SPECIALE ACHTUNG BABY: One, approfondimenti e curiosità
Achtung Baby, il cielo grigio e Berlino stavano per uccidere gli U2.
Ore ed ore a rincorrere il nulla negli Hansa Studios. E tutto era grigio e tetro, per la band.
Quel giorno del 1990 gli U2 stavano provando un pezzo chiamato Sick Puppy (che poi sarebbe divenuta Mysterious Ways).
Il primo bridge non andava bene. The Edge prova un secondo bridge. BUM! “Ci siamo“. Era successo. From the sky down!
Qualcosa era come piombato dal cielo nella stanza dove loro quattro stavano suonando, Edge azzecca una serie magica di note, Bono viene stimolato da quelle note ed inventa una melodia, Adam e Larry non aspettavano di meglio e contribuiscono con il loro ritmo.
Quel secondo bridge (come si vede anche nel documentario From The Sky Down) è diventato una nuova canzone: One.
Tutto andò a posto in un istante, ciò che stava per distruggerli alla fine ha deciso di salvarli.
Tutti erano convinti che fosse una gran canzone. Tutti meno Brian Eno.
Ed è anche merito suo se oggi possiamo ascoltare One così come la conosciamo.
Una ballata così universale, una poesia così universale aveva le stesse probabilità di esistere e di non esistere.
One racchiude tante storie dentro di se: una storia di un padre e un figlio affetto dall’ HIV, la fine di due amori (uno tra The Edge e la prima moglie Aislinn, l’altro quello tra Guggi e la sua compagna), la storia d’amore tra Berlino Est e Berlino Ovest che stava ricominciando proprio in quel momento. La storia degli U2 che stava per terminare e, invece, fortunatamente, così non è stato.
One è uno e il suo opposto. One è unità spirituale e separazione fisica, e viceversa.
“Ti senti meglio ora
O ti senti ancora come prima?
E’ più facile per te ora
Che hai qualcuno da incolpare?”
Prima strofa. Quattro semplici righe e abbiamo già capito.
Basterebbe questa strofa per commentare l’intera canzone. Ogni volta che si legge il testo di questa canzone si deve pensare a tutte quelle storie di cui abbiamo parlato.
E del senso di colpa e dell’amarezza.
“Tu dici
Uno è l’amore
Una la vita
Quando uno è il desiderio
Nella notte
Uno è l’amore
Dobbiamo condividerlo
Ti lascia piccola mia
Se tu non te ne prendi cura”
Amarezza. Una delle due persone è delusa, non voleva assolutamente che la storia finisse in questo modo.
E la persona (qualsiasi essa sia) è cosciente che l’amore, in tutte le sue forme, ad un certo punto si dissolve se viene trascurato.
“Ti ho delusa?
Ti ho forse lasciato l’amaro in bocca?
Ti comporti come se non avessi mai avuto amore
E vuoi che anche io me ne vada senza”
Un crescendo di amarezza. Ci si fanno domande sul perché si sia arrivati così a toccare il fondo. E non c’è più amore.
“Beh è troppo tardi
Stanotte
Per scavare e riportare
Il passato alla luce
Siamo una cosa sola
Ma non siamo uguali
Iniziamo a sostenerci a vicenda
Sostenerci l’un l’altro
Uno”
Ormai è finita. Questa storia è stata consegnata al passato.
Poi arriva la perla di saggezza. Immensa.
“Siamo una cosa sola ma non siamo uguali. Cominciamo a sostenerci.”
One parla di unione e separazione.
Con le persone che amiamo siamo una cosa sola ma non saremo mai gli stessi.
Come dice Bono:”One non parla di unità ma di separazione. Parla dell’aiutarsi per superare le difficoltà della vita. Tu mi aiuti a scalare il muro e quando sono arrivato in cima io ti tendo una mano. Questa è One.”
“Sei venuta qui per il perdono?
Sei venuta per resuscitare i morti
Giocando a fare Gesù
Con i lebbrosi nella tua testa
Ti ho forse chiesto troppo?
Davvero troppo?
Tu non mi hai dato nulla
E ora è tutto quel che ho
Siamo una cosa sola
Ma non siamo uguali
Ci feriamo a vicenda
E poi lo rifacciamo ancora”
La fine di questa storia si porta dietro tanti sentimenti e tante sfumature. Ma quell’amarezza che proviene dal tradimento o dall’abbandono è più che riconoscibile.
Amarezza. Abbandono. Litigi su litigi. Sembra che ci sia spazio solo per il dolore eppure ecco un raggio di sole insperato…
“Tu dici
L’amore è un tempio
L’amore una legge superiore
L’amore è un tempio
L’amore è la legge suprema
Mi chiedi di entrare
Ma poi mi fai strisciare
E io non posso aggrapparmi
A ciò che hai
Quando tutto quello che hai è solo dolore”
L’amore è un tempio, è una legge suprema che sconfiggerà questo dolore enorme che è la separazione, il senso di lontananza.
Ancora peggiore è sentire lontana la persona che si ama e che magari è ancora al nostro fianco.
A un certo punto però si deve mollare, se tutto ciò a cui ci si può aggrappare è solo il dolore…
“Uno l’amore
Uno il sangue
Una è la vita
In cui si fa quel che si può
Una la vita
Con tutti gli altri
Sorelle
Fratelli
Una è la vita
Ma noi non siamo uguali
Cominciamo a sostenerci a vicenda
Sosteniamoci a vicenda
Uno
Uno”
La canzone termina affermando ancora che l’essere uniti non significa essere uguali, ma che dobbiamo aiutarci e sostenerci. Tutti.
Allora forse non tutto è perduto e non tutto è veramente finito.
Descrivere questa canzone a parole forse a volte la sminuisce anche vista la sua grandezza.
Una è la vita. Uno sono gli U2. Una è la musica. Uno sono io. Uno sei tu. Uno siamo tutti noi. Uno è il mondo. Cominciamo a sostenerci.
Curiosità
One è nata in un secondo, anzi… come dicevamo è nata “from the sky down”.
La sua nascita veloce è il risultato di un gran lavoro, da parte della band e dei produttori, estenuante, faticoso, rifinito: Brian Eno la smontò e rimontò dall’inizio, Flood anche ci mise del suo, Bono continuava a limare il testo, Edge aggiunse delle sovrincisioni addirittura in fase di mixaggio.
Il risultato comunque è perfetto.
La frase chiave del testo “One but not the same” viene da un bigliettino che Bono mandò al Dalai Lama per rispondere ad un invito di quest’ultimo.
Il Dalai Lama aveva invitato Bono e gli U2 per un evento il cui tema era la non-violenza ma Bono rispose negativamente affermando:”il concetto hippie del teniamoci tutto per mano così le cose andranno bene è morto da tempo. Se non ci aiutiamo seriamente le cose non cambieranno mai”.
Poi spedì il bigliettino con sopra scritto “One but not the same”.
Il resto è (davvero) storia.
Inutile dire che la canzone è un pilastro dei concerti degli U2 sin dal 1992.
Bisogna spendere invece due parole sui 3 video che la accompagnano.
In ognuno di questi tre video la storia di One è raccontata in modo diverso con diverse sfumature.
Un video (il secondo in ordine temporale), fu girato a New York, da Phil Joanou, in un bar.
Un altro video (il terzo in ordine temporale), filmato da Anton Corbijn, è girato in una grigia e triste Berlino (con tanto di comparsa di Bob Hewson, padre di Bono).
Il primo video di One fu diretto da Mark Pellington, ed ha per soggetto dei bufali. Questo tema è stato ripreso da un’opera di un artista americano sieropositivo: David Wojnarowicz.
Sua anche la frase “Smell the flowers while you can”. (Annusa i fiori finchè puoi).
Gli indiani cacciavano così i bufali, facendoli cadere nei burroni. Wojnarowicz identifica lui stesso e noi con i bufali: spinti verso l’ignoto da forze sconosciute che non possiamo comprendere.
Perchè l’amore è la legge suprema.
Ecco i tre video di One (notare che la versione di U2 Vevo erroneamente riporta che il video girato a New York, fu filmato da Corbijn, quando sappiamo che il regista del video è Phil Joanou). Questa poesia non finirà mai.
Foto in evidenza | Anton Corbijn
Tags: Achtung Baby, Bono, Brian Eno, One, U2