Trattato sull’amore e sentimenti affini
Il termine “amore” racchiude in sé talmente tanti significati e sfaccettature diverse da cadere nella banalità se lo si intende esclusivamente come sentimento che può nascere tra un uomo ed una donna. Amore è per un figlio, una madre, un padre o qualunque cosa capace di farci stare bene, di farci sentire invincibili e vulnerabili allo stesso tempo. In altri casi si ha la fortuna di incontrare sul proprio cammino la persona a cui si è destinati ad essere legati, un po’ come è capitato a Bono ed Ali che condividono le loro vite dall’età dell’adolescenza. E’ praticamente una rarità al giorno d’oggi trovare quella forma di amore talmente forte e radicata nella natura stessa dell’essere umano da resistere agli attacchi del tempo, al richiamo della seduzione per ciò che non si potrebbe avere ed alla delusione per una vita che non corrisponde quasi mai a quella che ci si aspettava quando si è iniziato a sognare.
Eppure Bono ama Ali in modo incondizionato da sempre, spesso è lei la musa ispiratrice dei testi delle sue canzoni; per lei scrive vere e proprie dichiarazioni in cui ammette di non poter mai rischiare di perdere una donna del genere per trovare un’avventura. Perché a distanza di anni continuano a piacersi, ad avere passioni comuni e a perseguire obiettivi personali diversi pur vivendo insieme.
Gli U2 parlano continuamente di amore; non sarebbero diventati la band che noi tutti conosciamo se a Bono non fosse capitato di perdere sua madre in modo così prematuro, quando ancora ragazzo aveva il bisogno ed il diritto di avere accanto la donna che gli aveva donato la vita, che lo aveva nutrito per nove mesi dentro di sé e che lo aveva messo al mondo senza ancora sapere che, con il proprio sacrificio, si sarebbe delineata per suo figlio una carriera da rock star. A pensarci meglio, credo sia riduttivo considerare Bono esclusivamente una rock star, ma da persona intelligente qual è ha saputo usare la sua musica e la sua voce per attirare l’attenzione su temi che molte altre band non hanno mai menzionato, come il dramma della guerra fratricida in Irlanda, la persecuzione politica in Birmania e la fame in Africa attraverso il sostegno a campagne umanitarie quali “One”. La sua è stata una scelta dettata dal cuore, da sentimenti che hanno origini profonde e drammatiche, e che solo attraverso un certo tipo di musica potevano trovare sfogo.
Questa è la grandezza di alcuni uomini: l’aver capito di poter usare il proprio carisma e la loro capacità comunicativa per riunire folle intere in nome dell’amore, della fratellanza e della fede, perché ciò che cantano gli U2 sono storie e situazioni comuni, che possono capitare a chiunque e non solo alle star. Anzi, nei sentimenti non c’è distinzione tra chi canta e chi ascolta: i due ruoli si invertono e si mescolano di continuo perché il dolore, la gioia, la rabbia e l’odio sono comuni a tutti indistintamente. E più sono comuni e più uniscono e più cresce il desiderio di ascoltare quella musica perché ci fa stare in pace con noi stessi o ci fa gridare la rabbia o tirare fuori il dolore che altrimenti soffocherebbe dentro. Così il silenzio si riempie di parole di conforto e le canzoni scritte da Bono diventano la colonna sonora di intere generazioni di fan che non smetteranno mai di credere che la musica non ha barriere e che tutti i sentimenti riconducibili all’amore ci fanno sentire vivi, ci portano fuori da un sistema che ci vorrebbe tutti uguali, appiattiti dal progresso e da un benessere che è solo apparente. Noi popolo degli U2 non siamo così, magari abbiamo facce banali, ma le nostre passioni sono più che mai vive e forti e per nulla scontate.
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