La biografia U2 scritta da MTV
Come mettere un annuncio nella bacheca della scuola, trovare le persone per fare un gruppo e diventare una delle band più importanti del pianeta.
La musica degli U2 ha percorso molte strade, sempre coerente con la sua anima rock ma capace di esprimere i contenuti e le trasformazioni musicali del suo tempo.
Tutto ha inizio nel 1976 in una scuola superiore di Dublino, quando Larry Mullen Jr. (batteria) appende un volantino in bacheca: rispondono Adam Clayton (basso), Paul Hewson (voce), che tutti nel quartiere chiamano Bono, David Evans (chitarra), successivamente soprannominato The Edge.
Sembra un inizio come tanti e invece no: tempo due anni e gli U2 firmano con la CBS e pubblicano diversi singoli, tra cui “Out Of Control” e “Stories For Boys“.
Altri due anni e grazie al management di Paul McGuiness siglano l’accordo con la Island: l’album d’esordio (“Boy“), prodotto da Steve Lillywhite, procura al gruppo un ottimo responso di pubblico e critica.
Nel 1981 è la volta di “October“, preceduto dal singolo “Gloria“: gli U2 iniziano a esercitarsi in un’attività nella quale diventeranno maestri, la conquista delle classifiche di tutto il mondo e il sold out nei concerti live.
Manca solo un altro elemento per completare la mappa genetica della band: l’impegno politico onesto e appassionato. L’attesa è breve: il terzo album (“War“) sancisce un profondo cambiamento nelle tematiche dei brani trasformando la ricerca intimistica della propria spiritualità in una ferma protesta contro la guerra in Irlanda e più genericamente contro l’ipocrisia e il moralismo della società: “Sunday Bloody Sunday“, “Seconds” e “New Years Days” diventano ben presto veri e propri inni di ribellione, cantati a squarcia gola dalle migliaia di persone che in ogni parte del mondo affollano i concerti degli U2. L’uscita del live album “Under A Blood Red Sky” consegna ai fan un ricordo indelebile di quella stagione straordinaria.
Dopo un simile exploit molti si concederebbero una meritata vacanza. Non gli U2, che decidono di collaborare con Brian Eno, ex Roxy Music e produttore di culto nel panorama della musica rock. Solo che inizialmente lui non vuole e servono decine di lettere e telefonate perché accetti di incontrarli: fatica premiata, perché Eno e il suo protetto David Lanois rimangono folgorati dal gruppo irlandese e producono “The Unforgettable Fire“, che raggiunge in breve tempo le vette delle classifiche di tutto il mondo.
A conferma della sensibilità politico-sociale del gruppo, il titolo dell’album deriva da una mostra che il Peace Museum di Chicago aveva dedicato agli orrori nucleari di Hiroshima e Nagasaki. Dal punto di vista musicale i singoli “Pride“, dedicato a Martin Luther King, “A Sort Of Homecoming“, “Bad“, “MLK” e la stessa title-track dimostrano la perfetta riuscita del connubio artistico fra U2 e Eno.
Così, dopo due anni spesi tra concerti e collaborazioni artistiche, il gruppo si presenta con la medesima formula alle registrazioni del nuovo album, “The Joshua Tree” (1987). Nel frattempo Rolling Stone, rivista musicale di culto, aveva eletto gli U2 gruppo più importante degli anni ’80 senza nemmeno aspettare la fine del decennio. E ci aveva visto giusto: “The Joshua Tree”, album maturo e complesso, li consacra come il gruppo rock più famoso del pianeta. Non è un caso dunque che il video di “Where The Streets Have No Name” venga realizzato in puro stile Beatles, con il gruppo che blocca il traffico cittadino suonando dal tetto di un palazzo.
Dopo la release dell’album doppio “Rattle And Hum” (1988), che contiene brani live e inediti concepiti durante il tour americano dell’anno precedente, gli U2 si recano a Berlino e incidono “Achtung Baby” (1991). L’album consacra una decisa svolta verso l’elettronica e innesta un sound più tecnologico sulle sonorità rock proprie del gruppo fin dalle origini: quello che ne segue sono oltre dieci milioni di copie vendute (pur con qualche riserva da parte dei fan più integralisti) e una smisurata macchina organizzativa per un tour tra i più faraonici mai realizzati da una band nell’intera storia del rock.
Lo Zoo TV Tour, unione tra rock, tecnologia, pop, poesia, travestimenti, maxischermi, set acustici e telefonate durante lo show a personaggi famosi (Clinton e il Papa tra gli altri), si svolge contemporaneamente all’inaspettata pubblicazione di un nuovo album, “Zooropa“, che prosegue sulla strada dell’elettro-rock.
Dopo un periodo di parziale quiete, gli U2 partecipano al progetto benefico “Pavarotti International” e registrano con la collaborazione di Brian Eno la canzone “Miss Sarajevo“, poi inclusa nell’album ambient-music “Original Soundtrack” sotto il nome di “Passengers“.
Nel 1997 inizia la collaborazione con un nuovo produttore, Howie B., con il quale gli U2 pubblicano l’album “Pop“: il disco, decisamente influenzato dall’istinto elettro-pop di Howie B., scontenta i vecchi fan che scoprono sonorità ancora più distanti dagli U2 vecchia maniera.
Nonostante le prime perplessità, il successo non tarda ad arrivare: il gruppo conferma i risultati dei precedenti dischi e intraprende un tour che riesce a superare per organizzazione e tecnologie impiegate il già mastodontico Zoo Tv Tour. E proprio in Italia lo show degli U2 batte ogni record dei primati di presenze superando i 150.000 spettatori paganti.
Mentre inizia la lavorazione del successivo “All That You Can’t Leave Behind“, viene pubblicata un’antologia dal titolo “The Best Of 1980-1990“, preceduta dalla b-side riarrangiata “The Sweetest Thing” (che contiene inediti, b-sides e brani epocali del gruppo irlandese).
“All That You Can’t Leave Behind” viene preceduto da dichiarazioni degli U2 che assicurano un ritorno alle origini spiritual-rock del gruppo, con gran gioia dei più nostalgici fra i fan. L’attesa per il nuovo lavoro della band viene premiata quando il singolo “Beautiful day” balza in vetta alle classifiche di tutto il mondo, riservando al disco una corsia preferenziale verso la conquista delle album charts del pianeta.
Occorrono due anni perché il secondo capitolo del best veda la luce: “The Best Of 1990-2002” contiene anche due inediti, “Electrical storm” e “The Hands That Built America“. Quest’ultima ballad entra nella colonna sonora del film “Gangs Of New York” (Martin Scorsese), conquista il Golden Globe e la nomination all’Oscar come miglior brano originale.
Dopo essere cominciato così bene, il 2003 continua a riservare sorprese: il nome di Bono compare fra quelli in lizza per il Nobel della Pace, confermando la qualità dell’impegno speso dal gruppo intero sin dalle sue origini.
Lo stesso anno vede l’uscita del DVD “U2 Go Home, Live In Slane Castle 2001“, mentre il nuovo album da studio, “How To Dismantle An Atomic Bomb“, arriva nei negozi sul finire del 2004, anticipato dal singolo “Vertigo“. Celebrato con un miniconcerto improvvisato a New York, sotto il ponte di Brooklyn, “Vertigo” è anche il titolo del trionfale tour mondiale delle rockstar.
Il 2006 si apre con il trionfo ai Grammy Awards: Bono e soci vincono in tutte le cinque categorie in cui sono nominati, tra cui “miglior album dell’anno” e “miglior canzone dell’anno” (“Sometimes You Can’t Make It On Your Own“) , premi che si sommano ai 3 conquistati l’anno precedente da “Vertigo”. Durante lo show, Bono canta con Mary J. Blige un’inedita versione di “One” che rimane per settimane ai vertici delle chart.
Mentre la band è impegnata a comporre le track del nuovo disco, esce il DVD “U2 Zoo Tv Live From Sydney“, rimasterizzazione dell’omonimo VHS pubblicato nel 1994. A novembre dello stesso anno esce la raccolta “U218 Singles“, che comprende due inediti, tra cui “The Saints Are Coming“, cantata con i Green Day. Nel settembre 2007 è tempo di un’altra rimasterizzazione, quella del DVD “PopMart Live From Mexico City“, mentre a novembre, in piena operazione nostalgia, arriva la versione speciale di “The Joshua Tree” a vent’anni dalla sua pubblicazione. La band, intanto, si mette al lavoro sulle tracce del nuovo disco, previsto per la seconda metà del 2008, con la collaborazione di Rick Rubin, Brian Eno e Daniel Lanois.