U2 The Joshua Tree Tour 2019

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Gli Ultimi Romantici

Inserito da on settembre 19 – 08:30 | 697 visite

IN DREAMS BEGIN RESPONSIBILITIES

Di Andrea Morandi *

Critico musicale e autore di U2 – The Name Of Love (Arcana)

 

GLI ULTIMI ROMANTICI

La musica, i sogni, i ricordi, il futuro: cosa ascoltiamo quando ascoltiamo gli U2? E, soprattutto, chi è il popolo degli U2?

 

Alla deriva e senza riferimenti in una società senz’anima, totalmente dominata e condizionata dal marketing, è difficile riuscire a distinguere il finto dal reale, le monete vere in mezzo alla montagna delle false. Per chi ama gli U2 la difficoltà principale oggi però è farsi capire non tanto da chi non ama gli U2, ma da chi pensa che la musica non possa regalare ciò che offre a noi. Ho imparato più cose dalle canzoni degli U2 che da tutti i libri che mi hanno fatto leggere a scuola, ogni giorno degli ultimi venticinque anni della mia vita la loro musica mi è stata utile, d’aiuto, come cosa concreta, come un maglione d’inverno o un ombrello in pieno temporale. Perché? Perché gli U2 non sono solo suono, parole, o una voce, ma sottendeno una miriade di elementi che percepiamo di volta in volta negli ascolti, è la colonna sonora di un film che non è mai finito: il nostro. Ci racconta fatiche, gioie, rabbia e amore, ci spiega cosa siamo e come siamo, continua a raccontare a noi stessi cose che non abbiamo ancora capito, ci consiglia, ci conforta, ci fa sognare. Tutto questo però non accade a chiunque, ma solo a chi li sa ascoltare, solo a chi, un giorno, si è lasciato portare via e non è mai più tornato. Perché? Perché siamo noi il popolo degli ultimi romantici, noi che pensiamo a cambiare vita ogni volta che ascoltiamo The Joshua Tree, noi che abbiamo capito che One non è una canzone ma uno stato mentale, noi che ogni volta che parte Sunday Bloody Sunday pensiamo ai tredici ragazzi lasciati sull’asfalto di Derry, noi che abbiamo capito che Sometimes You Can’t Make It On Your Own parla di noi e di un giorno che non vorremmo arrivasse mai. E sempre noi quelli che non ne hanno mai abbastanza, quelli che gli altri non capiscono, quelli che gli U2 non sono mai stati solo un gruppo, noi che eravamo lì da qualche parte tra l’Olimpico, San Siro e la fine del mondo, noi che ci siamo sempre stati anche quando non lo sapevamo, noi che aspettiamo il giorno in cui per le strade si diffonderanno le note di One e il mondo si fermerà ad ascoltare, in silenzio. Come se fosse per sempre. E così arrivo alla fine con una lettera e un numero sempre e costantemente nel cuore, sempre quelli, sempre gli stessi, e rubo le parole al grande poeta americano Ralph Waldo Emerson: “Pattinando sopra il ghiaccio sottile, la nostra unica speranza di salvezza sta nella velocità”. E allora state certi che a noi, popolo di romantici in costante fuga dai luoghi comuni e dal materialismo contemporaneo, a noi non ci prenderanno mai. Siamo già altrove.

Per commenti e opinioni: Andrea Morandi

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