Quelli che…
A pensarci un pò, ci sono tanti motivi per cui si ascoltano gli U2 piuttosto che un altro gruppo tra quelli che il panorama mondiale annovera per bravura e talento. Ma ci sono quelli che ascoltano gli U2 perchè “One” ricorda loro la prima volta che sono stati con una ragazza, o quelli che li ascoltano perchè la voce di Bono li ha emozionati più di un bacio, più della vittoria della propria squadra di calcio. Ci sono quelli che hanno ascoltato “Van Diemond’s Land” la prima volta al telefono grazie ad un fidanzato lontano che, come in un quiz televisivo, aveva domandato alla ragazza di chi fosse quella voce; e poi ci sono quelli che ascoltano gli U2 perchè hanno un peso grosso dentro, di cui non sanno liberarsi, ma riescono a sentirsi più leggeri solo alle prime note di “Pride”. Una volta una persona cara mi ha detto che gli U2 sono unici al mondo per come le loro capacità musicali riescono a fondersi e a creare un suono che nessuno potrà mai imitare e riprodurre con lo stesso risultato. C’è chi li ascolta perchè hanno l’impressione di essere dentro la storia che sta per compiersi e perchè sa che quel concerto o quell’album sarà citato innumerevoli volte da milioni di fan come esempio di un’arte che non stancherà mai per quanto sia perfetta oltre lo scorrere del tempo. C’è chi ascolta gli U2 perchè sente battere il cuore a mille quando vede uscire la band sul palco dopo un’attesa di anni dalla precedente esibizione o chi per un biglietto ha passato la notte fuori ad un negozio di dischi per non rischiare di perdere l’appuntamento con quattro amici d’Irlanda. Qualcuno per non saltare un concerto, ha comprato il biglietto che comprendeva l’ingresso allo stadio ed il viaggio da Roma a Torino pur vivendo già Torino. C’è chi scrive mentre ascolta “Falling at your feet” e non riesce a fermare i polpastrelli che saltano da un tasto all’altro per quanto sia coinvolgente e dolce quel suono che esce dal pc e più la canzone evolve e più aumenta la velocità con cui i pensieri si trasformano in parole immortalate su di un foglio bianco.
Se Bono fosse qui gli direi di non smettere mai di cantare perchè la sua voce è la compagna dei miei giorni; di quella voce ne ho un disperato bisogno perchè mi dà conforto e mi scalda il cuore. Non vivrei allo stesso modo se sapessi che quell’uomo e la sua voce avessero preso la strada della riservatezza o di una vita dedicata alla famiglia; sono certa che la musica faccia parte di Bono e degli altri U2 come fa parte di me la passione per il mare. Si tratta di qualcosa che crea dipendenza, da cui non puoi scappare, perchè vorrebbe dire scappare da se stessi, cosa praticamente impossibile da realizzare. Ascolto “Stay” e mi immedesimo nell’angelo che vaga per Berlino alla ricerca di una persona che riesca a sentire la mia voce; trovo un interlocutore e provo a parlargli nell’orecchio come fa Bono nel video di un pezzo che rimarrà uno dei miei preferiti e che canterò fino a non avere più fiato. Ascolto “Where The Streets Have No Name” con il deisderio di visitare l’Africa tanto amata da Ali Hewson o di recarmi a Los Angeles per vedere il tetto dell’edificio da cui gli U2 si sono esibiti congestionando il traffico per ore. Guardo Bono da giovane e vedo tanta di quell’energia da dare la carica a chi lo circonda, lo guarda muoversi o gli sta dietro con una chitarra in mano cercando di prevedere le sue improvvisazioni.
Quelli che ascoltano gli u2 hanno mille ragioni per farlo; le più svariate e quelle che ho ricordato non sono che una piccola rappresentanza, ma fanno capire quanto sia davvero profondo il sentimento per una band capace di immedesimarsi in ognuno di noi, in ogni momento della nostra vita.
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