciuto, di chi non sa nulla di lui ed è rimasto insensibile al suo fascino dirompente. Il ragazzo ribelle di “Sunday Bloody Sunday” si è trasformato nel prade pemuroso di “Original of The Species” e nell’uomo maturo di “Moment of Surrender”, brano con cui nell’ultimo tour del 2010 ha salutato visibilmente commosso le migliaia di persone giunte da tutte le parti del mondo per assistere ad un evento irripetibile.
E’ vero che la Storia dell’Umanità si fa attraverso le gesta eroiche di grandi imperatori, di conquistatori e di rivoluzioni popolari; ma è altrettanto vero che l’arte è parte integrante della natura umana, è fonte di nutrimento e di crescita per la mente ed è ciò che distingue l’ignorante da colui che ha la conoscenza. La storia con la “s” maiuscola non sarebbe tale senza le opere di pittori, di scultori, ma anche di musicisti e cantanti che hanno caratterizzato una precisa epoca con la propria inventiva ed originalità. Ciò che distingue gli U2 è di essere una band che attraversa i decenni senza subirne gli effetti di un tempo che passa inesorabile sopra i propri corpi e modifica quell’aspetto esteriore che negli anni si fa fatica a riconoscere. E’ vero che tanti di noi sono cresciuti con la musica degli U2, ma è vero anche che gli U2 sono cresciuti con noi, abbiamo vissuto insieme i più forti e tragici momenti della nostra epoca come la caduta del muro di Berlino o l’attentato alle Torri Gemelle di New York. Hanno pianto con noi la morte di Steve Jobs ma hanno anche gioito alla liberazione di Aung San Suu Kyi segregata agli arresti domiciliari perchè non ha mai smesso di credere nella libertà del suo paese. Questi sono solo alcuni dei motivi per cui non si può che amare ogni singola canzone di questa band, perchè dentro a tutto ciò che compongno c’è una parte di loro, c’è il loro pensiero, la lro fede e la loro determinazione a lasciare un segno indelebile nella Storia dell’ Umanità.
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